Libera Chiesa in
suddito Stato
Libera Chiesa in suddito Stato. Il rapporto tra le due entità, in Italia, non è
affatto paritario come
teoricamente dovrebbe. A questo tema il giornalista Curzio Maltese ha dedicato
una serie di articoli,
pubblicati da la Repubblica , centrati sugli aspetti economici della vicenda a
partire dall'esenzione
fiscale dei beni vaticani - al centro di un'inchiesta dell'Unione Europea - che
riguarda ICI, IRAP,
IRES e altre imposte, comprese quelle per l'attività turistica e commerciale. A
segnalare il caso a
Maltese sono stati Carlo Pontesilli e Maurizio Turco, che hanno poi collaborato
a una successiva
inchiesta su "Quanto ci costa la Chiesa".
Per sostenere l'apparato cattolico i contribuenti ogni anno versano - senza
saperlo - una sorta di
mezza Finanziaria, cioè tra i 4,5 e i 5 miliardi di euro, secondo un calcolo
prudente. Più di quanto
spendano per "la casta" politica. E gli autori della ricerca si sono accorti che
finora nessuno, nel
nostro paese, aveva mai fatto i conti in tasca al Vaticano, il cui patrimonio
immobiliare non è mai
stato censito. «E' questo - spiega Maltese - il vero tabù nazionale, sul resto
si può dire tutto e
criticare i politici di qualsiasi tendenza. Anzi, attaccarli tutti è ancora
meglio, da un certo punto di
vista. A indagare sulla Chiesa invece ti ritrovi da solo, senza copertura. Non
c'è alcuna convenienza,
da nessuna parte, a toccare il problema».
Tante sono state le domande dei lettori che hanno fatto seguito alla
pubblicazione di queste
inchieste e il materiale raccolto talmente copioso da pensare di organizzarlo in
un libro, La questua
(Feltrinelli, pp. 176, euro 14,00), appena uscito e già diventato un
caso e un successo editoriale. Dei
due aspetti su cui si concentra in particolare il testo, il primo è
rappresentato dal sistema di prelievo
legato all'8 per mille. Il 35% dei contribuenti sceglie di devolverlo alla
Chiesa cattolica, alla quale
finisce però oltre il 90% del totale. Di tale cifra, solo il 20% viene poi speso
per opere di carità. «Il
meccanismo - spiega ancora Maltese - studiato vent'anni fa da Giulio Tremonti, è
del tutto anomalo,
si tratta di un "voto fiscale". Mentre le quote non assegnate, che sono la
maggioranza, prima
rimanevano allo Stato, ora vengono ripartite sulla base delle firme. E il
discorso riguarda anche il 5
per mille».
Un altro buco nero è la Banca Vaticana, il famigerato Istituto per le Opere di
Religione, «presente in
tutti gli scandali finanziari da 30 anni a questa parte, dal crac del Banco
Ambrosiano a quelli
Parmalat e Cirio, dalle tangenti Enimont al riciclaggio di proventi mafiosi,
dalla vicenda dei
"furbetti del quartierino" ai depositi GEA di Calciopoli. Anche perché lo IOR ha
una struttura
perfetta per traffici poco chiari, ed è molto più sicuro dei "paradisi fiscali":
non emette assegni, non
ha sportelli ed è protetto dal Concordato, che impedisce ogni intervento dello
Stato negli enti
centrali della Chiesa. I giudici di Milano e Palermo, indagando su tutt'altre
faccende, si sono trovati
più volte alle porte della Banca Vaticana, ma non hanno mai potuto varcarle.
Nonostante sia provato
che di là siano passati capitali illegali». Ecco allora che il termine "questua"
assume più valenze, e
una "bi-direzionalità" riferita anche alla storica debolezza di una classe
dirigente italiana servile
verso lo Stato Vaticano, al quale delega quell'assistenza sociale che il welfare
non è in grado di
garantire, e dal quale accetta supinamente il diktat politico, che ogni volta
scatena crociate. «Ruini osserva
Maltese - interviene su aborto, divorzio breve, stato di famiglia non in base ad
un principio
democratico, ma al fatto che per lui (come egli stesso ha dichiarato) la seconda
natura, la vera
identità degli italiani sia l'essere cattolici, e quindi certe leggi sono contro
natura. Che poi siano
approvate dalla maggioranza del Parlamento o no, dal suo punto di vista è del
tutto irrilevante,
perché quello stesso popolo - del quale il cardinale si è arrogato il diritto di
interpretare l'essenza in
quanto umano può sbagliare e peccare». Il problema, però, è a monte. «Il libro -
precisa - non è
contro la Chiesa (tra l'altro molte delle fonti sono cattoliche), ma in favore
di uno Stato laico che
non c'è. Formalmente, in Italia non esiste più il concetto di religione di Stato
istituito con il
Fascismo, però di fatto non è cambiato nulla. A mio parere è stato Antonio
Gramsci, in particolare
nei Quaderni del carcere , a descrivere meglio e in modo molto attuale questa
mancata sovranità
dello Stato borghese».
Rispetto al silenzio dei laici, il mondo cattolico ha reagito all'inchiesta in
maniera ben più variegata.
«Ho ricevuto - racconta Maltese - tantissime mail, anche di sacerdoti, che mi
hanno ringraziato.
Invece l'editoria cattolica è stata molto dura. In Italia ormai c'è questo
andazzo per cui ti criticano
mettendoti un'etichetta senza guardare alla sostanza. Tutti hanno detto:
"è anticlericale", mentre
invece pone una questione molto concreta, ossia il perché l'Italia è l'unica
democrazia del mondo
dove esiste un aiuto di Stato ad una confessione religiosa, cosa che indigna
anche una parte del
cattolicesimo».
Federico Raponi
Liberazione 12 giugno 2008