Le radici di un
odio
La millenaria religione dell'antigiudaismo, la madre ormai riconosciuta
dell'antisemitismo moderno,
dà segni di ripresa davanti a quell'annebbiamento della memoria che sta
seppellendo le vittime della
Shoah e il senso di colpa dell'Occidente cristiano. Oggi i movimenti giovanili
di estrema sinistra si
incontrano con quelli di estrema destra sulle piazze dove bruciano i vessilli
con la stella di David e
davanti alle sinagoghe imbrattate di una vernice rossa che chiede ancora
l'antico sacrificio del
sangue ebraico.
Di fronte a questo ritorno di fiamma antisemita è opportuno comprenderne, non
tanto o non solo le
ragioni che attraversano la società civile, quanto quelle che si riscontrano
all'interno della chiesa.
Cos'è infatti la negazione dell'Olocausto da parte del vescovo “lefebvriano”
Williamson se non
anche la manifestazione indiretta di un problema che ha coinvolto e continua a
coinvolgere la parte
più tradizionale del clero?
La gerarchia ha comunque le sue esigenze che la democrazia non può comprendere.
L'emergere
dell'aggettivo "ecclesiale" a fianco e in sempre più evidente contrasto con
l'antico aggettivo
«ecclesiastico» e la loro lotta per affiancare in modo esclusivo il sostantivo
“Chiesa” sono stati i
segni che anche il più distratto degli osservatori ha potuto cogliere nei
decenni scorsi, intorno al
concilio e subito dopo: in questo problema di linguaggio si è resa
evidente la tensione fra il
momento comunitario e creativo dal basso della vita religiosa cristiana e il
momento gerarchico e
autoritario di un corpo dove la proprietà esclusiva della parola e il controllo
del messaggio sono "ab
antiquo” il monopolio dell'autorità ecclesiastica.
Per questo la soluzione del problema dello scisma lefebvriano appare complicata
e non vicina.
Coinvolge in prima istanza la sorte del concilio Vaticano II. L' “aggiornamento”
conciliare dette
voce alla necessità di un corpo sacrale arroccato nella immobilità della
tradizione di aprirsi a un
mondo moderno lungamente considerato come una realtà da tenere lontana se non da
maledire nel
suo complesso.
A chi guardi questa vicenda dall'esterno si offrono poi altri motivi di
riflessione e di
preoccupazione: la situazione attuale dei rapporti col mondo mussulmano offre
una insperata
occasione di riscossa alla religione dei crocifissi sanguinanti e delle crociate
contro i mussulmani in
nome della quale monsignor Lefebvre continuò fino alla fine a promuovere in
Vaticano il
riconoscimento di quelle santità mistiche e antimoderne sorte nelle province più
chiuse della
Francia reazionaria negli anni della Comune e della Grande Guerra.
Adriano Prosperi la Repubblica 3 febbraio 2009