Menapace: annunciamo il ritiro ma per ora si resti
Fronte pacifista. La senatrice di Rifondazione e la «exit strategy»
ROMA — «Subito il ritiro dall'Afghanistan. E credo che i nostri militari
dovrebbero venir via da tutti quei Paesi dove il loro intervento non è stato
richiesto dai governi e dalle popolazioni locali. L'unica missione per cui
questa richiesta c'è stata è il Libano». Lidia Brisca Menapace (Rifondazione),
presidente mancata della commissione Difesa del Senato, parla da pacifista
convinta.
Non crede che un ritiro improvviso dall'Afghanistan possa lasciare campo
libero alla violenza?
«Subito andrebbe presa la decisione politica. Poi le modalità del ritiro
andrebbero concordate secondo un calendario che spetta ai tecnici. Non pretendo
il domani tutti a casa».
Quella in Afghanistan è una missione Onu. I militari sono lì anche per
ricostruire il Paese: il kamikaze ha colpito civili durante l'inaugurazione di
un ponte. Non le sembrano buone ragioni per restare?
«Non più. La presenza dei militari, quando non sono le popolazioni e i governi
locali a chiederla, viene sempre percepita come ostile. E la propaganda talebana
ha gioco facile a far passare questa lettura».
Ma chi difenderà quei ponti, quelle scuole? Non crede che la situazione
potrebbe peggiorare?
«È possibile. Ma bisogna considerare la situazione nella sua completezza: guerra
e terrorismo non si elidono, mandare i militari in un contesto di guerra è come
spegnere un incendio con la benzina. Le cose peggiorano invece di migliorare».
E quale sarebbe la soluzione?
«La diplomazia: organizzare una conferenza interna che metta allo stesso tavolo
tutte le parti. Anche il Sud Africa era avvelenato da una guerra interminabile e
invece così la soluzione è stata trovata».
E prima di arrivare alla conferenza che facciamo, lasciamo che proseguano le
stragi?
«No. Dovremmo creare dei corpi civili Onu che, armati e non, potrebbero
garantire la sicurezza. Ma solo se sono quei governi e quelle popolazioni a
chiederlo».
Se voi non volete noi non interveniamo: ce ne laviamo le mani.
«Non si tratta di egoismo ma di prendere atto che la guerra contro il terrorismo
non funziona. Dalla fine del Secondo conflitto mondiale in poi gli eserciti
regolari non hanno mai sconfitto la guerriglia: Corea, Vietnam, Afghanistan con
l'Urss...».
Diplomazia e corpi civili Onu: non è forse il libro dei sogni?
«No, è una soluzione realistica perché prende atto di un fallimento. Semmai è
ambiziosa. Ma bisogna mirare alto per tirarci fuori dal fango in cui siamo
finiti pensando che l'intervento militare riportasse la pace».
Lorenzo Salvia Corriere della Sera 25.11.07