Lo statuto dei santi

 

Parole sommesse, distillate con cura quelle scritte da Dino Boffo sull´Avvenire di ieri a proposito

del caso Berlusconi: «La vicenda non solo non ci convince, come è ovvio, ma... continua a piacere

poco o punto a larga parte del Paese reale». Bene: era ora. Ci chiedevamo fino a quando lo

spettacolo dovesse continuare nel silenzio di quella Chiesa che è stata così loquace in tanti altri casi

recenti di vita italiana. Ma rimane un dubbio: che non sia l´onda della protesta del paese reale a

spingere i vescovi a una presa di posizione. Forse è vero il contrario. Intanto che cosa pensi il paese

reale è difficile capirlo: la sua passività viene presa come approvazione dai sondaggisti e forse non

lo è. Nell´Italia di Mussolini un osservatore di grande qualità intellettuale come Thomas Mann vide

proprio il soccombere passivo di un popolo all´incantamento di un volgare mago da baraccone.

«Non si può vivere di non volere», scrisse Thomas Mann in Mario e il Mago. Una frase da meditare

nell´Italia di oggi. I cristiani scandalizzati da Berlusconi invocano sui blog il modello di Sant

´Ambrogio che vietò all´imperatore Teodosio l´ingresso in Duomo per le sue colpe. Immaginiamo

questa scena nella Milano di oggi. Certo, non sono tempi di santi. Ora ci sono cose che la Chiesa

cattolica ha imparato a conoscere bene nella sua lunga storia. Per esempio, sa che il controllo del

potere è decisivo per conquistare un popolo. Sa che il modello offerto da chi è al sommo della scala

sociale ha un´efficacia pedagogica immediata sulla popolazione. Dai tempi del battesimo di

Clodoveo a quelli della telecrazia odierna, la capacità del potere di influire su costumi e pensieri dei

popoli è solo aumentata.

È evidente per i vescovi consapevoli dei loro doveri e del loro ruolo che oggi in Italia il paese reale

è minacciato da una corruzione profonda: il disprezzo delle leggi e dei giudici, l´immoralità

conclamata, la menzogna grossolana e compiaciuta, il degrado della dignità di donne abbassate a

prodotti da consumare e/o promosse a ruoli di potere dopo esami da mercato delle vacche, hanno

causato una regressione morale diffusa. Era tempo che i vescovi si rendessero conto di tutto questo.

Perché lo fanno adesso? Forse perché i problemi reali del paese sono veramente gravi e nemmeno l

´estate permette di dimenticarlo. O forse per quell´accenno ai santi affiorato non a caso sulla bocca

di Berlusconi. Si dice che il nostro presidente del Consiglio mediti l´escamotage di un

pellegrinaggio riparatore al santuario di San Pio da Pietrelcina per tornare alla carica in Vaticano.

Ma la Chiesa ha da tempo modificato lo statuto della santità rispetto al modello del taumaturgo e

facitore di miracoli che le folle di ogni tempo ricercano. Il santo è colui che vive le virtù cristiane in

modo eccezionalmente alto, addirittura eroico. Quelle virtù che sono richieste anche al singolo

cristiano. Se non ne è sempre capace, pazienza. Ma se sbandiera la sua immoralità e le sue

menzogne come un privilegio personale e se fa notare che il popolo lo ama proprio per questo,

allora è inevitabile che scatti nei vescovi il ricordo di un dovere antico del loro ministero.

Adriano Prosperi      la Repubblica  25 luglio 2009