La passeggiata di
Benedetto e George W.
Mentre gli amici Joseph e George passeggiano lungo i vialetti dei giardini
vaticani, il pensiero va a
papa Wojtyla. Che cosa avrebbe detto lui di questa visita, lui che con tanto
ardore tirò le orecchie al
“cristiano rinato” Bush ricordandogli che libertà e democrazia non si esportano
massacrando gli
innocenti? Per quanto uno la voglia ricacciare indietro, perché la storia
prosegue e bisogna guardare
al futuro eccetera, la domanda torna a ogni passo dei due amici in questa bella
giornata di sole, con i
giardini ancora più ordinati del solito, i pueri cantores della Sistina che
intonano angelici mottetti e i
tiratori scelti che dalla cupola di San Pietro tengono sotto mira qualunque cosa
si muova nei
dintorni.
La domanda sarà pure ingenua, ma al cuore non si comanda, specie se ti è
capitato di vivere in presa
diretta gli allarmi e gli appelli lanciati a ripetizione da Giovanni Paolo II
nei giorni terribili della
crisi irachena, quando la Santa Sede divenne di fatto la nuova Onu e al palazzo
apostolico
volgevano lo sguardo tutti quelli che ancora si sforzavano di cercare un
briciolo di giustizia nelle
relazioni internazionali.
Quando avvenne tutto ciò? In questo secolo o in un altro? Una distanza siderale
sembra separare
George, Joseph, i vialetti vaticani e i mottetti angelici dai cortei per la
pace, dalle bandiere
arcobaleno al vento e dal vecchio papa malato che trovò nei recessi dello
spirito le ultime forze per
gridare il suo irrevocabile no alla guerra e alla prevaricazione. I processi
alla storia sono patetici
quando nascono dalla nostalgia, ma come evitare certi cattivi pensieri mentre
mister Bush, che si
ritiene un eletto del Signore, passeggia amabilmente con il capo della Chiesa
cattolica il quale in
questo modo gli dà una consacrazione tutta speciale? Va bene, mister Bush è già
fuori, appartiene
ormai al passato degli Usa e del mondo, ma le immagini girate nei giardini
vaticani resteranno,
saranno utilizzate, peseranno.
«La mia fede mi libera e mi consente di prendere decisioni che ad altri possono
non piacere», disse
una volta mister Bush in uno dei suoi frequenti accessi di messianismo. Utilizza
la religione per
sostituire il ragionamento, commentò allora uno psichiatra di poche parole ma
profondo acume.
Quando uno incomincia a dire “Dio lo vuole” c’è sempre da preoccuparsi. È tipico
dei
fondamentalisti il bisogno del nemico. Occorre loro per riconoscere se stessi. E
così scovare nemici
a ogni costo, anche dove non ce ne sono o dove comunque sarebbe più saggio usare
altri mezzi
anziché la violenza, diventa non solo legittimo ma necessario.
E al diavolo il diritto internazionale.
Un tipo di lavoro, questo, in cui l’ex alcolista Bush, già episcopaliano passato
al metodismo della
moglie Laura e poi conquistato dal fervore evangelico dei born again christians,
s’è applicato con
un certo successo.
Una volta un teologo sudamericano (gente sospetta) mi spiegò che nei discorsi di
Joseph Ratzinger
è possibile rintracciare un grande bisogno di ordine che è tipico della sua
graziosa terra bavarese,
dove ogni cosa è al suo posto e tradizione è sinonimo di sicurezza.
Per un uomo tanto ordinato, passeggiare lungo i vialetti degli impeccabili
giardini vaticani
dev’essere una soddisfazione senza pari. Ma se accanto a te c’è uno che si crede
investito di una
missione divina per la salvezza dell’umanità, e per realizzarla è disposto a
compiere atti distruttivi
di cui regolarmente si autoassolve, non c’è da farsi venire almeno qualche
dubbio sull’opportunità
di riceverlo con tanta empatia? Come al solito, il problema non sta nella
patologia nel singolo, della
quale si può avere pietà, ma nel fatto che milioni di persone l’hanno voluto
come presidente
dell’unica superpotenza rimasta.
E allora, visto che il soggetto nel frattempo ha fortunatamente maturato l’età
pensionabile, non
sarebbe meglio catalogare il suo caso fra le tristi bizzarrie della storia e
voltare pagina? Perché un
ricevimento tutto all’insegna dell’amicizia più intima? Il teologo Ratzinger è
abile e da buon ex
capo dell’ex Inquisizione può darsi che durante la passeggiata abbia sussurrato
all’orecchio
dell’ospite qualche santo consiglio per ravvedersi ed evitare le fiamme
dell’inferno, argomento al
quale gli evangelici, dopo tutto, sono piuttosto sensibili. Pur avendo seguito
la camminata non
abbiamo saputo che cosa si sono detti i due. Non ci resta che sperare. No, non
che, come si dice in
giro, mister Bush voglia fare il quarto salto spirituale e passare al
cattolicesimo. Per carità. La
speranza è che Benedetto, durante la passeggiata, gli abbia fatto la stessa
semplice ma decisiva
domanda che già il predicatore evangelico Bill Graham rivolse a Bush anni fa:
«Senti George, sei a
posto con Dio?».
Aldo Maria Valli in
Europa 14 giugno 2008