La religione di Obama

 

Il discorso di Obama al Cairo riguarda direttamente anche le religioni del mondo, non soltanto la
politica Usa. Vale la pena di dare un'occhiata anche a questi aspetti che interrogano il «divino». Si
impongono almeno tre riflessioni di una certa importanza.
La prima dice la rilevanza del fatto religioso nel mondo. Non lo si pensava qualche decennio fa. Si
pensava che la laicità avesse trionfato, che le religioni riguardassero, ormai, soltanto il privato:
confessionale e camera da letto, come si diceva. Laicità trionfante. Le varie religioni sarebbero
rimaste importanti soltanto nei paesi arretrati, in qualche zona dell'Africa e dell'Asia. Il
materialismo sembrava dominante e con il materialismo anche l'ateismo.
Obama ha dimostrato che non è così. Il suo discorso al Cairo è stato un discorso religioso, sul
rapporto fra le varie religioni e sul rapporto della religione con la cultura e la politica. Lo devono
ammettere tutti: anche chi, come noi, aveva pensato che il ruolo sociale e politico della religione
fosse al tramonto e che il trionfo della laicità avrebbe significato un passo avanti della società e del
benessere sociale. Obama ci costringe a ricrederci, in nome dell'Islam e non solo.
Un'altra riflessione devono farla i cristiani delle varie chiese. Una riflessione umile. Il cristianesimo
non può pretendere un primato assoluto e indiscusso. Il suo ruolo nel mondo di oggi è, invece,
ampiamente discusso e anche contestato. Roma - e non soltanto- non può vantare primati assoluti. Il
papa stesso ha dovuto ridimensionare alcune parole che aveva pronunciate in senso troppo sicuro e
troppo da «primo della classe». Un primato che si deve condividere con altri, ad esempio con
l'islam o le fedi orientali. Mentre, ci piaccia o no, dilagano le varie «fedi fai da te», non certo il
laicismo né l'ateismo. L'autorità dei «palazzi» vaticani è in calo tutto il mondo.
Ancora una riflessione: la religione si rafforza nei paesi più poveri. Più sono le banche e meno sono
le chiese. Roma non lo aveva compreso, soprattutto quando ha contrastato la «teologia della
liberazione», per paura del comunismo. Benché Gesù avesse detto «beati i poveri». Oggi la forza
dell'Ìslam non è tanto nei palazzi di Abu Dabi quanto nelle baraccopoli di tutto il mondo. Le parole
di Obama devono arrivare anche in Vaticano.
Filippo Gentiloni      il manifesto 7 giugno 2009