Le colpe
dell'opposizione
La lunga marcia della sinistra italiana verso il nichilismo è cominciata alla
Bolognina, poche
settimane dopo la caduta del Muro di Berlino - è utile rammentarla per capire in
quale grave
situazione ci si trova ora. Non ho consultato gli archivi del Pci-Pds per
verificare se la decisione di
abolire un partito (allora si disse "cambiare nome") fosse stata presa
collegialmente dalla Segreteria
o dal Comitato Centrale. Ma per noi spettatori lontani, quella fu la
decisione di un capo. Il quale
dall´alto della sua personale opinione decretò che era tempo di cambiare: era la
storia a chiederlo,
disse. Molto probabilmente il mutamento era indispensabile; anzi lo era
certamente. Ma venne
effettuato nel peggiore dei modi possibili. Con un atto discrezionale, senza una
deliberazione
collettiva e ponderata; senza andare all´origine ideologica e ideale di quel
cambiamento, che restò
di facciata e vuoto di contenuti. Come un cambiar d´abito si passò
dal comunismo di facciata al
liberalismo di facciata (spesso al liberismo, naturale vicino di casa
dell´economicismo marxista).
E da allora questo fu il metodo accreditato presso i dirigenti del maggiore
partito della sinistra. Un
metodo decisionista e personalista, che anticipava quello che ora tanto
deprechiamo del Presidente
del Consiglio. Un metodo anti-deliberativo, tipico di monarchie assolute o
reggenti dispotici; un
metodo che consiste nel decide d´arbitrio prima, per poi convocare organismi
collettivi o congressi
straordinari per legittimare post-factum quella decisione e soprattutto farla
digerire al popolo
subalterno.
In questo stesso modo da allora il partito ha
deciso-e-digerito altre risoluzioni, quasi
tutte improvvide e sbagliate. Tra le peggiori delle quali c´è senza dubbio la
famigerata bicamerale,
quell´improvvida politica che ha fatto della nostra Costituzione una merce di
scambio politico per
creare alleanze e che, soprattutto, ha legittimato il patrimonialismo di Forza
Italia. Il paese stava
assistendo attonito e impotente alla formazione veloce e pericolosa di un potere
assoluto - quello
mediatico-patrimoniale - e i leader dell´opposizione hanno con grande
intelligenza pensato bene di
giustificarlo e legittimarlo, invece di imbrigliarlo e contenerlo. Hanno pensato
di farvici accordi e
usare l´arma del compromesso senza far troppo caso al fatto che solo tra eguali
ci si può accordare;
perché chi ha un potere sovrastante fa quello che vuole, e non onora gli
accordi. Per fare accordi
occorreva prima limitarne il potere. Il contrario sarebbe stato, come fu, un
assurdo. Avevano mai
avuto modo di leggere Locke o Montesquieu nei ritagli di tempo i dirigenti della
sinistra?
Come in una giostra medievale, a forza di fendenti e picconate, la sinistra é
stata ridotta a un´ombra
di se stessa. Ed é ammirevole che i suoi elettori abbiano resistito per tanto
tempo, impotenti di
fronte alle violenze e improvvide offese dei capi. Da invenzione a invenzione:
perfino imitando
slogan di altri partiti in altri paesi (come faceva notare il corrispondente
dall´Italia per il New Yotk
Times dando l´annuncio delle dimissioni di Walter Veltroni) e mettendo insieme
cose che non
possono stare insieme, come il governo ombra britannico e il partito elettorale
americano, un
guazzabuglio che è stato degno di un apprendista stregone. Infine, a completare
il capolavoro, le
primarie: un metodo di selezione dei candidati che prevede un partito
consolidato e infine una
struttura federale del partito stesso: senza di che diventa guerra fratricida
fra le mura delle città e
delle contrade; il nemico sta dentro, con grande godimento dell´avversario
vero che sta fuori. E poi,
si può adottare un metodo che vive di conflitto a fondamento di un partito che
ha bisogno di grande
unità, almeno per stabilizzarsi? Metodi anti-democratici e rozzi, strutture e
procedure sbagliate. E
che cosa dire dei contenuti?
Sarebbe interessante sapere in che cosa credono questi dirigenti: sulla
rappresentatività del sistema
elettorale, sulla scuola pubblica, sulla giustizia sociale, sul conflitto di
interesse, sulle politiche per
affrontare la crisi economica, sul pluralismo religioso, sulla divisione tra
stato e chiesa, sui diritti
umani fondamentali, ecc. Non ci è mai stato detto con chiarezza: perché non era
possibile fare
chiarezza, visto che non c´era davvero un´unità di ideali e prospettive
politiche, di alcuni ideali in
particolare come quelli relativi all´interpretazione dei diritti individuali o
dello stato laico. E infine,
una nota dolentissima ma purtroppo realistica: molti dirigenti del Pd
"vivono di" politica
parlamentare essendo la politica il loro lavoro principale; questo dà loro una
naturale disposizione
all´inerzia e al rattoppo. Non dal centro potrà venire il rinnovamento.
E di un rinnovamento di
uomini e di donne c´è urgente bisogno. Senza del quale l´opposizione si consegna
all´avversario e
ne sancisce un potere già pericolosamente ingombrante e ai margini della
costituzionalità.
L´opposizione ha una responsabilità enorme, non solo o tanto verso i propri elettori, ma prima ancora e soprattutto verso i cittadini italiani: la responsabilità di contribuire a fare del paese una dittatura eletta.
Nadia Urbinati la Repubblica 6 marzo 2009