La religione di Putin e di Bush
La più
recente vittoria della religione arriva dalla Russia: torna nelle scuole l'ora
di insegnamento della religione ortodossa, maestri i monaci stipendiati dallo
stato, fine dell'ateismo scientifico. Chi l'avrebbe detto, qualche decennio fa?
Intanto, dall'altra parte del pianeta, negli Stati uniti, si afferma sempre più
decisamente il cristianesimo - protestante e cattolico - di stampo
fondamentalista. Bush e Putin d'accordo anche sulla Bibbia. Fuori dal coro, per
ora, la Cina e poco più. Da noi le attenzioni di tutti, destra e sinistra,
sempre più rivolte al papa, mentre i laici vivono giornate sempre più incerte e
amare. Come mai? Fra le possibili risposte, una si impone. La religione è
vincente perché si è proposta a sostituire le carenze, le difficoltà, le
sconfitte delle nostre società. Almeno di quelle del nostro occidente, che aveva
provato negli ultimi due secoli a reggersi sulle proprie gambe e non ci era
riuscito. Il successo delle religioni è la contropartita dell'insuccesso - vero
o presunto - delle società laiche (moderne, illuministe...). Così è apparso a
molti, non tutti. Così ripete continuamente lo stesso papa Benedetto XVI: senza
Dio, niente morale, niente legge, niente società. E anche niente pace
(dimenticando, fra l'altro, il rapporto stretto fra le guerre e le religioni).
Il ventunesimo secolo si apre, dunque, a una
religione speciale che attraversa oriente e occidente e che si sovrappone a
tutti i testi sacri: è la religione che siamo soliti chiamare religione «civile»
e con la quale, ormai, dobbiamo tutti fare i conti. Una religione che sostiene
la società e spesso e volentieri supplisce alle debolezze delle sue istituzioni.
La «civil religion» - come amano dire negli Stati uniti -, sorregge tutti i
poteri, dal legislativo all'esecutivo fino al giudiziario. Suprema corte di
giustizia, supremo parlamento e supremo governo. «Dio è con noi» anche se non lo
troviamo scritto sui nostri cinturoni come era su quelli nazisti. Già, perché
questa religione-supplenza si accorda bene sia con le democrazie che con le
dittature. Sia destra che sinistra.
Constatazioni drammatiche per i credenti (i non
credenti possono tranquillamente voltare pagina). Può esistere una religione -
cristiana oppure musulmana - che non sia «civil»? E a quali condizioni? Sarebbe
la religione di qualche eremita e di qualche martire? Di quei pochi credenti che
si tengono fuori dalle porte delle chiese e dei palazzi? Forse. Ovvero, detto in
altre parole, dobbiamo accettare che il vero compito della religione sia quello
di sostenere lo stato e la società? Dovremmo forse, in questo senso, islamizzare
anche il cristianesimo? Non so. Comunque varrebbe la pena di discuterne.
FILIPPO GENTILONI Il manifesto 6/02/2006