Lo show di Allam e la politica del Papa

 

Con  lo spettacolo del battesimo di Magdi Allam convertitosi al cattolicesimo il giorno di Pasqua –

davanti a milioni di telespettatori – Papa Benedetto XVI ha dato l’impressione di «rispondere per le

rime » a Osama bin Laden e di mettere in discussione la sua autorità. Il Papa sta giocando a chi è

più forte con Osama bin Laden? Nella registrazione audio del 19 marzo, Osama bin Laden ha

accusato Papa Benedetto XVI di guidare una “nuova crociata” contro l’Islam. L’accusa era

stravagante e aveva senza dubbio lo scopo di garantire al leader di Al Qaeda una visibilità in ordine

alle questioni che attualmente turbano alcuni musulmani, ivi comprese le vignette danesi del Profeta

Maometto e il film anti-islamico di un esponente politico olandese di destra. Tre giorni dopo il Papa

ha dato l’impressione di fare un favore a bin Laden battezzando in occasione della Messa di Pasqua

celebrata a San Pietro e trasmessa in diretta a milioni di telespettatori in tutto il mondo,un famoso

musulmano italiano nato in Egitto.

Nel momento in cui gli estremisti di ogni genere si azzuffano per un minimo di visibilità mediatica,

decisi a dare il via a quello “scontro di civiltà” che dovrebbe tornare a loro esclusivo beneficio, il

Papa non avrebbe fatto meglio a non fare il gioco di bin Laden? Dando così tanta pubblicità alla

conversione di Magdi Allam, il Papa ha dato la sensazione di una futile dimostrazione di abilità

nell’arte di mantenere sempre il vantaggio sugli altri che non si addice al capo religioso di un

miliardo e cento milioni di cattolici sparsi in tutto il mondo.

La cosa è stata particolarmente frustrante se si pensa che il 15 marzo è stata inaugurata la prima

chiesa cattolica in Qatar e il Vaticano ha confermato ufficialmente che stava trattando con l’Arabia

Saudita per costruire la prima chiesa in quel Paese, il solo della regione dove sono vietati i luoghi di

culto non musulmani. La cosa è particolarmente seccante considerate le centinaia di migliaia di

lavoratori stranieri di ogni credo religioso che consentono all’economia saudita di girare a pieno

ritmo. Diventa facile smascherare la politica del doppio binario delle autorità saudite che, da un

lato, condannano la Danimarca o l’Olanda per alcune vignette o per un film e, dall’altro, fanno finta

di dimenticare che in entrambi questi Paesi i musulmani possono praticare pubblicamente la loro

fede in modi che sono un sogno per i non musulmani in Arabia Saudita.

Ma cosa ha ottenuto Papa Benedetto dalla celebrazione pubblica di una conversione? Vado su tutte

le furie nello stesso identico modo quando sento i leader musulmani vantarsi del fatto che l’Islam è

la religione in più rapida espansione. E allora? Quanto è desolante e triste che la fede sia diventata

una vuota gara “di numeri”. Non voglio che possano sorgere equivoci – chiunque ha il diritto di

convertirsi a qualunque religione desideri. Magdi Allam ovviamente non era soddisfatto dell’Islam

che nei suoi scritti attaccava con molta frequenza. Ma desidero sgombrare ancor più chiaramente il

campo da qualsivoglia equivoco: condanno fermamente qualunque minaccia di morte rivolta a lui o

a qualsiasi altro convertito che decida di abbandonare l’Islam. Come musulmani ci viene insegnato

che la fede non è un obbligo, non è una coercizione ed è questo che i religiosi dovrebbero dire in

maniera chiara.

Ma quanti di noi auspicano la libertà di culto e condannano le minacce di violenza contro coloro

che scelgono un’altra religione, certo non ricevono un aiuto quando i capi di queste altre religioni

danno la sensazione di voler sfruttare le conversioni per mettere a segno qualche punto a loro

favore. Si è avuto il legittimo sospetto che il Vaticano volesse raggiungere entrambi i risultati:

mettere in mostra Allam come simbolo di una vittoria del cattolicesimo e, al tempo stesso, ribadire

che era una personale questione di fede. Mi auguro che Allam trovi la pace nella nuova fede, ma

concordo con il reverendo Christophe Roucou, responsabile dei rapporti con l’Islam della Chiesa

cattolica francese, che ha detto all’agenzia di stampa Reuters: «non capisco per quale ragione Allam

non è stato battezzato nella sua città dal vescovo della sua città». Questo Papa sembra seminare

rovine non necessarie sulla strada dei rapporti tra cattolicesimo e Islam. In occasione di una lectio

magistralis nella sua natia Germania nel 2006, Papa BenedettoXVI ha citato un testo medievale che


       
descriveva l’Islam come violento e irrazionale. E la predica, che veniva dal pulpito del capo di una

Chiesa che ha la sua storia sanguinosa, ha avuto l’effetto di innescare furibonde manifestazioni di

protesta musulmane in tutto e per tutto all’altezza dell’offensiva descrizione.

Il Pontefice ha cercato di scusarsi quando, subito dopo, ha fatto visita alla Moschea Blu in Turchia e

ha pregato rivolto alla Mecca con l’imam e quando ha annunciato che entro l’anno incontrerà i

rappresentanti musulmani. Gli studiosi e i leader musulmani hanno scritto al Papa e ad altri

esponenti di vertice della gerarchia cattolica dopo le reazioni seguite al discorso di Benedetto XVI,

sollecitando il dialogo tra le due fedi nell’interesse della “sopravvivenza del mondo”. Da tempo ho

smesso di attendere che siano i religiosi di qualsivoglia fede a salvare il mondo, ma preferirei che

dialogassero piuttosto che vantarsi di quanti nuovi fedeli sono entrati nella loro squadra. I leader

cristiani stanno attraversando un momento difficile con l’Islam. All’inizio dell’anno l’arcivescovo

di Canterbury, Rowan Williams, ha dato fuoco alla miccia dichiarando che era «inevitabile»

applicare in Gran Bretagna una qualche forma di Sharia o di legge islamica. Insieme a molte

femministe musulmane ho ritenuto le sue parole una forma pericolosa di “political correctness

impazzita. Ci sono ovviamente difficili e necessarie conversazioni che debbono avere luogo tra

leader musulmani e cristiani. Ma il Papa come dio terribile e crudele e l’arcivescovo di Canterbury

come relativista culturale non debbono essere le sole alternative. Estremisti come Osama bin Laden

e Geert Wilders, il politico olandese responsabile del film anti-islamico, sono più che felici di

sfruttare gli spazi che si aprono tre le due contrapposte posizioni. Se Benedetto preferisce giocare a

chi ha più fedeli, c’è un’altra equazione che deve tenere a mente. Wilders e Osama bin Laden si

rivolgono a minoranze che si trovano agli estremi opposti dello spettro dell’odio. In quanto pastore

di un gregge più numeroso, Benedetto XVI dovrebbe gestire le sue responsabilità con maggiore

saggezza.

 

Mona Eltahawy     l'Unità    26 marzo 2008

Mona Eltahawy, giornalista e commentatrice, vive a New York e tiene conferenze su questioni

attinenti il mondo arabo e musulmano in tutto il mondo