La grandezza di quella Chiesa la miseria di questa Chiesa 

 

Generalmente succede nelle dittature: il regime prende di mira un intellettuale, un politico, un artista, un attore - che ritiene scomodo, o semplicemente poco rispettoso, poco omaggiante del potere - e lo accusa di terrorismo. Avviando così la persecuzione. E' uno dei momenti più infami, nel processo di sviluppo dei regimi, non solo per la vigliaccheria - insita in qualunque azione persecutoria - ma perché avviene nel momento nel quale il regime decide di rendere esplicito, e non più camuffato, l'attacco al principio della libertà. Fa il salto di qualità, si mostra, sceglie il totalitarismo.

Il Vaticano ieri ha compiuto questo passo, accusando di terrorismo il giovane attore Andrea Rivera, e ponendosi così - dal punto di vista dei principi - al di fuori della sfera tradizionale della democrazia. Ha reso chiara, palese e dura, la sua scelta fondamentalista, prendendo forse a modello alcune linee di condotta di settori estremisti e fanatici della religione islamica. E' chiaro perché questa scelta della gerarchia ecclesiastica sia molto grave. Annienta un secolo intero di faticosa ricerca politica e teologica del mondo cristiano - e della Chiesa - che aveva accompagnato la crescita nella cultura e nel costume della nostra società. E' molto difficile ritenere che il mondo cristiano possa senza traumi rendersi autonomo dalla Chiesa, e dunque non risentire di questo strappo "medievale" del Vaticano ratzingeriano. Ed è difficile pensare che una società come la nostra, così intimamente contagiata dalla cultura cristiana e dalla sua ricchezza, non subisca un contraccolpo pesante da questa cupa capriola del mondo cristiano.

Certo viene la pelle d'oca pensando a Paolo VI, che tre mesi mesi prima di morire si rivolse ai sequestratori di Aldo Moro, con la sua tenera voce tremante, e disse queste parole: «Uomini delle Brigate rosse, io vi prego in ginocchio, liberate l'onorevole Moro... Io mantengo la speranza che ancora nei vostri animi alberghi un vittorioso sentimento di umanità. Io ne aspetto pregando, e pur sempre amandovi, la prova...». Viene la pella d'oca mettendo a confronto l'incredibile carica di umanità - e di modernità - di quella preghiera di Montini (che faceva sentire a noi laici e atei la forza morale incredibile del cristianesimo) con l'arroganza miserabile e ignorante del titolo di ieri del L'Osservatore Romano .

Poi c'è un altro problema. La mancanza di reazione del mondo politico. Anche noi abbiamo ripetuto cento volte che il Vaticano ha tutti i diritti di esprimere a voce alta le proprie idee (anche quando interferiscono con il legiferare dello Stato, anche quando, come spesso avviene da un po' di tempo, sono idee decisamente stupide), perché questo diritto all'interferenza fa parte del diritto generale alla libertà di opinione di tutti e assoluta. Libertà di opinione assoluta vuol dire anche libertà di opinione illiberale, come quella della Chiesa di Ratzinger. Ma rispettare il diritto del Vaticano non vuol dire rinunciare all'obbligo di difesa dei diritti dei laici. Cosa ha fatto di male Andrea Rivera? Niente, niente, niente. Ha criticato la Chiesa cattolica, in modo ironico e garbato. La Chiesa ha risposto, come si faceva nel medioevo, con una anatema e una maledizione, violando persino le leggi dello Stato che proibiscono la calunnia e la diffamazione, ed esponendo questo giovane artista alla furia e alle ritorsioni del mondo cattolico e del potere. Perché il mondo politico non ha reagito, unito, con indignazione? Perchè gli stessi sindacalisti hanno sentito il dovere di dissociarsi da Rivera, isolandolo, lasciandolo solo? Dissociarsi da cosa? I sindacalisti forse pensano che la Chiesa abbia fatto bene a negare al povero Welby i funerali religiosi che in precedenza aveva riconosciuto - giustamente - a dittatori e criminali internazionali come Augusto Pinochet? Non credo che nessuno dei sindacalisti sentisse nel suo intimo il dovere di dissociarsi da quelle parole così ragionevoli, di buonsenso; si è piuttosto dissociato - così mi è sembrato - dalla critica alla Chiesa per motivi diplomatici. Ma non si può esser diplomatici di fronte alla violenta arroganza del Vaticano. Noi abbiamo il dovere di proteggere persone e idee. Anche la dichiarazione di Prodi mi è parsa debole e ambigua. Avrebbe dovuto rendere netta, esplicita la difesa dell'attore italiano indicato dalla Chiesa al linciaggio.

P.S.

Attualmente Andrea Rivera lavora per la Rai. Chiediamo al consiglio di amministrazione della Rai di vigilare sul fatto che l'anatema del Vaticano non lo danneggi. Sarebbe davvero insopportabile una discriminazione dovuta a una odioso diktat religoso, a una fatwa .

 

Piero Sansonetti      Liberazione 3 maggio 2007