ll dialogo tra fedi e gli schiaffi degli estremisti

Gesù con una sigaretta e una birra in mano è un’immagine blasfema per cristiani, musulmani (è pur
sempre un profeta) e anche per chi osserva le tradizioni degli ebrei. Non è gradita nemmeno ai laici
che combattono alcool e fumo, rappresenta uno schiaffo al dialogo tra le religioni. Stamparla poi su
un abbecedario, anche se scaricata da Internet, diventa provocazione. Si capiranno le reazioni della
Conferenza Episcopale Indiana ma non gli scontri scatenati dagli estremisti indù che, dopo aver
commesso violenze e distrutto due chiese, ne hanno realizzato manifesti per luoghi pubblici. Si sta
creando un nuovo teatro di tensione religiosa in India? Difficile rispondere, ma è certo che dove c’è
spazio per estremisti e fondamentalisti, indipendentemente dalla fede praticata, i dibattiti teologici
vengono sostituiti dalla violenza.
D’altra parte fu di un morto e ventiquattro feriti il bilancio degli
scontri nello stato centro orientale indiano dell'Orissa, a causa delle proteste per i festeggiamenti del
Natale 2007.

Eppure è difficile trovare nella storia dei contrasti degni di questo nome tra le due fedi. È pur vero
che un’antica tradizione ricorda che la religione di Gesù arrivò in India con l’apostolo Tommaso, e
questi sarebbe stato trafitto da una lancia per ordine del re Misdaeus (forse Vasudeva I). Gli Atti di
Tommaso, un apocrifo del Nuovo Testamento, scritto probabilmente all’inizio del III secolo,
comunque dopo il 225, mostrano le mosse di un cristianesimo gnostico. Lo scritto, d’altra parte,
nasceva da una mescolanza di elementi manichei, buddhisti e, appunto, cristiani. È comunque un
racconto dell’età apostolica, anche se finisce in martirio, sul quale non si possono fare deduzioni e
riportarle all’attualità.

I francescani arrivano in India all’inizio del XVI secolo e nel 1542 raggiunge Goa un gesuita tra i
più celebri, San Francesco Saverio. Anzi, egli verrà sepolto nella chiesa del suo ordine proprio a
Goa, anche se il suo braccio destro sarà inviato a Roma, dove si conserva dal 1614. Inoltre, la
dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra aetate diede una svolta ai rapporti tra le due religioni.
«Nell’induismo — si legge — gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con
l’inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; essi cercano la liberazione
dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione
profonda, sia con il rifugio in Dio con amore e confidenza
». Giovanni Paolo II si è riferito a tali
parole per apprezzare i valori indù dell’ascetismo, della pace interiore, dell’altruismo; né va
dimenticato che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invia messaggi per la festa del
Diwali, che rammenta la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male. Cattolici e indù si
ritrovano nei temi comuni della non-violenza e della fraternità universale.


Anche Rabindranath Tagore, fascinoso esponente del neo-induismo morto nel 1941, ha condotto
profonde riflessioni sulla figura di Gesù. Se oggi si arriva a scontri e violenze, il motivo non va
cercato nella tradizione delle due religioni, ma nel risveglio di un bisogno estremista che sta
diffondendosi con il terzo millennio. Così come il Grande Inquisitore di Dostoevskij condanna
nuovamente a morte Gesù, allo stesso modo il neo-fondamentalista odia prima di credere e uccide senza dialogare.

È questo il vero attuale pericolo che si annida in religioni che, per la maggioranza
dei fedeli, si dovrebbero praticare privilegiando l’amore.


Armando Torno     Corriere della Sera  23 febbraio 2010