La memoria corta
del Vaticano sull'immigrazione
Il rapporto stato-chiesa non è mai stato agitato come in questi giorni. Meglio
dire Berlusconi-chiesa,
dato che è stato proprio il premier a causare e anche a dirigere lo scontro.
Attacchi e difese, scuse e
spiegazioni. Soprattutto grande confusione: un polverone nella cui nebbia
diventa difficile definire i
motivi dello scontro, nonché l'elenco degli alleati e degli avversari.
Nonostante tutto, si possono individuare almeno tre certezze. Meglio: tre
indicazioni, tre ipotesi di
lavoro. La prima riguarda il rapporto fra la maggioranza berlusconiana e il
mondo cattolico.
Prendendo quest'ultimo nel suo insieme, è indubbio che nei confronti di
Berlusconi l'abbraccio si sia
raffreddato. Svariati i motivi, anche se non è facile indicarne la relativa
portata. Si va dalla
freddezza cattolica per la scandalosa vita privata del premier ai suoi ripetuti
attacchi alla libertà di
stampa. Non pochi i sospetti anche sull'attacco portato dal direttore del
Giornale Vittorio Feltri a
Dino Boffo: che con queste accuse si volesse distogliere lo sguardo
cattolico proprio dalle colpe di
Berlusconi? E' possibile, anche se non probabile.
La seconda certezza riguarda la struttura stessa del nostro mondo cattolico.
Sempre meno compatto,
sempre più articolato. Le vecchie classiche articolazioni non valgono più. Vige
una totale
disarticolazione. In discussione la stessa dipendenza dai palazzi vaticani e
anche dalla Conferenza
episcopale. Fra l'altro si discute lo stesso rapporto fra questa e quelli. Ne
risulta un mondo cattolico
molto meno unitario e più articolato di quanto lo fosse in passato. Silvio
Berlusconi e la Lega di
Bossi non possono non tenerne conto.
La terza osservazione può soddisfare il presidente Berlusconi. E' un suo
successo. Le polemiche di
questi giorni hanno occultato quella che poteva - e doveva - essere la
principale accusa cattolica
contro il governo, quella che avrebbe dovuto riguardare l'immigrazione.
Le vicende di Boffo, hanno
fatto dimenticare i barconi di naufraghi respinti. Una vera sconfitta che il
mondo cattolico ha dovuto
subire. Uno scandalo dal quale neppure i palazzi vaticani possono chiamarsi del
tutto fuori.
Filippo Gentiloni il manifesto 6
settembre 2009