Messa di spalle ai fedeli

«Ita, missa est». Ritorna la messa in latino. Anche se non se ne conoscono i dettagli le date, il fatto è certo: la Santa Sede ha dato il permesso a coloro che, a certe condizioni, vogliono fare ritorno alla celebrazione della messa in latino, come si celebrava nella chiesa cattolica universale prima del Concilio Vaticano II.
Sembra che il papa stesso, per solennizzare il fatto, si prepari a celebrare prossimamente in latino.
Un evidente ritorno indietro: evidente e anche clamoroso.
Non si può negare, infatti, che l'abbandono della liturgia in latino avesse significato uno dei passi avanti più notevoli del Concilio. Passi avanti verso una chiesa più di «popolo», meno sacrale, meno elitaria. Anche più universale.
Non a caso l'accettazione della lingua «volgata» si accompagnava a una posizione del sacerdote rivolto verso il popolo e non con le spalle ai fedeli. Il Concilio voleva una chiesa più popolare, più «vicina». E prendeva coscienza dell'importanza della lingua parlata, nonostante la nobiltà indiscussa e la bellezza del latino.
Perché, allora, questo ritorno indietro? La risposta ufficiale è chiara: il Vaticano ha voluto venire incontro a quei gruppi di cattolici per i quali l'abbandono del latino significava una ferita, un vulnus nella tradizione. Per salvare, dunque, l'unità del grande corpo cattolico, unità ferita da gruppi come i famosi lefevriani.
Forse non saranno moltissimi i preti che si apprestano, contenti, a celebrare in latino.
Ma la ferita inferta al cammino della chiesa conciliare non è piccola. Si tratta di un segnale, di una indicazione che i papi precedenti - penso a Paolo Sesto e a Giovanni Paolo Secondo - avevano voluto evitare.
Si tratta, inevitabilmente, di un ridimensionamento del valore del Concilio Vaticano II.
Un ridimensionamento che , sotto altri aspetti, era d'altronde già in atto da anni; penso, fra l'altro, alla condanna strisciante della teologia della liberazione soprattutto in America Latina.
Probabilmente non saranno né molte né forti le contestazioni cattoliche di questo ritorno al latino. Purtroppo ci stiamo abituando a un mondo cattolico piuttosto silenzioso se non addirittura indifferente nei confronti dei «palazzi» e delle decisioni che vi si prendono.
Un certo «qualunquismo» si sta facendo strada anche nel mondo cattolico

 

Filippo Gentiloni      Il manifesto 07/10/07