La lezione di Barbaglio

Un anno fa ci ha lasciato Giuseppe Barbaglio. Grande biblista e amico di molti di noi. Lo ha ricordato giovedì scorso su queste pagine Rossana Rossanda, annunciando il convegno che si tiene in questi giorni a Roma, presso la Facoltà Valdese di teologia. Significativo il titolo del convegno: «I mille volti di Gesù»: mille, appunto, non uno soltanto come vorrebbe una vecchia lettura cattolica dei testi. Il grande merito di Barbaglio è stato proprio quello di accostare la cultura cattolica alle conquiste che da decenni l'esegesi più recente aveva raggiunto, specialmente al di là delle Alpi. Sull'onda del Concilio e dell'ecumenismo, con la compagnia di pochi altri (penso, fra gli altri, a don Benedetto Calati) e con l'ostilità più o meno dichiarata degli ambienti cattolici più ufficiali. Si trattava di accettare i risultati degli studi ebraici e cristiani, con i loro dubbi, le loro interpretazioni, il loro pluralismo. Significativo, fra gli altri, l'ultimo volume di Barbaglio, uscito appena un anno fa: «Gesù di Nazaret e Paolo di Tarso» (Edb). Un «confronto storico» fra i due principali protagonisti della nascita del cristianesimo. Non una contrapposizione, come pretendeva e pretende un'esegesi lontana da Roma, ma neppure un'identificazione, negata dall'analisi precisa dei testi. La conclusione, tipica dello stile di Barbaglio: «Volendo gettare uno sguardo sintetico sui risultati della ricerca mi sembra di poter affermare in generale, dati alla mano, che Paolo né si è appiattito su Gesù, né si è distanziato da lui fino a ignorarlo. Discontinuo senz'altro rispetto al Nazareno perché vissuto in altro ambiente geografico, linguistico e culturale ...». A questo punto non possiamo non chiederci quanto la lezione di Barbaglio sia penetrata nell'insegnamento e nella prassi del cattolicesimo ufficiale. La risposta non può che essere incerta ancora troppo poco. Lo conferma il fatto che la celebrazione di questi giorni si svolga in casa protestante. Nonostante il concilio e parecchi studi sul tipo di quelli di Barbaglio, la Bibbia non è ancora di casa nei «palazzi» vaticani. Qui più che la lettura attenta e scientifica dei testi vale l'autorità di chi li ha letti e li ha interpretati ufficialmente. Uno per tutti. Ne soffre non soltanto l'ecumenismo ma la stessa profondità della fede cristiana. Barbaglio è ancora più che mai attuale e necessario.

 

Filippo Gentiloni     Il manifesto 30/3/08