La manipolazione
del Papa
Come il venditore accanto a un monumento, Berlusconi si è appiccicato a Papa
Ratzinger per tutto
il periodo di Natale.
In Vaticano Benedetto XVI ha preso con filosofia il ruzzolone della notte
natalizia, mostrandosi di
buon umore, anche al pranzo (blindato) condiviso domenica con i poveri della
Comunità di
Sant’Egidio.
Per proteggerlo da imprevisti verrà rafforzata la vigilanza “in mezzo alla
gente”, con gendarmi in
borghese mescolati ai fedeli durante le cerimonie ufficiali. Ma niente mura di
gorilla intorno al
Papa. D’altra parte, la collaborazione fra personale di sicurezza vaticano e
Polizia italiana
nell’opera di filtraggio preventivo con i metal detector si è rivelata
finora efficace nell’impedire che
in piazza San Pietro o in basilica venissero introdotte armi. Già da qualche
tempo, comunque, il
livello di allarme era stato innalzato durante gli spostamenti del pontefice a
Roma e in Italia.
Più difficile è per il Vaticano arginare gli straripamenti e le manipolazioni di
Berlusconi. Il premier
non ha aspettato il balzo di Susanna Maiolo per accomunarsi a Ratzinger come
vittima delle
“fabbriche di odio” (che poi con l’incidente nella basilica non c’entravano
assolutamente nulla), ma
ha deciso scientificamente di appropriarsi del linguaggio natalizio e di usare
Benedetto XVI come
assist per le proprie campagne. Il Papa parla di “civiltà dell’amore”? .
E il Cavaliere propaganda il suo “partito dell’amore”. I
pontefici perdonano i propri attentatori? Il
premier si è esibito nel perdono di Tartaglia, però con l’avvertenza che sia
punito per dare un
esempio. Che non si tratti di improvvisazioni (Berlusconi nel marketing
non improvvisa mai) è
evidente dalla manovra di inventarsi una letterina di Natale a Benedetto XVI,
finita sui giornali
esattamente il 24 dicembre, quando i quotidiani andavano in ferie e quindi per
altri due giorni i
pensierini del Cavaliere sono ripassati tra le mani dei lettori.
Vi si leggono due passaggi fondamentali. L’appropriarsi del “messaggio di pace e
fraternità di
Cristo”, con annessa polemica sui fautori della “violenza verbale o financo
fisica”, e l’assicurazione
che i valori cristiani testimoniati dal Papa “sono sempre presenti nell’azione
del governo da me
presieduto”.
Obiettivo primario del Cavaliere in questa fase politica è di impedire che si
realizzi una
convergenza delle opposizioni in difesa della legalità repubblicana, come aveva
adombrato Casini
prima dell’aggressione di Milano al premier.
Per questo motivo – secondo la sua mentalità – Berlusconi pensa di
acquistarsi la neutralità
benevolente della Chiesa pagando prezzi concreti: il pentimento tardivo
di Feltri sul caso Boffo, il
recupero in Finanziaria di 130 milioni di euro per le scuole cattoliche, il
ricovero forzato in
ospedale delle donne che abortiscono con la pillola Ru486, il sabotaggio del
testamento biologico.
E ora, lo sbandieramento dei “valori cristiani” e l’impegno per la
pace sociale proprio mentre
Famiglia cristiana lo accusa di non sostenere le famiglie.
Dinanzi a questa offensiva di coinvolgimento, lucidamente
studiata, le alte sfere ecclesiastiche si
muovono a rimorchio, incapaci di rispondere al quesito se sia utile al
bene comune che un primo
ministro abbia l’immunità per reati penali totalmente non politici e se
risponda all’interesse del
Paese una riforma istituzionale, che rafforzi il potere dell’esecutivo
indebolendo i contrappesi
costituzionali.
Nelle stanze vaticane sembra mancare una visione precisa della fuoriuscita
dell’Italia da una crisi
morale-istituzionale, che all’estero tutti sanno causata da Berlusconi stesso.
Al di là degli appelli
generici ad un “clima di intesa”, pronunciati dal pontefice o dal presidente
della Cei, la gerarchia
ecclesiastica non va.
Rimuovendo dati di fatto incontrovertibili: Berlusconi ha tenuto in casa a
stipendio un mafioso, ha
frequentato una minorenne mentendo ripetutamente sulle circostanze della
conoscenza, l’azienda
Fininvest – di cui è dominus – ha corrotto un giudice e per conto del
premier è stato pagato un
testimone.
Quando il pontefice nei discorsi natalizi dichiara che “oggi è la crisi morale,
più ancora di quella
economica, a ferire l’umanità” diventa paradossale l’assoluta mancanza di
giudizio delle istanze
ecclesiastiche sulle anomalie italiane.
Nelle settimane passate, precisamente l’11 dicembre, l’Osservatore Romano è
giunto addirittura a
censurare il comunicato del presidente Napolitano sugli insulti lanciati da
Berlusconi al congresso
del Partito popolare europeo contro la Corte Costituzionale e i presidenti della
Repubblica.
Di Napolitano il giornale vaticano ha riportato la preoccupazione, il rammarico
e l’appello alla leale
collaborazione fra le istituzioni. Ma laddove il presidente della Repubblica
aveva parlato di
“violento attacco” alle istituzioni di garanzia, l’Osservatore ha cancellato il
duro giudizio del capo
dello Stato.
È questa neutralità che Berlusconi va inseguendo. E finora la sta
ottenendo.
Marco Politi il Fatto Quotidiano 29 dicembre
2009