Lo specchio infranto


Ma che effetto avrà fatto agli italiani vedere in mondovisione il presidente del Consiglio costretto a discolparsi di non andare con le minorenni? Dice proprio così, «Non è vero che frequento le minorenni». Come sostiene non un passante, un avversario politico senza scrupoli, un giornalaccio scandalistico, un sito di gossip, ma la madre dei suoi figli.
Eccolo, il premier più popolare del mondo, secondo i suoi stessi sondaggi amato dal 75 per cento degli italiani, ma compatito, con punte di disgusto, dalla donna che gli sta accanto da trent´anni. Perché, sostiene Veronica, «è una persona che non sta bene». Eccolo, il re nudo, con i suoi settantadue anni e i capelli nuovi, il cameraman di fiducia, nel salotto amico, mentre spiega che figurarsi se lui frequenta le ragazzine, come sostiene Veronica. Figurarsi se voleva candidare le veline all´europarlamento. Figurarsi se Veronica, che gli sta accanto da trent´anni, conosce la verità. Figurarsi, d´altra parte, se lui candida qualcuno per altri meriti che l´impegno negli studi, la competenza, l´idealismo, come del resto «nel caso di Gelmini, Carfagna, Brambilla…». Ma si capisce, certo.

Nella sempre spettacolare parabola di Silvio Berlusconi questo rimarrà il vertice. Ma stavolta non è stato lui a scegliersi la scena e neppure la parte. Lo ha costretto la moglie. L´unica persona vicina a infrangere lo specchio e a rompere il muro dell´omertà, retto per tanti anni da centinaia di schiene di cortigiani politici, giornalisti, avvocati, amici, disposti a chiudere un occhio, due, tre in tutti questi anni sullo scempio di legalità e moralità. E lui ha dovuto andare in televisione, in mondovisione, a raccontare che sua moglie è male informata sul marito, vittima di un complotto della sinistra, dei giornali di sinistra, di Repubblica. «Non a caso Repubblica». Vero. Da chi doveva andare Veronica, in un paese classificato nella libertà di stampa dietro al Benin, dove il marito controlla gran parte dell´informazione? Non c´era molta scelta. Neppure Berlusconi ha fatto una scelta originale, andando da Vespa per riparare i danni dell´attacco dei vescovi. Dove, sennò?
La claque lo sostiene, lo applaude a ogni passaggio della difficile arrampicata di sesto grado sugli specchi, sullo specchio del volto gigantesco di Veronica alle sue spalle. Sembra una scena di un film di Fellini, la Donna stupenda e immensa, e l´omino laggiù, una formica, che si dibatte in alibi puerili, strepita innocenza, sputa minacce. Gli spettatori italiani, dopo tanti anni di teleserva, non faranno più caso all´atteggiamento di Bruno Vespa, accondiscende fin dal titolo. Il più surreale mai escogitato da Vespa: «Adesso parlo io». Adesso parla Berlusconi? Perché, gli altri giorni degli ultimi quindici anni? Tuttavia, tanto per dare un´idea vaga di giornalismo, bisognerebbe ricordare il genere delle questioni poste a Bill Clinton dal suo intervistatore per il caso di Monica Lewinski (peraltro abbondantemente maggiorenne). Queste: quando, dove e come vi siete conosciuti? Quante volte vi siete visti in seguito? I genitori erano al corrente del vostro rapporto e in quali termini? E´ venuta a trovarla a Washington (a Roma)? E´ andato a trovarla a casa di lei? Dove dormivate? Avete avuto rapporti sessuali? Di che tipo? Quante volte? Quante volte completi? E Bill Clinton ha risposto a tutte le domande, senza citare neppure alla lontana una teoria del complotto. Alla fine è andato a scusarsi da sua moglie, nel salotto di casa, non nel salotto televisivo del ciambellano. Ha chiesto perdono a sua moglie, che aveva offeso. Si è ripresentato all´opinione pubblica quando lo ha ottenuto, dopo aver ammesso nel dettaglio più intimo e vergognoso le proprie colpe. Così accade in un paese democratico e civile.
Forse a Silvio Berlusconi sarà bastato passare una sera dall´amico Vespa, nel calore della claque, per ricominciare da domani come nulla fosse. Magari bisognerà pure rassegnarsi, con realismo, a capire che in questa storia l´unica che non potrà più liberamente andare in giro per le strade di questo paese è la vittima, Veronica Lario. Già inseguita dalla muta dei cani che hanno appena cominciato a delegittimarla in tutti i modi.

Curzio Maltese    Repubblica 6.5.09

 

 

 

“Papi”, Veronica e l’ipocrisia della Chiesa

Gli aspetti privati dello scontro a casa Berlusconi non ci interessano. Diversa è la questione quando la signora Veronica accusa il marito di atti e di scelte che in qualsiasi altro paese europeo, anche laddove non si prega, aprirebbero una crisi di proporzioni devastanti. Non si tratta, infatti, di giudicare i comportamenti privati, ma di valutare gli atti di chi in pubblico dice una cosa per conquistare i consensi e in privato ispira i propri comportamenti a ben altro stile di vita. Questo tipo di doppiezza ha portato alla caduta politica di Clinton, questo tipo di doppiezza è sanzionato moralmente in tutti quei paese nei quali non si lanciano crociate contro le unioni di fatto, contro i diritti degli omosessuali, contro le tante famiglie Englaro che, in Italia, sono state letteralmente oltraggiate da una inedita alleanza tra la parte peggiore del trono e dell’altare.

Delle vicende private di Silvio e di Miriam, come ci ha scritto Ottavia Piccolo, ci interessa poco o nulla, ma il risvolto pubblico ci interessa e non poco.

Nelle parole della signora Berlusconi ci sono accuse non rimovibili, se non con risposte pubbliche e chiare. ”Mio marito frequenta le minorenni…”, rappresenta una frase pesante come un macigno, lo sarebbe per chiunque, figurarsi per un presidente del consiglio in carica. Lo è ancora di più per un presidente che si è definito il papà delle famiglie, il defensor fidei, colui che si oppone all’avanzata dei nuovi barbari che vogliono distruggere la famiglia tradizionale.

Noi non parteciperemo al finto referendum tra gli amici di Silvio e quelli che tifano “...per la compagna Veronica..”. Questa modalità di discussione ci fa orrore ed è funzionale alla trasformazione di una delicatissima questione etica e politica in una puntata del Grande Fratello o di Amici.

Quello che ci sorprende, e lo diciamo con grande rispetto e con un certo imbarazzo, è il silenzio quasi assoluto di quanti, e tra questi non pochi esponenti della Chiesa cattolica, hanno trovato il modo di far sentire la loro voce contro il papà di Eluana Englaro, contro Prodi che non difendeva la famiglia italiana, contro il cosiddetto relativismo etico e ora non trovano il tempo di dire una sola parola contro il relativismo dei comportamenti degli atei non più devoti.

Non sappiamo come andrà a finire tuta questa storia, probabilmente un plotone di esecuzione mediatico riuscirà a polverizzare le ragioni della signora Veronica e a restaurare l’immagine di San Silvio, protettore della bella famiglia italiana, ci auguriamo solo che dopo essere riuscito ad ottenere dal Parlamento il lodo Alfano che lo tutela dal codice civile e penale, non riesca ad ottenete da una chiesa troppo benigna anche una modifica dei dieci comandamenti...

Giuseppe Giulietti    in  Articolo 21   4/05/2009