Loro gli ultimi schiavi

Sono vent’anni che i clandestini, trattati come sottouomini e – non pochi – morti lavorando, ovvero di sete, di fame, di botte sui campi di agrumi e di pomodori, si susseguono in giornate che durano 18 ore, pagate venti euro

La campagna elettorale della Lega è incominciata alla grande. Con tutti gli ingredienti di un colossal del cinema. Va bene un grande scontro fra neri e bianchi, fra pacifica popolazione civile e brutali clandestini che escono dal buio, invadono la città, rovesciano auto con a bordo donne e bambini, assaltano abitazioni, fanno blocchi stradali e – vedi foto – fanno muro, un muro di pericolosi uomini neri tutti fuorilegge, contrapposto alle forze dell’ordine?
Va bene una folla di donne e bambini bianchi che si accalcano nella piazza del comune e gridano insulti al commissario prefettizio (giunta e consiglio comunale sono sciolti da un anno per infiltrazioni mafiose) perché il commissario ha mandato cibo “ai negri” e non protegge la gente per bene?
Va bene una donna bianca che ha abortito per la paura, ovviamente la paura dei “negri” (come intitola “Il Giornale”)? Bastano tre feriti gravi, alcuni giovani sparati alle gambe (pensate che strumento di sopravvivenza sono le gambe a quell’età) altri investiti da auto in corsa, uno quasi ucciso a sprangatei?
Va bene questa sequenza caotica di due razze che si confrontano, in cui una deve vincere per restare padrona del proprio territorio e l’altra, quella clandestina e – adesso lo vedete, ma la Lega lo aveva detto – immensamente pericolosa, deve essere portata via, detenuta finalmente nei centri di identificazione e poi via espulsa, “rimandata a casa”, come dice Bossi da anni?

Tanto di cappello. Da Rosarno (in Calabria) è andato in onda un grande spettacolo, che potranno intitolare “Terrore nero” o “Criminale e clandestino” e che porterà un mare di voti nelle regioni del nord. Se la Lega conquista quelle regioni, la prima guerra di secessione è vinta. Ed è vinta la battaglia delle famiglie bianche contro “l’invasione dei corpi neri”. È vinta non a Ponte di Legno ma in provincia di Reggio Calabria. Volendo essere precisi ci sono alcune correzioni al copione del grande spot elettorale leghista che ho sin qui riassunto.
Uno. Tutti i feriti, anche quelli più gravi, anche quelli investiti da auto e abbattuti sull’asfalto sono pericolosi uomini neri. Sono insidiosi clandestini, quelli finiti all’ospedale. Non si ha notizia di feriti fra uomini, donne e bambini bianchi, nonostante il tremendo assedio. Due. Nessuna delle scene più toccanti (la folla dei corpi neri che tiene bloccata l’auto di donne e bambini bianchi terrorizzati, la giovane donna che abortisce per il terrore) è mai avvenuta.
Spiace per gli effetti speciali così cari alla destra, ma nulla di tutto ciò è accaduto nella vera, triste vita dei corpi neri di Rosarno.
Tre. “L’invasione di Rosarno” e la stretta intorno al pacifico e ridente villaggio solo un po’ infiltrato di ‘Ndrangheta, non è un fatto improvviso o recente. Sono vent’anni che ondate successive di clandestini, trattati come schiavi e – non pochi – morti lavorando, ovvero di sete, di fame, di botte sui campi di agrumi e di pomodori, si susseguono in infinite giornate di lavoro che durano 18 ore, sono pagate venti euro (meno cinque di “tassa”, meno cinque di “trasporto”) e dove non c’è casa, non c’è acqua, non c’è rifugio.

I cronisti più attenti di alcuni quotidiani decenti hanno indicato le dimensioni del dramma. Circa 20.000 giovani uomini, molti clandestini e molti “regolari”, in cerca disperata di un lavoro e di una paga. Clandestini criminali?
Solo Roberto Saviano ci ha spiegato – parlando di sua iniziativa in luogo delle voci autorevoli che in questa Italia tacciono, Chiesa inclusa – che la rivolta dei corpi neri apparsi all’improvviso nella notte di Rosarno (dopo che qualche buon cristiano aveva centrato due di loro con armi ad aria compressa) sono stati i primi e soli a ribellarsi alla criminalità che, in quella regione, controlla la vita e la morte. I cittadini sono abituati a un rapporto diverso con il potere legale o illegale. Alla ribellione dei neri hanno reagito, hanno sprangato, sparato alle gambe, investito con l’auto di famiglia i pericolosi clandestini criminali. E in molti hanno ripetuto in faccia alla polizia “È la legge, quelli sono clandestini. I clandestini sono criminali e dovete cacciarli”. E non sapevano, nel paese in cui tutti sono emigrati un secolo fa, che clandestino vuol dire migrante. Non sapevano a Rosarno, che ripetevano la parola d’ordine della Lega. È il governo della Lega. Controlla il nord ma infetta l’Italia. L’immagine di un clandestino come corpo da sfruttare (“sfruttati” è la definizione del cardinale Bertone) per essere poi cercato, arrestato, detenuto ed espulso (eventualmente lasciato, nei tempi liberi, all’iniziativa dei cittadini) non è solo di Tosi a Verona, di Gentilini a Treviso, di Borghezio a Torino, di Cota alla Camera, di Maroni al governo. Ha ragione “Famiglia cristiana” quando titola “Il governo è nelle mani di Bossi”.
E così, in un Paese inquinato di violenza e di sentimenti di cattiveria e disprezzo verso gli immigrati, la campagna elettorale della Leganord per l’indipendenza della Padania si apre a Rosarno (Reggio Calabria). Sapete qual è il vero problema? Lo dice per la Storia il ministro dell’Interno, Roberto Maroni mentre a Rosarno sparavano e gambizzavano: “In Italia c’è troppa tolleranza”.

Furio Colombo     il Fatto 10.1.10