La Loggia P2 e la memoria dei ragazzi
Proprio quando il suo piano pare realizzarsi nessuno parla più della
loggia di Gelli
Ma dei giovani hanno cominciato a studiarla
Le città perdono la memoria che distingueva le passioni di chi le abitava:
immense periferie omogeneizzate dal pensiero unico Tv. E i ragazzi cominciano a
non capire. Perché rimpastare la Costituzione e svuotare le alte corti e sfidare
il Capo dello Stato? Cosa serve incatenare la magistratura? Malgrado
l'apparenza, Berlusconi non sta inventando niente: è solo il copista
scrupoloso del programma disegnato trent'anni fa da Licio Gelli, maestro della
loggia segreta P2.
Piano Rinascita. I nuovi elettori non sanno cos'è. La P2 ha avvelenato
l'Italia eppure nessuno ne vuol parlare. I licei la trascurano, per il cinema è
un thrilling pericoloso: meglio lasciar perdere mentre i poteri decidono il
futuro. Mai un'inchiesta a puntate, o un film alla Oliver Stone o un giorno
della memoria come per le foibe di Tito e Mussolini. Quel giorno potrebbe essere
il 17 marzo perché il 17 marzo 1981 i carabinieri scoprono nella cassaforte di
Gelli i documenti di una banda segreta e un elenco di nomi, 962, ma la
numerazione fa capire che mancano 1559 affiliati, facce importanti anche se i
notabili rivelati non sono niente male: generali, ministri, onorevoli,
banchieri. Controllano Tv, ministri, case editrici. Tanti giornalisti,
soprattutto del Corriere della Sera. Berlusconi è il numero due del settore
informazione. Scrive per il Corriere fondini da seconda pagina. E sul Corriere
Gelli annuncia il futuro. Interviste blindate: proibito tagliare una virgola. E
appunti quotidiani che arrivano all'amministratore delegato Bruno Tassan Din,
gerarca P2. Ordina a chi di dovere: articolo per domani. Piduisti sugli altari
ma altri vengono suicidati: Sindona, Calvi, Pecorelli.
Poi Gelli scappa con baffi finti, arrestato, torna libero: «gravemente malato di
cuore». Trentacinque anni dopo la salute è di ferro. Nessun osa sfiorarlo. I
suoi segreti possono travolgere la politica mentre il Piano Rinascita diventa
programma di governo: Berlusconi, presidente, I ragazzi crescono con questo
vuoto alle spalle com'erano cresciuti i ragazzi cileni: solo nel declino di
Pinochet imparano l'orribile storia. «Quando ho scoperto cos'era la P2, chi
erano i protagonisti e cosa sono diventati, è finita la mia adolescenza ed é
cominciata una complicata maturità». Gianluca Grassi, studente lavoratore di
Reggio Emilia, sta scrivendo la tesi che insegue le fortune dei signori passati
a fil di spada dal maestro venerabile. «Un pugno allo stomaco». Compagni di
studio mai illuminati su quel P e quel 2. Pensano a un dentifricio o alla
pistola ultima generazione. «Assieme a loro mi sono sentito preso in giro dalla
scuola, dai politici, dal silenzio dei giornali. Sorridono: storie del passato.
Se fossero del passato se ne potrebbe parlare liberamente. Invece, silenzio,
perché i protagonisti di ieri in buona parte restano protagonisti di oggi».
Gelli programmava una Tv privata più importante della Tv di Stato; mani sui
giornali «per far pensare alla gente ciò che noi vogliamo. Nuove generazioni con
le nostre idee». Fiori di plastica affidati alla pedagogia degli allievi del
Maestro. Proibito ricordare. Parlando di quando scriveva per il Corriere,
Vittorio Feltri confessa su Libero il rimpianto per Bruno Tassan Din: «Lo
stimavo». E la P2? «Una bufala». A parte condanne e galera, Tassan Din
nascondeva nelle banche di paesi lontani i tesori spariti dalla Rizzoli. Milioni
di dollari, Banco Andino, Montevideo: finanziava le squadre della morte delle
dittature dei generali con tessera P2, 30 mila ragazzi spariti solo in
Argentina. La villa uruguayana di Tassan Din allungava i suoi giardini attorno
alle ville di Gelli e di Ortolani, ministro delle finanze P2. Ma era anche il
buen retiro di un ministro in divisa passato alla storia per i prigionieri
svaniti nelle prigioni di Stato. Vicini di casa non immacolati anche in Italia.
Accanto alle aiuole di Tassan Din, Costa degli Dei calabrese, piedi
dell'Aspromonte, negli anni '70 (anni del trionfo P2) mafia e ‘ndrangheta
s’incontravano. Riunioni nella villa Spagnola, antica proprietà del principe
golpista Julio Valerio Borghese. Arriva clandestino Stefano Delle Chiaie,
Avanguardia Nazionale, intoccabile all'ombra di Pinochet. Incontra mafiosi ma
anche i generali Maletti e Miceli (P2), Lino Salvini, fiduciario di Gelli e le
facce senza nome dei padrini. Tassan Din non appare fra gli ospiti, dorme lì
accanto. Avrà offerto almeno un tè ai confratelli della loggia. Passano gli anni
e si fa autorevolmente sapere «io stimavo Tassan Din». Poveri ragazzi 2000 che
invecchiano inconsapevoli e tranquilli.
Maurizio Chierici l’Unità 19.2.09