La guerra solitaria di don Giorgio contro il leghismo
A ROVAGNATE C’È UN PARROCO INSULTATO DAI FEDELI PERCHÉ CRITICA BOSSI
I leghisti “sono dei subumani, dei bastardi ignoranti e ciechi che pensano solo ai loro interessi, a riempirsi la pancia, noncuranti del mondo che intanto va a rotoli”. Non usa toni diplomatici il brianzolo don Giorgio De Capitani, parroco di Rovagnate, in provincia di Lecco. Una battaglia, quella contro il celodurismo leghista, in cui è solo, perché “tutti i miei parrocchiani sono della Lega, come elettorato e come mentalità. Sono sempre in mezzo a loro e li conosco, sono egoisti, gretti, indifferenti”, racconta don Giorgio.
La Brianza è il covo della
Lega ma, dopo alcune prese di posizione pubbliche, a don Giorgio sono arrivati
messaggi dai toni usati di solito a Corleone e dintorni: “In
questi giorni hanno giurato che mi faranno esplodere. Dicono che mi ammazzeranno
– racconta don Giorgio scorrendo sul computer le decine di mail di minaccia
ricevute – e capita che, dopo la messa,
alcuni parrocchiani mi insultino anche a viso aperto. Persino il medico
personale di Silvio Berlusconi, il
dottor
Alberto Zangrillo,
è venuto in chiesa e ha urlato che sono un terrorista”.
Entrato giovane in seminario perché “a quei tempi non si poteva scegliere”, don
Giorgio è diventato prete a 25 anni. Col tempo è cresciuta la spinta alla
ribellione verso una Chiesa che non condivide: “Dal
Papa in giù, questa Chiesa mi sta stretta. È vittima di troppi dogmi e
moralismi, basti pensare che continua ad osteggiare la distribuzione dei
preservativi anche a costo di far morire migliaia di persone di Aids. Io sono
favorevole all’estensione dei diritti ai gay, agli immigrati, a tutte le persone
in quanto persone. Hanno cercato di scomunicarmi perchè ho firmato la petizione
per il testamento biologico”.
Ma – sua sponte – don
Giorgio non se ne andrebbe mai perché “le cose si cambiano dall’interno”, e
perché i rapporti col suo superiore, il cardinale di Milano,
Dionigi
Tettamanzi (attaccato in questi giorni dalla Lega e considerato
il punto di riferimento da un certo cattolicesimo non ciellino) sono buoni:
“L’ho visto a settembre. Lui e il suo predecessore, il cardinale
Carlo Maria
Martini, sono uomini coraggiosi criticati perché non si fanno
intimidire. Ma sbaglia il segretario di Stato,
Tarcisio Bertone a difendere
Tettamanzi in quanto arcivescovo, va difeso perchè dice cose giuste”.
Secondo don Giorgio “è
una vergogna che il Vaticano taccia sui comportamenti di Berlusconi solo per
ottenere leggi favorevoli”,
e del presidente del Consiglio dice che “è
amorale (ma
usa termini anche più crudi, ndr)
perchè
disprezza sia le donne che il bene comune”.
Il parroco parla della sua Lombardia come della regione più xenofoba d’Italia, in cui “la mafia è legale. Chi governa è Comunione e liberazione, il vero cancro della Chiesa. La Compagnia delle opere, ramo finanziario di Cl, diventa sempre più forte, soprattutto da quando Roberto Formigoni guida la regione. Cl gestisce ospedali, giornali, parrocchie. Questo è un Sistema, non uno Stato di diritto”.
Il parroco predica anche dal sito www.dongiorgio.it ma denuncia: “Noi preti non possiamo parlare. Invece – spiega – dovremmo raccontare la violenza che cresce ogni giorno nelle persone. Il Vaticano deve rendersi conto di quanto è indecente l’alleanza con queste forze politiche che uniscono Dio al dio Po e ai riti celtici, che non rispettano la vita degli altri, che lasciano morire gli immigrati in mare”.
Beatrice Borromeo Il Fatto Quotidiano 10/12/2009