IL MANGANELLO CLERICALE

di Enzo Marzo

Abbiamo assistito a un passaggio importante nella storia della Chiesa cattolica. Ma ci preme denunciare una svolta rilevantissima nella storia del nostro paese. Già negli anni scorsi avevamo indicato il progressivo deterioramento sia a destra sia a sinistra del principio di laicità. E una rinnovata insorgenza del clericalismo. Due i momenti cruciali: il servilismo dei governi di centrosinistra e di centrodestra, e il Giubileo, occasione per lunghissime processioni di politici di tutte le taglie e di tutti i colori per celebrare il trionfo della chiesa controriformista. Ma non c’era stata che un’accentuazione del tradizionale filoclericalismo. Oggi invece assistiamo a un vero salto di qualità, e non solo perché a un certo punto la quantità diventa anch’essa qualità, ma perché si sono messi in gioco valori che prescindono dagli stessi rapporti tra Stato e Chiesa. Mi riferisco alla libertà d’informazione. I nostri lettori già conoscono il nostro pensiero sull’assenza di libertà di comunicazione fin da quando il già esiziale duopolio televisivo s’è trasformato, dopo la vittoria di Berlusconi, in monopolio completo, condito per di più con lo stragrande dominio nella pubblicità, nell’editoria, nel cinema ecc. E abbiamo strillato che la sinistra non poteva accorgersi di questo guasto a giorni alterni, considerandoloa volte importante, a volte determinante, a volte inquinante, a volte inevitabile, a volte secondario. Senza mai trarne le conseguenze logiche in termini di giudizio complessivo sulla democrazia italiana. Ma allora che è accaduto di nuovo ora? Un fatto assai significativo: tra l’agonia messa in mostra da Wojtyla e la scelta del nuovo papa, l’informazione radiotelevisiva non solo è stata massiccia (c’era da aspettarselo), non solo è stata invadente (c’era da aspettarselo), ma è stata per la prima volta “totalitaria” e dichiaratamente “propagandistica”. Durante quei funesti giorni per la libertà, tutti i programmi sono stati dedicati al papa, direttamente o indirettamente. E quei telespettatori che non volevano “scegliere” d’assistere alla “morte in diretta e a reti unificate”, erano costretti comunque a sorbirsi spettacoli devoti. Come se fosse irrispettoso per un indifferente sottrarsi all’immorale “dolore per forza”, così un’orgia di mosè, di sante rite, di madonne, di santi è tornata in replica a dar mano al bigottismo radiotevisivo statale, più che privato. In modo, appunto, totalitario. È stata confiscata persino la filodiffusione. La totalità è un male in sé, ma è anche componente d’un altro male: la propaganda. Che non è una figura astratta: ha norme precise, tecniche comprovate. C’è una letteratura vasta sull’argomento. A parte il progenitore Creel, maestro in materia viene riconosciuto Goebbels, che dettò tre regolette: la ripetitività, il semplicismo e il dare per verità ovvia anche la scemenza più evidente. Il clericale manganello mediatico in quei giorni ha colpito duro, insistentemente e in modo totalizzante. L’informazione è stata violentata platealmente, gli scopi propagandistici esibiti. Ripetitività: basti pensare a quante centinaia di volte, in modo ossessivo, sono state mostrate, e sempre le stesse, le immagini in cui il papa malatissimo aveva esibito la sua malattia in diretta e in mondovisione. Certo, da qualunque persona sensibile quell’ostentazione del corpo è stata vista solo come espressione impudica, oscena, del proprio corpo morente a scopo propagandistico di sé. Sotto molti aspetti, certe soubrettes non fanno uso diverso e più morale del proprio corpo. Ma ciò che era percepito con disgusto dalle persone fuori dalla massa, riproposto mille volte come esempio di santità acquisiva un significato superiore. E l’esibizionismo diventava un valore positivo. Sul semplicismo e sull’ovvio non sto a riportare troppi esempi. Schiere di telecronisti e commentatori hanno disquisito di “miracoli” come se descrivessero esperimenti scientifici riusciti. Ogni forma di superstizione è stata data per buona, addirittura scontata. È stato dato spazio, e credibilità, a veri e propri truffatori specialisti in miracoli. Sulla testa del povero telespettatore è precipitata una gragnuola di randellate clericali senza precedenti. Per qualche settimana sono state fatte le prove generali d’un regime clerico-totalitario assolutamente disomogeneo a un paese che pensa e vive altro. Solo i paesi totalitari possono permettersi della propaganda così sfacciata. Quando si saranno spente le ridicole idolatrie e i culti della personalità, quando sarà dato fondo ai santi teleromanzati alla Bolero Film, quando gli stessi cattolici non clericali faranno i conti con un papa medioevale, corrivo con il consumismo più sfacciato dell’immagine, crudele verso le minoranze e benevolo verso i tiranni assassini, solo allora il paese riprenderà fiato.

Da Critica liberale n.112-113

dal sito: www.italialaica.it

(24-6-2005)