Lo spirito pentecostale

 

Chi segue i media nostrani può avere l'impressione che l'unica religione importante sia il cattolicesimo. Una impressione che si deve correggere: anche nell'ambito del cristianesimo non mancano novità di grande interesse. Per esempio il movimento pentecostale che proprio di questi tempi celebra un secolo di vita (era  nato nei dintorni del 1906 a Los Angeles). Poi una espansione numerica e geografica senza precedenti. Oggi un cristiano su 4 è pentecostale. Dal 1970 al 2000 la loro consistenza numerica è più che triplicata, soprattutto in Africa, in Asia e in America latina, ma anche in Europa. Si prevede che nel 2025 i pentecostali supereranno il 32 per cento dell'intera umanità. Una crescita che ha superato, e di gran lunga, quella di tutte le altre fedi religiose. Un cristianesimo indubbiamente giovane. Come mai? La risposta riguarda non soltanto la fede dei pentecostali, ma la situazione psicologica e religiosa dell'intera umanità. Grande rilevanza della fede, secondo gli elementi del protestantesimo.Scarsa rilevanza del contributo della ragione. Alla base l'esperienza di Pentecoste, l'effusione dello Spirito. Termini chiave: risveglio, entusiasmo. La fede consola e unisce. Proprio quegli elementi positivi dei quali nel mondo moderno il bisogno è più sentito. Forse questi sono i motivi del successo. In Italia la presenza del pentecostalismo è assicurata dalle cosiddette «Assemblee di Dio»: più di 1000 chiese e gruppi, per un totale di più di 100 mila membri. Dal 1988 è stata firmata l'«intesa» con lo stato italiano. Vivace, anche se non sempre facile, il dialogo con le chiese valdesi e metodiste. Niente dialogo, invece, con la chiesa cattolica.  Con la quale, piuttosto, è più che mai aperta la questione del rapporto fra ragione e fede. Una questione che, d'altronde, riguarda tutte le religioni. Il successo mondiale del pentecostalismo dice - anche ai cattolici - quanto la questione sia cruciale e scottante. Mentre i pentecostali invocano lo «spirito», il cattolicesimo - soprattutto quello ratzingeriano - invoca il sostegno della ragione. Un dibattito che può non interessare gli atei, ma che, dai credenti non può non essere affrontato.

 Filippo Gentiloni       il manifesto”del 17/02/2008