Matrimoni mesti

 Un incredibile articolo sul Corriere della sera. Un documento in cui la Chiesa sconsiglia i matrimoni misti: nel 1938, all'indomani delle leggi razziali. Un documento del 2005 in cui i vescovi sconsigliano le unioni tra cattolici e musulmani. Trovate le differenze

   "Tra i più gravi pericoli per chi crede è appunto il matrimonio con persona che non professi la fede cattolica, ecco la Chiesa pronta ad impedire con la sua sapiente legislazione tali pericolosi connubi. Due sono, infatti, da secoli, gli impedimenti canonici che vi si oppongono. Uno proibisce il matrimonio tra cattolici e persone non battezzate (ebrei, pagani). L'altro vieta le nozze tra cattolici e persone battezzate, ma non cattoliche (eretici, scismatici). Da tali impedimenti la Chiesa concede dispensa solamente quando intervengano gravi ragioni e sia garantito nei debiti modi che il coniuge cattolico non troverà nell'altro un ostacolo alla sua fede e che tutta la prole, senza eccezione, verrà battezzata ed educata cattolicamente."

A parlare non è il cardinale Camillo Ruini. Si tratta di un articolo apparso sull'Osservatore romano il 14 novembre 1938, sotto il titolo "A proposito di un nuovo decreto legge". Il decreto in questione è quello con cui il governo fascista promulgava le leggi razziali.

Sessantasette anni dopo, in un documento della presidenza della Conferenza episcopale italiana, pubblicato il 29 aprile di quest'anno, la Chiesa cattolica si esprime così a proposito di altri "matrimonii misti", quelli tra cristiani e musulmani: "L’esperienza maturata negli anni recenti induce in linea generale a sconsigliare o comunque a non incoraggiare questi matrimoni, secondo una linea di pensiero significativamente condivisa anche dai musulmani".

Su quest'ultimo punto, la somiglianza tra il documento del 1938 e quello odierno è sorprendente. Anche allora si sosteneva che i matrimoni misti sono "una rarità favorita anche dalla niuna propensione, comune ai cattolici e agli israeliti ad unirsi con persone di altra razza."

Naturalmente il lessico un po' è cambiato. Se allora il paradigma della razza non era ancora stato spazzato via dagli orrori commessi in suo nome, oggi l'argomentare vaticano è inscritto in una cornice più sociologica, alcuni concetti sono stati sostituiti e alle differenze razziali si sostituiscono quelle, apparentemente più liberali, di tipo culturale e religioso.

Continua Ruini: "La fragilità intrinseca di tali unioni [...] nonché la diversa concezione dell’istituto matrimoniale, dei diritti e doveri reciproci dei coniugi, della patria potestà e degli aspetti patrimoniali ed ereditari, la differente visione del ruolo della donna, le interferenze dell’ambiente familiare d’origine, costituiscono elementi che non possono essere sottovalutati né tanto meno ignorati, dal momento che potrebbero suscitare gravi crisi nella coppia, sino a condurla a fratture irreparabili [...] Anche se talvolta è dato di incontrare coppie cristiano-musulmane di profondo spessore umano e spirituale [...] non accade così nella maggioranza dei casi, non solo per i rilevanti condizionamenti sociali e culturali, ma soprattutto a causa di un’antropologia culturale e religiosa profondamente diversa che le persone, talora inconsapevolmente, portano in sé."

Affermazioni davvero paradossali se si considera che in Italia - secondo gli ultimi dati dati Istat - le separazioni riguardano per l'83,1 per cento i matrimoni religiosi e solo il 16,9 quelli celebrati con rito civile. E che percentuali simili (17,7 contro 82,3) riguardano i divorzi.

Nonostante la realtà, e la tanto allarmante "crisi della famiglia" che dovrebbe indurre la Chiesa a salutare con favore le nuove unioni anche tra appartenenti a religioni diverse, il cardinale Camillo Ruini è tornato a esprmersi sull'argomento, in occasione del convegno dei delegati diocesani «per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso» in corso a Roma.

All'offensiva della Chiesa si è fatta una certa abitudine. A sorprendere e preoccupare di più, oggi, è stato però, un imbarazzante editoriale di Magdi Allam apparso sul più autorevole quotidiano nazionale italiano, il Corriere delle Sera. Un articolo che tutti dovrebbero leggere con attenzione. Il livore del tono, la semplicità in cui l'argomento è trattato, la fobia che si respira a ogni riga fanno pensare alla Difesa della razza. Il quadro dell'Islam disegnato da Allam è quello di un civiltà sostanzialmente inferiore:

"Il problema si pone nei confronti dell’homo islamicus, di quanti pretendendo di incarnare il «vero islam» e vorrebbero imporre principi e disvalori inconciliabili con la civiltà occidentale, come l’obbligo di conversione all’islam del cristiano che aspiri a sposare una musulmana, senza possibilità di ripensamento pena la condanna a morte quale «apostata», la poligamia, la disparità giuridica tra uomo e donna, i figli adolescenti sottomessi alla tutela paterna assoluta. Dobbiamo ringraziare la Chiesa per la chiarezza e il coraggio con cui denuncia queste flagranti violazioni dei diritti umani. Ma dovrebbe essere lo Stato ad affermare in ambito giuridico e sociale il primato della legge sul proprio territorio. Senza se e senza ma. Prima di preoccuparci della democrazia e della libertà religiosa nei Paesi musulmani, assicuriamoci che ciò avvenga in Italia da parte dei musulmani residenti."

Un occhio di Allam è cieco (al maschilismo della Chiesa e della società italiana, alle violenze domestiche e a quelle sessuali, al fatto che se negli ultimi decenni del Novecento per le donne c'è stato un miglioramento, questo non è avvenuto grazie alla Chiesa, ma malgrado la Chiesa). L'altro occhio del giornalista egiziano di religione copta (cioè cristiana) è, invece, spalancato, terrorizzato, incapace di segnare e vedere differenze, gradi, fisso sulla cattiveria del feroce saladino.

Attenzione, dall'immagine nazista del lubrico ebreo con il nasone e le mani protese sulle sane donne ariane alla teorizzazione dell'Homo islamicus il passo, purtroppo, non è impossibile.   

 

Da www.Diario .it