La Shoah e i barconi respinti

 

La newsletter Ucei (Unione delle Comunita Ebraiche Italiane) dell'11/5/09 riporta le seguenti frasi

tratte dal discorso del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni tenuto al "primo appuntamento" per

la presentazione del futuro Museo della Shoah di Roma, che si è svolto a Villa Piccolomini sulla Via

Aurelia: "Prima della Shoah c'era una nave piena di ebrei, la Saint Louis, partita dalla Germania,

che cercò aiuto a Cuba, poi a New York ma nessuno concesse asilo ai passeggeri e fu costretta a

tornare in Europa. Il carico di quei poveri esseri umani tornò ad Anversa, poco prima

dell'occupazione nazista e tutte quelle persone furono mandate a morire nei campi di

concentramento". Quindi il rabbino Di Segni ha aggiunto: "La Shoah è unica ma ci sono tanti

segmenti di quella storia che si possono ripetere e di fronte ai quali non possiamo restare

indifferenti.” La newsletter Ucei del giorno successivo registra la reazione indignata di Giorgio

Israel Storico della Scienza e giornalista che così bacchetta il rabbino Di Segni: ”Se diciamo che i

barconi di immigrati respinti dal governo italiano sono come la nave St. Louis non bisognerà

lamentarsi quando qualcuno dirà che Gaza è come Auschwitz. I due paragoni hanno lo stesso grado

di fondatezza. Cioè zero. Ed entrambi contribuiscono allo stesso modo alla banalizzazione della

Shoah”. Il confronto di queste due posizioni di fronte alla tragedia di esseri umani resi numeri e

criminalizzati dalla definizione di clandestino è sconcertante. Il rabbino Di Segni pur giustamente

rivendicando l’unicità della shoà, sollecita il valore esemplare di quella immane sofferenza per

esprimere solidarietà verso altre sofferenze, il professor Israel e altri come lui, ebrei e no,

sacrificano al loro fondamentalismo filo israeliano ogni pur minimo e parziale apparentamento fra

le sofferenze dei perseguitati.
 

Moni Ovadia   l'Unità 16 maggio 2009