Le distanze della
Chiesa
Il tentativo di minimizzare come pettegolezzo privato i comportamenti del
presidente del Consiglio
nei confronti delle donne, non poteva essere giustificato più a lungo dalla
Chiesa italiana. Che pure
non gli è stata certo ostile. La richiesta di chiarimento che '"Avvenire" ha
formulato ieri è
importante perché indica finalmente i termini reali della questione: il
superamento di un limite etico
che neanche per convenienza si può fingere ancora di non vedere. La questione
etica si è posta
quando – nonostante la censura televisiva - è apparso evidente a tutti come
Berlusconi fosse andato
oltre le vanterie e le scurrilità misogine, quelle che ama trasferire nei comizi
politici direttamente
dallo show televisivo. Quando cioè il paese ha dovuto fare i conti con un capo
del governo che
approfittava della ricchezza e del potere per costruirsi non dei flirt ma una
sorta di dominio
mercificato sull'universo femminile, di cui calpesta così la dignità.
Una spiegazione pubblica, chiede dunque "Avvenire". Rappresentando un disagio
cresciuto anche
nei settori del cattolicesimo conservatore fino a ieri intenzionati a convivere
serenamente con il
libertinismo del premier. Lo teorizzava don Gianni Baget Bozzo, che
giungeva a gratificare
Berlusconi come artefice della restaurazione cattolica in Italia – l'uomo della
Provvidenza, senza cui
neppure Ratzinger avrebbe potuto assurgere al soglio pontificio - nella
consapevolezza storica di
una Chiesa che per secoli ha "tollerato" il libertinaggio dei potenti in cambio
della delega sulle
anime.
Con minore coerenza del defunto Baget Bozzo, altri prelati hanno per qualche
settimana teorizzato
il primato dei meriti politici sull'ingiudicabilità dei comportamenti privati,
accusando di moralismo
o addirittura di puritanesimo chi evidenziava la natura pubblica e l'importanza
culturale della
denuncia di Veronica Berlusconi.
Ma a tutto c'è un limite, anche alla realpolitik della Chiesa italiana, e
i vescovi hanno ben capito che
quel limite ormai è stato superato. La Cei stava rischiando di trovarsi
spiazzata, da custode dei
valori a retroguardia imbarazzata nella difesa dell'indifendibile. Mentre a
Bruxelles si misuravano lo
sconcerto e il disagio del Partito Popolare Europeo, nel cui establishment
comunitario Berlusconi
appare figura isolata. Anche perché si riflette nel Ppe la voce di comunità
cristiane, cattoliche e
protestanti, abituate a considerare la coerenza tra predicazione evangelica e
stile di vita come un
requisito imprescindibile nella verifica dei propri rappresentanti.
La prima conseguenza è stata il naufragio della candidatura pur legittima di
Mario Mauro,
esponente Pdl di Comunione e Liberazione, alla presidenza del Parlamento di
Strasburgo: seppure
in Italia ci siamo abituati a vedere da sempre a braccetto, il clericale e lo
spregiudicato, oltreconfine
tale binomio desta tuttora scalpore.
L'"Avvenire" rivolge una pubblica richiesta di spiegazioni più convincenti di
quelle
autolesionistiche fornite finora. Agli occhi di chi vuol vedere bastano e
avanzano le ostentazioni
pubbliche con cui l'anziano uomo di potere fino a ieri riusciva a presentarsi
come figura invidiabile
e seducente; l'unico in grado di avere tutto ciò che gli altri desideravano,
sottomettendo le donne
con un sorriso. Ora sappiamo che quella fantasia maschile adolescenziale lui se
l'era riprodotto in
casa. O meglio in case private già trasformate impropriamente in sedi pubbliche
dall'uomo cui è
delegata la rappresentanza degli interessi nazionali.
La particolare natura di questo scandalo è stata ben sintetizzata dal "New York
Times": l'Italia vede
rappresentata nel suo premier, fino a un parossismo indifendibile, la
sottocultura volgare e
maschilista che la penalizza nel confronto con tutti gli altri paesi
occidentali. Nei quali sarebbe
impensabile il fenomeno del velinismo per il semplice motivo che insieme alle
donne dovrebbe
ribellarsi compatta l'intera classe dirigente.
Ormai sono pieni di vergogna i silenzi di tanti notabili berlusconiani,
mentre impressiona
l'incapacità (o l'impossibilità) di esprimere alcun senso critico da parte delle
donne da lui
selezionate e "inventate" come rappresentanti del popolo.
La Chiesa invece non poteva abdicare del tutto alla sua missione. Verrà
forse anche il giorno in cui
l'abuso delle norme "ad personam" e la commistione fra interessi pubblici e
privati incorreranno in
una valutazione etica meno disincantata da parte dei vescovi.
Nell'attesa, è la caduta del seduttore
nel ridicolo che ha imposto loro il richiamo alla serietà, nel timore che il
degrado morale sfregi
definitivamente gli stili di vita e il senso comune di questo paese.
Gad Lerner la Repubblica 20 giugno 2009