Le relazioni
pericolose di Ratzinger
Che cosa sta succedendo nel cattolicesimo? Ce lo chiediamo da qualche tempo, ma
l'interrogativo si
è riproposto con forza in questi giorni, dopo le dichiarazioni pontificie sul
preservativo. Un coro di
critiche molto dure. Proprio quel tipo di critiche che i palazzi vaticani
facevano di tutto per evitare.
E ci riuscivano, fino a ieri. Oggi non più. Che cosa è successo? I fatti sono
sotto gli occhi di tutti.
Una rigidità che si è manifestata già nel caso Englaro e poi in una serie
di polemiche prese di
posizione. Il testamento biologico, ancora l'aborto, i lefebvriani anche
se negazionisti, l'aids e il
preservativo. I palazzi si irrigidiscono, non curanti sia delle reazioni
esterne sia di quelle interne
tutt'altro che irrilevanti o insignificanti. Come mai?
Sembra che in Vaticano si stia voltando pagina. La pagina da chiudere sembra
essere quella del
Concilio Vaticano II. Anche se non lo si dice, il tempo del Concilio sembra
finito. Era stato il tempo
delle aperture. Aperture alla società moderna e insieme alla storia e alle
altre forme di cristianesimo
e alle altre religioni. Era apparso a molti - o a pochi - un tempo felice. Oggi
nei vertici cattolici
prevale l'impressione di un pericolo, la necessità di tornare indietro,
all'epoca di alcune sicurezze e
garanzie.
Due gli aspetti del rischio, intrecciati insieme. Li possiamo rintracciare con
relativa facilità negli
interventi dello stesso pontefice. Il rischio - la paura - del privato e
del relativo. Il grande
spauracchio di un cattolicesimo ridotto, come si suol dire, alla sacrestia e
alla camera da letto. Una
religione vissuta non nel pubblico, nella società, ma soltanto in un'etica
privata e in chiesa. È contro
questo pericolo che combatte il cattolicesimo di Ratzinger; è con questo spirito
che si possono
applaudire tutte le prime pagine, anche se critiche. Se non se ne parla in
pubblico, la religione non
esiste, muore. La religione ha bisogno di farsi conoscere se vuole, appunto,
«salvare». Salvare dalle
immoralità ma anche dalle incertezze, dal vuoto, da quell'ombra nella quale
«tutte le famose vacche
sono grige».
Contro il privato e il relativo la chiesa di Ratzinger combatte la sua
battaglia: la presenza in prima
pagina la rende vittoriosa, anche se impopolare.
E anche se questa battaglia contro il privato e il relativo trova la chiesa
cattolica - meglio, i suoi
vertici - alleata di una certa parte della società e della cultura. Una parte
soltanto, quella che siamo
soliti chiamare di destra. Sicurezza, ordine, disciplina, statu quo. Ieri
Berlusconi si è schierato
contro Germania, Francia e Unione europea e dalla parte del papa, che aveva
dichiarato durante il
suo viaggio africano di considerare il preservativo inefficace nella lotta
all'Aids. «Ciascuno svolge
la sua missione - ha detto il presidente del consiglio - ed è coerente con il
suo ruolo». E questo
mentre anche d'oltreoceano arrivavano dure critiche: «Appare irresponsabile dar
la colpa ai
preservativi di far peggiorare l'epidemia», è il giudizio del New York Times.
Ne risulta così una chiesa rigidamente alleata del potere politico che la
applaude, la difende, spesso
la rifornisce di mezzi. Anche se «il regno di Dio» è altra cosa.
Filippo Gentiloni il manifesto 20 marzo 2009