La ragazza che si sente "velina dentro"

Caro Augias, Ho sentito una ragazza partecipante ad una selezione esclamare: 'Mi sento velina
dentro' come se fosse una vocazione artistica o, addirittura, religiosa. Troppe ragazze e donne,
nella difficoltà crescente di costruirsi un futuro pensano che la fisicità costituisca la via più facile
al raggiungimento di obbiettivi. Parlare di protezione delle donne dall'odioso reato di stupro e
proporre l'immagine delle donne come oggetti da prendere con maggiore o minore violenza, oltre
che ipocrita, è anche un modo per eludere la drammaticità del problema. La gaffe dell'avvocato
Ghedini che parla di 'utilizzatore finale' e di 'grandi quantità' di donne, si spiega con questa
atmosfera. A me pare che sia qui l'aspetto più grave, la considerazione delle donne che viene fuori,
con sempre maggiore evidenza, non solo da quelle parole ma anche da tutta una programmazione
tv dove viene proposta insistentemente una immagine della donna in cui ha valore solo il suo corpo,
la sua più o meno ostentata disponibilità, il suo utilizzo sessuale.

Lillina Savagnone Palermo lillina.savagnone@gmail.com
 

'Velina dentro' è un'espressione spaventosa, portato di una corruzione (intendo delle menti) che va
avanti da anni nel silenzio, quando non è connivenza, di ogni magistero. Mi ha scritto da Busto
Arsizio il signor Gino Tintori (gino.tintori@libero.it) che nel gran bailamme di questi giorni farebbe
piacere sentire la voce una volta tanto giustificata, di qualche severo custode della morale. Il solo
che finora abbia parlato, cioè scritto, con motivazioni non politiche è don Antonio Sciortino
direttore di 'Famiglia cristiana' che non ha esitato a definire "superato il limite della decenza". Ha
aggiunto una notazione particolare dicendo "nessuno pensi di allettare la Chiesa con promesse o
ricattarla con minacce perché non intervenga e taccia". Credo si riferisca al fatto che nei giorni
scorsi è trapelata la notizia che il (pessimo) progetto di testamento biologico già approvato dal
Senato verrebbe messo al più presto in discussione alla Camera per fare un gesto gradito alla
Chiesa, per riequilibrare il passivo accumulato con le ultime disavventure, riacquistare
benemerenze. Vedremo presto se la notizia è attendibile, se lo fosse saremmo davvero al
mercimonio. Mi hanno anche colpito le parole di Carlo Maria Martini nel colloquio con Eugenio
Scalfari: «Alcuni pensano di essere buoni cristiani, ha detto, perché qualche volta vanno a messa e
fanno avvicinare i figli ai sacramenti. Il cristianesimo non è solo quello. I sacramenti sono
importanti se coronano una vita cristiana. La fede è importante se procede insieme alla carità». In
momenti come questi si vede bene la differenza tra la Chiesa 'spirituale' e la Chiesa che si fa usare
come moneta di scambio.

Corrado Augias     la Repubblica 25 giugno 2009