La violenza del sacro


La vicenda di Eluana Englaro, come quella di Welby, è di quelle che incidono in profondità oltre le
frontiere della coscienza e mettono in discussione le categorie mentali, culturali e sociali che sono
state costruite nella storia per creare ordine e darci rassicurazione e che però hanno finito per
divenire prigione, fonte di alienazione, strumento del dominio. Si può dire di lei quello che il
Vangelo di Luca fa dire a un vecchio saggio, Simeone, nei confronti del piccolo Gesù quando fu
presentato al tempio: "Egli è segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori".
Forse Simeone nella sua individualità non è mai esistito. Forse è una metafora che Luca ha voluto
esprimere. Sono molti i saggi che hanno visto oltre gli sguardi ciechi, oltre le convenzioni e le
semplificazioni. E hanno individuato in ogni epoca i "segni di contraddizione" capaci di svelare i
pensieri di molti cuori. Ecco, Eluana è uno di questi segni.

Sono molti oggi i cuori stanchi di una cultura sacrale che impedisce di amare la vita in tutte le sue
dimensioni compresa la dimensione della finitezza. La cultura sacrale ingabbia la vita, la aliena da
se stessa, la imprigiona in una dimensione astratta contrapposta alla dimensione altrettanto astratta
della morte. La sacralità, intesa come astrazione, separazione e contrapposizione fra le varie
dimensioni della nostra esistenza, vita/morte, anima/corpo, coscienza/inconscio … , è la proiezione
di un'angoscia irrisolta, di una frattura interna, di una mancanza di autonomia e infine di una
alienazione della propria soggettività nelle mani del potere.
Al fondo della crudeltà insensata che
tutt'ora insanguina il mondo c'è la persistenza di un senso alienato della vita derivante dal dominio
del sacro e dalla sua penetrazione nella società moderna. La violenza del sacro è la più radicalmente
distruttiva. Non si supera la cultura della violenza se non si libera ognuno di noi e l'umanità intera
dal dominio del sacro.

Contro la scelta libera e liberante di Eluana e di suo padre si è espressa una parte del mondo
ecclesiale, con assordante clamore. Tanto che "nell'opinione pubblica si sta affermando la
convinzione che la Chiesa su questo problema ha una posizione uniforme e monolitica, cioè la
scelta del padre di Eluana e la sentenza della Cassazione sono inaccettabili. In altre parole, ancora
una volta, si identifica la Chiesa con il Papa e i Vescovi, dimenticando che il popolo cristiano è una
realtà composita: ci sono le Comunità parrocchiali e i gruppi, i laici e i preti, i religiosi e le
religiose, i Vescovi e il Papa, con la presenza dello Spirito che dà forza a tutti coloro che sperano e
credono. Tutto questo in una diversità di funzioni, ma in una comune responsabilità Noi intendiamo
affermare che nella Chiesa, a tutti i livelli di responsabilità e di partecipazione, c'è una legittima
pluralità di opinione a questo riguardo. Ed è una grande ricchezza che sia così.".
E' quanto scrivono in un documento un gruppo di preti della diocesi fiorentina che non se la sono
sentita di restare silenziosi.
Lo stesso hanno fatto alcuni preti del Friuli.
C'è da augurarsi che si moltiplichino queste voci profetiche.

Enzo Mazzi      Liberazione  20 dicembre 2008