Memoria senza
memoria
Ricorderai! Ogni bimbo ebreo questo monito etico lo riceve in consegna
sin dalla primissima
infanzia, non solo da che la shoàh ha reso la terra d’Europa una terra
contaminata, ma da secoli e
secoli prima. Il dovere della memoria è uno dei pilastri su cui si edifica un
mondo di giustizia.
Come ogni anno, anche quest’anno, mi sforzo di assolvere a questo impegno, pur
nei limiti delle
mie forze. Ricorderò lo sterminio della mia gente come popolo e come singoli
esseri umani. Ma da
molto tempo a questa parte sento un crescente disagio e avverto che il
senso autentico della
memoria rischia di essere sfregiato e pervertito fino a farlo sprofondare nel
fango della falsa
coscienza.
Il rigurgito di violenza razzista che abbiamo visto a Rosarno è il segno
tangibile e vergognoso che la
sottocultura della discriminazione nutrice della mentalità nazifascista è ancora
viva. Leggi crudeli
come quella che istituisce il reato di clandestinità si fondano sullo stesso
presupposto di arbitrio
della legislazione antisemita. La conseguenza di tutto ciò non si abbatte sulla
criminalità, che sa
bene come organizzarsi e proteggere le proprie attività, ma sulle vite di povera
gente schiavizzata,
espropriata della propria dignità. Chi paga - come allora pagavano gli
ebrei senza patria, senza
documenti, esposti all’odio e al pregiudizio dei potenti - è chi si trova ora
come allora in quella
posizione: per esempio rom e sinti.
Proprio ieri un amico rom che vive in Italia da anni sostentandosi con un lavoro
più che onesto mi
ha chiamato disperato, il campo in cui ha vissuto per anni verrà abbattuto, lui
non più giovane, sarà
esposto alla brutalità dell’espulsione come un criminale. Mi si “consenta” una
domanda. Cosa fanno
le istituzioni democratiche della pavida Europa contro questo schifo? E le
istituzioni ebraiche?
Moni Ovadia l'Unità
23 gennaio 2010