LA MORALIZZATRICE CARFAGNA E IL VIGILE ALEMANNO
La ministra Carfagna, che inorridisce di fronte alle prostitute e
si prepara a perseguitarle a suon di multe e anche di manette, in compenso
rassicura l’Europa sulla sua volontà di combattere ogni discriminazione contro
gli omosessuali. Ma qualche tempo fa aveva allegramente dichiarato che gli
omosessuali italiani non soffrono di alcuna discriminazione e, quindi, non si
capisce bene da che cosa oggi intenda proteggerli. In quanto alle prostitute,
esse hanno la grave colpa di vendere il proprio corpo e l’austera Carfagna si
appresta, con tanto di legge penale, a espellere se non dalla società, almeno
dalla visibilità sociale, le autrici e, immaginiamo, anche gli autori di tanto
scempio. Però, a questo punto, dovrebbe mettere le manette anche alle signorine
(e ai signorini) che posano senza troppi veli (Gadda avrebbe detto senza addobbi
indumentari) per i calendari. Anche costoro vendono il proprio corpo e in modo
assai più lucroso di quanto non facciano le povere diavole che battono a
Caracalla, in quel di Roma. Dove, per di più, già le attende l’implacabile
vigile Alemanno, con tanto di metro per misurare la lunghezza della minigonna.
Come per tutti i bacchettoni, da che mondo è mondo, anche per l’intrepido
sindaco di Roma la pubblica moralità è una questione di centimetri.
Nessuna offesa al decoro di Roma hanno, invece, inferto i saluti romani che,
sulla piazza del Campidoglio, accolsero festanti l’elezione di un sindaco con un
notevole curriculum di estremista nero. Si dirà che si tratta di eventi
che ormai appartengono a un passato che non può tornare, ma perché, da quel
giorno, gli episodi di razzismo e di inciviltà verso gli immigrati e tutte le
minoranze si sono moltiplicati fino a diventare quotidiani? Il sindaco si
affanna a condannare e a chiedere scusa, e però viene il sospetto che, con un
primo cittadino di tal fatta, molti si sentano ormai autorizzati a dar sfogo
alla loro beceraggine politica e culturale.
Il guaio è, come dice un proverbio sul quale non si riflette abbastanza, che chi
semina vento raccoglie tempesta. Durante la campagna elettorale, Gianni Alemanno
ha soffiato con sforzi ciclopici sul vento della demagogia, promettendo fra
l’altro l’espulsione immediata di ventimila clandestini e altre mirabilia
urbis che ancora non si sono viste e difficilmente si vedranno, come la
soluzione del problema della sicurezza che, in molti quartieri di Roma, è un
problema reale e che chiederebbe un lungo e paziente lavoro di bonifica sociale.
Altro che multe alle prostitute e ai loro clienti, fra i quali, peraltro, ci
sono anche tantissimi elettori del sindaco, convinti assertori del perbenismo
che si riassume nello slogan restauratore del ministro Tremonti : Dio, patria e
famiglia, con l’aggiunta magari di qualche travestito. La destra che ci governa
diventa ogni giorno più pericolosa, perché si è fatta, come ha detto
efficacemente qualcuno, imprenditrice della paura, e invece di lavorare per
risolvere i problemi, in molti casi li suscita o li complica con annunci di
rimedi autoritari e fintamente decisionisti, che hanno il solo scopo di tenere i
cittadini in una condizione di perenne stress psicologico. Ed ecco i proclami
quotidiani della ministra Gelmini che hanno solo l’effetto di aggravare il senso
di precarietà in cui vivono famiglie, studenti e docenti, le omelie moralistiche
della ministra Carfagna che non restituiranno decoro alle strade italiane perché
si limitano semplicemente a nascondere l’immondizia (a Roma si dice attuffare)
sotto il tappeto, l’attivismo parolaio di un sindaco come Alemanno costretto a
rincorrere i guai da lui stesso suscitati con i suoi improvvidi allarmismi.
Fra i tanti significati della parola laicità, c’è anche quello che la
identifica con la sobrietà, con la capacità di guardare i problemi per quel che
sono, senza religioneria e moralismo. I ministri e i sindaci
berlusconiani (e non solo loro, purtroppo) preferiscono, invece, le foglie di
fico da mettere sulle “vergogne”, come si diceva una volta. Questo mi ha fatto
tornare alla mente una vignetta di Mino Maccari apparsa tanti anni fa sul
“Mondo” di Pannunzio. Si vede un untuoso politico del regime democristiano che
cerca di ricoprire di foglie una donna nuda alla presenza di un grasso
cardinale, e chiede con zelo: ancora una fogliolina, eminenza?
Paolo Bonetti dal sito di italialaica.it (4-10-2008)