Le mani che pregano e quelle che respingono

Quei guanti di lattice, che servono a non toccare l´orrore, sono come il nostro pensiero, come i
nostri ragionamenti sull´immigrazione-sì e l´immigrazione-no, le quote, i conteggi, i controlli, le
leggi.
Le guardie di finanza usano guanti di gomma e noi usiamo guanti mentali. Proprio come loro
li indossiamo per non entrare in contatto con il male fisico, con la sofferenza dei corpi.
Ma bastano una, due, tre foto come queste per farci scoprire la fisicità. Le guardiamo infatti senza
più la mediazione della logica, ne percepiamo l´efferatezza e la bruttura. E saltano i ragionamenti,
non c´è più bibliografia, spariscono i distinguo del "però questo è un problema complesso". Ecco
dunque la banalissima verità che sta dietro ai nostri dibattiti, al nostro accapigliarci sull´identità e
sulle frontiere: stiamo buttando fuori a calci in faccia dei poveretti che ci pregano in ginocchio
stringendo le mani delle nostre guardie di finanza, mani schifate e dunque inguantate.

E ci cade a terra anche la penna perché l´occhio è molto più veloce e diretto dell´intelligenza con la
quale siamo abituati a mentalizzare il mondo. Ci cade la penna perché capire e spiegare è già tradire
l´orrore, significa infatti infilarsi il guanto dell´orientamento politico, dei libri che abbiamo letto,
della nostra battaglia contro la xenofobia, significa parlare dell´esplosione demografica e del
deflusso inarrestabile dell´umanità dai paesi dell´infelicità a quelli dell´abbondanza... E invece qui
non si tratta né di cultura né di generosità, qui il pensiero si mostra per quel che è: un guanto di
lattice, appunto.
Qui ci sono da un lato i corpi tozzi, grassi e forti della Legge, la nostra legge, e dall´altro lato i corpi
umiliati e maltrattati dei disperati che non vogliamo in casa nostra e che respingiamo.
E nella loro
sofferenza c´è un surplus di mistero che non si esprime necessariamente nella magrezza e nelle
cicatrici perché - guardateli bene - quei corpi avviliti sono ben più vigorosi dei corpi sformati degli
aguzzini che ci rappresentano, degli italiani "brava gente" con il manganello.
Sembrano addirittura
più sani, certamente sono più vivi.

Dunque ancora una volta è l´occhio l´organo vincente. Ancora una volta scopriamo che la mente ci
abitua a non vedere le cose. E´ infatti facile dire che in casa nostra devono entrare solo quelli che
hanno un permesso di lavoro e che ci vuole un legge per facilitare le espulsioni dei clandestini.
Grazie alle foto dei reporter di Paris Match ora sappiamo che tutto questo significa una scarponata
sulle dita di una mano aggrappata alla murate di un´ imbarcazione , o un pugno sui denti o...
A Porta a Porta o a Ballarò si può trovare una motivazione per tutto, si può spiegare ogni cosa. Ma
davanti a queste foto ragionare diventa un crampo. Guardate che cosa è la fisicità della politica della
dolce e bella Italia:
respingere a calci, prendere di peso gli infelici e buttarli fuori dalla 'Bovienzo´
che fa servizio da Lampedusa a Tripoli, portarli davanti alle coste libiche e far credere loro che è
ancora Italia, trascinarli a terra nudi. E non sono foto di scena, immagini di un film, non sono
finzioni. E´ davvero questa la nostra politica, con un rapporto stretto tra quello che qui stiamo
vedendo e quello che qui non si vede. La nave Bovienzo infatti è come le nostre strade di notte dove
piccole creature nere si vendono ai camionisti. La Bovienzo è la violenza sulle donne, anche quella
che ci viene restituita in forma di stupro. La Bovienzo sono i soprusi e il disprezzo per i miserabili.
La Bovienzo sono le ronde razziste e i barboni bruciati. La Bovienzo è l´Italia dei mille divieti e dei
mille egoismi. La Bovienzo è l´Italia generosa che è diventata feroce per paura.

La Bovienzo è l´Italia che guardando queste foto si riconosce irriconoscibile: ma davvero siamo noi?

Francesco Merlo      la Repubblica 15 maggio 2009