Maiuscole e minuscole del Vaticano

C’è un mal sottile che lega tra loro alcune notiziole vaticane di ieri e ne riporta alla memoria altre,
d’un passato non proprio remoto. Dalla Polonia apprendiamo che la beatificazione di Giovanni
Paolo II subirà un rinvio: il miracolo su cui la Congregazione per le Cause dei Santi dovrebbe
esprimersi, la guarigione di una suora polacca colpita dal Parkinson, sembra meno convincente del
previsto. Pare che la suora stia di nuovo poco bene e che la mano del papa sia stata per lei meno
santa del previsto. Certo, se pensi alla densità umana di Wojtyla, alla sua fatica di essere uomo e
pastore di due miliardi di cattolici, alla straordinaria prova di vita con il suo fardello di
contraddizioni e di generosità, se pensi a tutto questo ti viene da sorridere al puntiglio un po’
manicheo con cui si affida il giudizio della storia al “miracolo” di una guarigione contestata.

Puntiglio da notai in una chiesa in cui i galloni di santo o di beato ormai non si rifiutano più a
nessuno, nemmeno a Josè Maria Escrivà, fondatore di quel cenacolo di umili e miti che è l’OpusDei.

 Ma il mal sottile è un altro. È la corda d’una ipocrisia che impone liturgie infallibili, si traveste
con i paramenti del sacro, parla il linguaggio dei miracoli ma poi scivola sui dettagli trasformando
quel sacro in una recita.
Il milione di euro che il palazzinaro Anemone usava per distribuire regalie,
ingraziarsi i potenti e procacciarsi appalti stava celato in un piccolo forziere, ben nascosto dietro un
quadretto d’arte sacra. A casa di un prete. Prete di mondo e di denari, economo della Congregazione
dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Gesù (le maiuscole sono del Vaticano). Dal forziere il
pretino attingeva i denari, li passava ad Anemone che poi oliava, pagava, ricompensava. Con buona
pace per il preziosissimo sangue. Un paio di giorni fa s’è appreso che l’altro compare d’appalti,
Angelo Balducci, era solito affittare libbre di carne umana per i suoi giochini erotici: «Ce n’ho uno
da 97 chili per un metro e novanta, nero, attivissimo... » gli diceva il procacciatore: e Balducci
pagava. Fatti suoi, se non fosse che chi gli procurava gli uomini era un prete, corista in Vaticano
nella Cappella Giulia. E che Balducci si fregiava d’essere Gentiluomo di Sua Santità e Consultore
alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (maiuscole sempre loro... ), nomine concesse
a vita solo a chi è talmente degno e puro d’animo da poter rappresentare la parola del Papa urbi et
orbi.
Questo è un paese che parla per maiuscole e pensa con le minuscole. L’applauso al senatore Di
Girolamo, scappato dal Senato prima d’essere dichiarato decaduto, è la nostra fotografia sfacciata,
proprio come lo sono le ampollosità con cui ama celebrarsi certa aristocrazia papalina del cemento
armato.

Sono livree indossate per stupire la plebe, come le parrucche dei gentiluomini alla corte del
Re Sole: non ci si lavava per mesi, ma la cipria in cima alla parrucca non poteva mai mancare.
Storie vecchie, perché alle maiuscole in Italia siamo affezionati da sempre. C’è in giro da un
migliaio di anni un Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Cristo in Terrasanta. Tu ti chiederai:
ma se l’ultima crociata risale a sette secoli fa, da chi dovremo difenderlo il sepolcro di Cristo? Lo
difendiamo e basta, ti spiegano i cavalieri: e intanto si vestono come se dovessero incrociare i
mamelucchi da un momento all’altro: cappa, spada, speroni e croce cucita sul petto... Un tempo, in
Sicilia, le cerimonie si svolgevano nella cattedrale di Monreale e a officiarle c’era l’imprenditore
Arturo Cassina, Gran Balì dell’Ordine. Una volta l’anno davanti a lui sfilavano i novelli cavalieri, e
Cassina li insigniva con il triplice tocco di spada sulla spalla. Poi si scoprì che a inginocchiarsi tra
fumi d’incenso al cospetto del costruttore palermitano, un tipetto a cui Pio La Torre aveva dedicato
la relazione di minoranza dell’Antimafia (titolo: «Il sistema di potere mafioso a Palermo e la
famiglia Cassina»), accorrevano tutti quelli che sulle imprese e sugli appalti del signor Cassina
avrebbero dovuto indagare: il procuratore della Repubblica, il capo della mobile, il questore, il
comandante dei carabinieri, il vicecapo del Sisde Bruno Contrada... Gesù si rivolterebbe nel suo
santo sepolcro se sapesse che in suo nome a Palermo s’era messo in piedi un comitato d’affari e
d’interessi tra politici e palazzinari,
che dietro le insegne del suo Preziosissimo Sangue si
nascondeva un milione di euro per le bustarelle, e che l’Evangelizzazione dei Popoli era affidata a
un signore che preferiva evangelizzare anzitutto i seminaristi di colore, purché belli, alti e
superdotati. Se Gesù sapesse: ma nessuno l’ha informato.


Claudio Fava      l'Unità  6 marzo 2010