Le tasse e i silenzi della chiesa
Nell´intervista a
Famiglia Cristiana in edicola, il premier Romano Prodi pone un interessante
quesito: «Un terzo degli italiani evade le tasse. Tutti facciano la loro parte,
a cominciare dagli educatori, scuola e Chiesa. Perché, quando vado a messa,
questo tema non è mai toccato nelle omelie? Eppure ha una forte carica etica.
Possibile che su 40 milioni di contribuenti sono solo 300 mila quelli che
dichiarano più di 100 mila euro?». Dall´alto dei trecentomila Paperoni d´Italia
si può forse azzardare una risposta al dilemma prodiano: non sarà magari perché
la Chiesa è la prima a non pagare le tasse? Non si può certo parlare di evasione
e neppure di elusione.
L´imponente evasione fiscale della Chiesa cattolica, come forse Prodi saprà e
comunque dovrebbe sapere, è infatti legalizzata da un regime di privilegi
contrario alla Costituzione e alle normative europee sulla concorrenza e
circondato dall´omertà dello stesso governo e delle fonti d´informazione.
Il 15 giugno scorso Repubblica ha rivelato che la Commissione europea aveva
avviato un processo contro il governo italiano per il regalo dell´Ici alla
Chiesa cattolica. Conservato dai decreti Bersani, nonostante una sentenza della
Corte Costituzionale, sotto l´ipocrita formula dell´esenzione agli «esercizi non
esclusivamente commerciali». Nel caso degli enti ecclesiastici, in pratica
tutti. La notizia, confermata da Bruxelles e di sicuro interesse pubblico, senza
contare la «forte carica etica», non è stata commentata da nessun esponente del
governo né citata da alcuna fonte d´informazione laica, giornali o telegiornali.
Con una sola, significativa eccezione. Il Sole 24 Ore, senza citare la fonte
primaria, ha direttamente affidato la difesa del regalo alla Chiesa a un
articolo di Enrico De Mita, professore di diritto e fratello del più noto
Ciriaco. La tesi difensiva di De Mita, già smontata da una documentatissima
replica dei fiscalisti Carlo Pontesilli e Alessandro Nucara, correttamente
pubblicata dal giornale della Confindustria, partiva da un´ironica osservazione:
«A chi farebbe concorrenza la Chiesa?». Gli esempi in realtà sono infiniti. A
cominciare dall´università dove insegna diritto l´ottimo professor De Mita, il
Sacro Cuore di Milano, con le sue lussuose rette. Stiamo parlando di migliaia di
esercizi commerciali, cliniche e scuole private, alberghi mascherati da «ostelli
per la gioventù», cinema, teatri. A Roma le proprietà (esentasse) ammontano,
secondo alcune stime, al 22 per cento dell´intero patrimonio immobiliare. Una
fortuna inestimabile, come del resto quella della curia lombarda. Per i
particolari, si può consultare l´ultimo numero dell´Espresso («Che tesoro di
Papa») , dove fra l´altro si apprende la cifra che lo stato italiano verserà al
Vaticano quest´anno: 991 milioni di euro dell´«otto per mille». In cambio di che
cosa?
L´articolo di Repubblica ha avuto in compenso successo in altri paesi europei.
Per esempio nella cattolicissima Spagna, dove pure esiste una stampa laica che
ha aperto una discussione sui privilegi degli enti ecclesiastici. Sull´onda,
l´Unione europea ha deciso di varare una procedura sulle concessioni e i
privilegi di cui gode la Chiesa in Spagna, simili ai nostri. La differenza è che
il governo Zapatero si è messo subito a disposizione di Bruxelles per le
indagini e i chiarimenti, come aveva già fatto in passato in occasioni del
genere (l´esenzione dell´Iva, ormai abolita). Mentre il governo italiano, dopo
il richiamo, si è limitato a varare una commissione di studio, presieduta dal
professor Francesco Tesauro e per metà composta da esponenti cattolici
(monsignor Mauro Rivella della Cei, Patrizia Clementi dell´ufficio avvocatura
della curia milanese, Marco Grumo, docente di economia alla Cattolica di Milano)
che non ha ancora prodotto nulla. Una reazione sorprendente per un governo che
si proclama il «più europeista della storia italiana», con un ex commissario
europeo alla guida, Tommaso Padoa Schioppa superministro dell´economia ed Emma
Bonino, l´unica probabilmente interessata al tema, alle politiche comunitarie.
L´atteggiamento dilatorio, per non dire di peggio, del governo di Roma avrebbe
irritato oltremodo i commissari europei, i quali verosimilmente apriranno in
autunno un vero e proprio processo al nostro Paese per "aiuti di Stato" agli
enti ecclesiastici. Nel frattempo, come si vede, non è il caso di chiedere a
vescovi e parroci di scendere in prima linea nella lotta all´evasione. Almeno in
questo, la Chiesa trova conforto nella dottrina evangelica, dal «chi è senza
peccato…» fino all´invito cristiano a non guardare la pagliuzza nell´occhio
dell´altro, ignorando la trave nel proprio.
Curzio Maltese la Repubblica 02-08-2007