Le primarie di Ruini.
Il cardinale, come Rutelli, boccia i Pacs
No ai
Pacs, difesa di Antonio Fazio e critica del metodo delle intercettazioni,
richiamo allo spirito del referendum sulla fecondazione assistita, richiesta di
aiuti per la famiglia nella prossima finanziaria. E’ un Ruini a tutto campo
quello che ieri inaugura a Roma il Consiglio episcopale permanente della Cei. E
ha un bel dire che la Chiesa non parteggerà per nessuno schieramento nella
prossima campagna elettorale: il leader dei vescovi italiani traccia qualcosa di
più di un quadro della situazione, esprime giudizi precisi e a volte irrituali
(come l’affondo sul "caso Fazio", in cui davvero non si capisce cosa c’entri
l’episcopato italiano), mette sul tavolo, insomma, il programma politico che la
Chiesa intende portare avanti (con chi ci sta, che sia Follini o Mastella) nel
nostro paese.
Netta pure l’opposizione ai Pacs: “"Non vi è alcun reale bisogno di norme come
quelle francesi, che potrebbero portare a un piccolo matrimonio". Qualcosa che
"produrrebbe al contrario u n oscuramento della natura e del valore della
famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano". Il problema, chiarisce Ruini,
è che i Pacs "al di là del nome diverso e di altre cautele verbali, sono
modellati in buona parte sull'istituto matrimoniale". Come garantire, allora,
diritti a chi convive da anni? La soluzione ruiniana assomiglia molto a quella
di avanzata da Francesco Rutelli qualche giorno fa: norme a tutela delle coppie
di fatto si, ma non nell’ottica del “piccolo matrimonio”, quanto “nell'ambito
dei diritti e doveri delle persone", con appositi contratti privati. Insomma,
deve essere chiaro che la famiglia non si tocca, come ha titolato giorni fa con
inedita durezza l’agenzia cattolica "Sir". E' questa la bandiera del programma
("Teo con"? Neoclericale? Fate voi) dell’episcopato italiano, un po’ come la
devolution per la Lega.
Il serrate le fila sul tema delle coppie di fatto è stato di rara compattezza.
Da "l’Osservatore romano" ad "Avvenire", dalla "Sir" a "Famiglia Cristiana", la
Chiesa di Ruini ha chiamato a raccolta il suo esercito, già schierato in
battaglia (se battaglia si può definire l’invito a non partecipare a libere
votazioni) in occasione dei referendum. Proprio da quell’esperienza "è anche
importante ora – ammonisce Ruini - non disperdere il patrimonio di energie ed
esperienze che si è catalizzato attorno al comitato Scienza e Vita". Un esercito
di fedeli (nell’accezione più ampia del termine) che vasti settori della Curia
intendono, evidentemente, muovere per indirizzare a loro favore i passaggi
politici a loro più cari.
Inutile ricordare che questa idea non c’entra nulla con lo Stato laico. Col
“Libera Chiesa in libero Stato” enunciato non da Bertinotti, ma dal liberale
Cavour. Con la tolleranza e il principio evangelico dell’apertura verso i
peccatori sanciti dal Concilio e ribaditi più volte da Giovanni XXIII. Con la
libertà religiosa. E infine, ce ne scuserà il cardinal Ruini, con il pensiero e
gli ins egnamenti di Gesù Cristo.
A pensarla così è anche un autorevole “think thank” del cristianesimo non
sottomesso come il Centro Studi Teologici, secondo cui quelle di Ruini sono
“considerazioni al di fuori di ogni logica umana e cristiana”. Ed è inutile
ribadire che l’istituto dei Pacs vige in Francia dal 1999 (grazie a una legge
firmata non dal solito Bertinotti, ma da Chirac), e non risulta che oltralpe si
sia deteriorato il matrimonio, o si siano sposate meno persone. Come Ruini sa
bene, al di là della retorica, la legge francese prevede semplicemente la
possibilità di lasciare eredità al partner, il vincolo a interpellare il partner
da parte dei medici in caso di malattia dell'altro, la pensione di
reversibilità, la possibilità di subentro nell'affitto dell'abitazione. Tutte
cose che, incredibile a dirsi, in Italia ancora non esistono.
A Ruini evidentemente fa piacere che la compagna ultradecennale di un malato
abbia difficoltà nell’accompagnarlo in ambulanza, assi sterlo in ospedale,
ricordarlo al funerale, e infine nell'ottenere la parte di eredità,
l’appartamento, gli oggetti personali dell’amato. Ma è chiaro, ripetiamo, che la
famiglia è solo una bandiera, che in Italia notoriamente fa molta presa. Dietro
c’è un disegno di “riconquista” dello Stato laico, forte delle frange politiche
che si sono supinamente accodate (leggasi le reazioni di ieri di Mastella, dei
forzitalioti, di Tajani per conto del Ppe, ecc.), mirato a un’alleanza sacra tra
trono e altare che sa tanto di Medioevo. Con obiettivi molto precisi: stop alla
ricerca scientifica che sfiori i temi della bioetica; stop alle forme di
convivenza come quelle omosessuali, considerate “anarchiche” (e forse il termine
è involontariamente rivelatore dell’ansia di ordine sociale che pervade questa
nostra Chiesa italiana); in prospettiva, stop a divorzio e aborto.
E spiace, francamente, che il leader del centrosinistra Romano Prodi sia
costretto a chiarire precipitosamente che la sua idea non riguarda i matrimoni
gay. Forse andrebbe ricordato anche a lui che nella Costituzione non c’è traccia
di discriminazione in base ai comportamenti sessuali. E per la verità, ma questo
Ruini lo sa già, non ve ne è traccia neanche nel Vangelo.
Paolo Giorgi Da www.aprileonline.info n° 11 del 20/09/2005