Maddalena dello scandalo

La reazione allarmatissima e decisa della Chiesa cattolica contro il romanzo, ed ora film, Il Codice da Vinci è il sintomo di una serie di questioni assai più complesse di quanto non si sospetti.

Perché mai un romanzo che narra una storia giudicata falsa e inattendibile, anzi considerata calunniosa e offensiva nei confronti di Gesù e della Chiesa ha un tale incredibile successo? Non certo per sue particolari qualità estetiche o per l'originalità della sua trama. Anche tenendo conto della imprevedibile casualità di molti best sellers, c'è qualcosa di inspiegabile. Apparentemente.

In realtà questo successo può essere letto come una paradossale domanda di conoscenza sulle origini del cristianesimo, che la Chiesa rischia di fraintendere o eludere se si chiude nella risentita anche se legittima difesa della propria dignità. I milioni di lettori del Codice da Vinci sono cristiani curiosi, anche se mal informati. Certamente colti di sorpresa nell'apprendere della supposta storia d'amore tra Gesù e Maddalena. Questo è il cuore segreto dello scandalo, anche se è il semplice avvio di una complicata storia di potere e di scontri di potere all'interno delle istituzioni ecclesiastiche.

La Chiesa è sfidata sul terreno che sino ad ieri riteneva di gestire sovranamente - il controllo dottrinale e mediatico della proprie origini e della propria logica istituzionale. Inoltre, smentendo la relazione tra Gesù e Maddalena, deve affrontare alla radice anche la questione dei rapporti affettivi ed erotici sulla quale la Chiesa ora sta giocando la sua grande partita morale.

Ma al di là di questo, la Chiesa si sente sfidata da una ricostruzione arbitraria del suo potente apparato istituzionale. Anche se avventurosa e calunniosa, questa ricostruzione sembra aver colpito la fantasia dei lettori più di tante dotte analisi storiche.

A fronte di questa situazione, il Segretariato della Congregazione per la dottrina della fede, ha reagito come se si trattasse esclusivamente di un vergognoso attacco globale diffamatorio alla Chiesa. Monsignor Angelo Amato ha parlato di «calunnie, offese ed errori che se fossero stati indirizzati al Corano o alla Shoah avrebbero provocato giustamente una sollevazione mondiale». Ha aggiunto: «Penso che in questi casi i cristiani dovrebbero essere più sensibili al rifiuto della menzogna e della diffamazione gratuita». Dunque fa anche un'accusa diretta ai fedeli. Vedremo se il pubblico italiano risponderà all’invito del Vaticano di boicottare il film. Sarà un test interessante.

Intanto in questo contesto registriamo diversi atteggiamenti di due intellettuali cattolici attivi nel circuito mediatico. Franco Cardini nel successo del libro di Dan Brown vede un'operazione di discredito del Vaticano ad opera dei falchi della Casa Bianca a motivo della guerra in Iraq, notoriamente criticata dalla Santa Sede. Mi sembra un'ipotesi fantapolitica, aderente soltanto alla logica del romanzo che vuole contestare. Vittorio Messori invece invita a fondare una Lega contro la diffamazione del cristianesimo, nello stile di analoghe iniziative nel mondo. L'idea in sé potrebbe avere successo: si inserisce in una logica tipica di società aperta, conflittuale, iperliberale. Il guaio è che da noi verosimilmente si trasformerà presto in una serie di crociate legali e non legali. Vedremo la magistratura scendere in campo a difendere «l'onore offeso» dei cattolici?

La vera sfida del Codice da Vinci non si affronta con il tono vittimistico dell'ortodossia umiliata, ma con una azione comunicativa, mediatica e culturale, ricca di informazioni critiche, schiettamente consapevole di questioni storiche e dottrinali non risolte o poco chiare. Riaprendo il dibattito pubblico sulle origini della Chiesa. Soprattutto trattando i cristiani da adulti, non da eterni minori da indottrinare e da difendere da cattiva letteratura.

 

Gian Enrico Rusconi     La Stampa 30 aprile 2006