Lettera di Marco Travaglio
Gentile Luca Cordero di Montezemolo,
il presidente di Federmeccanica,
che fa parte della Confindustria, dice che l'aumento di 100 euro
all'anno chiesto dagli operai è "una proposta ridicola" perché ci
metterebbe "fuori dal mercato".
E lei ha dichiarato che la ripresa economica dell'Italia è
"esclusivamente merito delle imprese".
Eppure lei stesso ripete sempre che un'impresa non è fatta solo dagli
imprenditori e dai manager, ma anche dai lavoratori. Dunque tutti
dovrebbero essere premiati per il loro lavoro.
Invece i manager in Italia guadagnano molto di più dei loro colleghi del resto d'Europa, mentre i lavoratori molto di meno.
In Italia un operaio guadagna in media, al lordo, 21 mila euro, contro i 29 mila della Francia, i 32 della Svezia, i 35 del Belgio, i 37 dell'Olanda, i 39,7 della Gran Bretagna, i 41 della Germania, i 42 della Danimarca.
Qualche anno fa, un tale disse: "se i nostri operai guadagnano poco, le macchine che gli facciamo costruire chi se le compra?"
Tra il 2000 e il 2005, secondo l'Eurispes, in Europa gli stipendi sono aumentati del 20%, in Italia del 13,7. Da noi gli stipendi dei lavoratori aumentano ogni anno del 2,7%, mentre quelli dei manager del 17%, otto volte l'inflazione. Le stipendio medio dei primi cento top manager italiani è di 3,4 milioni all'anno, 7 miliardi di lire: guadagnano 160 volte lo stipendio di un operaio, prendono in due giorni quello che un operaio prende in un anno.
In ogni caso la Fiat, con le sue mani e con la cassa integrazione, s'è rimessa in sesto grazie a un manager come Marchionne. Che dunque si merita tutti i 7 milioni di euro che guadagna all'anno, poco meno di quelli che guadagna lei. Ma, se il mercato ha un senso, chi ottiene risultati dovrebbe guadagnare molto e chi va male dovrebbe guadagnare poco, o farsi da parte.
Mi sa spiegare allora perché,
visto come va la Telecom, il manager più pagato d'Italia è proprio Carlo
Buora della Telecom, con 18.860 milioni di euro nel 2006 tra stipendio e
liquidazione Pirelli? E perché Tronchetti
Provera guadagna come Marchionne che ha risanato la Fiat? Poi c'è
Cimoli, che ha così ben ridotto l'Alitalia: guadagna 12 mila euro al
giorno, quello che un operaio guadagna in un anno. Il presidente di Air
France guadagna un terzo: ma la compagnia francese è in attivo, mentre
la nostra perde un milione al giorno. Dopo 2 anni e mezzo disastrosi,
col buco Alitalia salito a 380 milioni, Cimoli per andarsene ha pure
preso 5 milioni di liquidazione. Alberto Lina è l'amministratore
delegato dell'Impregilo, capo-gruppo della ditta che smaltisce così bene
i rifiuti in Campania: guadagna addirittura più di lei, 7,3 milioni.
Anche lui prende in un giorno quanto un suo operaio guadagna in un anno.
Dov'è il mercato?
Dov'è la meritocrazia?
La prima regola del mercato è che tutti rischiano qualcosa, e chi sbaglia paga. Voi top manager, invece, non rischiate mai nulla. Se avete successo, vi aumentate lo stipendio. Se fallite, ve lo aumentate lo stesso. Se vi cacciano, ci guadagnate una fortuna con le superliquidazioni. Poi passate a far danni da un'altra parte. E se non garantite la sicurezza o la salute dei vostri dipendenti, loro pagano con la vita, per voi c'è l'indulto. Con la certezza di morire di morte naturale, nel vostro letto. Gli operai invece muoiono al lavoro come le mosche, al ritmo di quattro al giorno.
Andare a lavorare, in Italia, è più pericoloso che andare in guerra. Ogni anno muoiono 1250 lavoratori italiani, la metà delle vittime delle Torri gemelle, meno dei morti di tutto il mondo per attentati terroristici. E un milione restano feriti.
Ora lei, dottor Montezemolo, è preoccupato che il tesoretto si disperda in mille rivoli. Giusto. Ma perché non parlate mai del tesorone dell'evasione fiscale, 200 miliardi l'anno? E del tesorone del lavoro nero e sommerso, il 27% del pil, cioè 400 miliardi? E del tesorone delle mafie, 1000 miliardi di euro? La legge sul falso in bilancio varata dal governo Berlusconi e finora confermata, in barba alle promesse elettorali, dal governo Prodi, consente a ogni impresa di occultare dai bilanci fino al 5% dell'utile prima delle imposte, al 10% delle valutazioni e all'1% del patrimonio netto. Centinaia di milioni di nero legalizzato per ogni grande gruppo.
Una sorta di modica quantità di
falso in bilancio consentita, come per la droga, per uso personale. Non
vi vergognate di una situazione del genere, che vi rende tutti
sospettabili? Il "mercato" è anche 25 anni di galera
per chi trucca i bilanci, come in America: o no? Perché allora non avete
detto una parola contro la depenalizzazione del falso in bilancio?
Perché Confindustria non fa una grande battaglia per importare in Italia
la legge americana sui reati finanziari?
Vedrà che, recuperando un po' di evasione, si potranno garantire case, asili e pensioni al popolo dei 1000 euro al mese, che con un giusto aumento di stipendio potrebbero fare un bel passettino in avanti. Perchè, come diceva quel tale, "se gli operai guadagnano poco, le macchine che costruiscono chi se le compra?".
A proposito: lo sa chi era quel tale? Non era Marx, e nemmeno il subcomandante Marcos.
Era l'avvocato Agnelli.
In attesa di un cortese riscontro, porgo distinti saluti.
Marco Travaglio Maggio 2007
Messaggio di Enrico Peyretti
La casta dei provocatori.
Ai dati impressionanti provocatori e offensivi riferiti qui da Travaglio – il costo della casta non dei politici, ma dei grandi manager che condannano, per bocca di Montezemolo, i politici - , va aggiunto il dato fornito da Giovanni De Mauro, direttore di "Internazionale", a p. 3 del numero 694, di ieri 25 maggio: "... cinquanta milioni di euro che ha appena preso Matteo Arpe per andare via da Capitalia".
Se non sbaglio 50 milioni di euro
equivalgono (x quasi 2.000) a quasi 100 miliardi di vecchie lire. Fa più
impressione.
Se un operaio o un impiegato (e sono ben pochi!) prende 1.500 euro al
mese, mette insieme in un anno (x 12) 18.000 euro. Cento dipendenti così
ben pagati sommano, tutti insieme, un milione e ottocentomila euro.
Giusto? 1.800.000 x 25 anni = 45 milioni. Giusto? Me la cavo male coi
calcoli. Dunque, cento dipendenti devono lavorare 25 anni per
guadagnare, tutti insieme, il 10 % in meno di quanto Arpe (si suppone
che sia il maggiore benefattore dell'umanità) ha chiesto, dobbiamo
pensare, e ottenuto senza bisogno di fare scioperi, per andarsene dal
dirigere una banca (che lo pagava già bene). Andarsene perché, se era
così prezioso? Se qualcuno, per l'indignazione, fa pazzie, lui è
colpevole, ma i mandanti
sono i provocatori. Che ne dice Montezemolo? E il papa? E il governo?
(in ordine di importanza).
Enrico Peyretti