La grande anomalia nell’Italia del
cavaliere
C´È un´anomalia al vertice istituzionale dello Stato. L´abbiamo scritto varie
volte ed Ezio Mauro l´ha di nuovo precisato con chiarezza subito dopo il
discorso di Silvio Berlusconi all´assemblea del Partito popolare europeo a Bonn.
L´anomalia sta nel fatto che il presidente del Consiglio e capo del potere
esecutivo disconosce l´autonomia del potere giudiziario; disconosce la
legittimità degli organi di garanzia a cominciare dal Capo dello Stato e dalla
Corte costituzionale e ritiene che il premier, votato dal popolo, detenga un
potere sovraordinato rispetto a tutti gli altri.
Questa situazione – così ritiene il premier – esiste già nella Costituzione
materiale, cioè nella prassi politica e nella convinzione dello spirito
pubblico, ma non è stata ancora introdotta nella Costituzione scritta e ad essa
si appoggiano i poteri di garanzia e la magistratura per contestare la
Costituzione materiale. Bisogna dunque modificare la nostra Carta anzi, dice il
premier, bisogna cambiarla adeguandola allo spirito pubblico. Lui si farà
portatore di quel cambiamento, prima o poi. Quando lo giudicherà opportuno. A
quel punto la situazione sarà pacificata, un nuovo equilibrio sarà stato
raggiunto, il governo potrà lavorare in pace, i processi persecutori contro il
presidente del Consiglio saranno celebrati solo quando il suo mandato sarà
terminato e la sovranità della maggioranza sarà in questo modo tutelata.
L´anomalia ha notevoli dimensioni. Il fatto che Berlusconi l´abbia
descritta e raccontata con parole sue in un congresso del Partito popolare
europeo cui appartiene, denuncia di per sé la gravità di questa situazione, ma
ancora di più questa gravità emerge dal fatto che non vi siano state
contestazioni in quell´assemblea. L´Unione europea riconosce e fa
propria una carta di diritti che vale per tutti gli Stati membri. Di questa
carta i principi dello Stato di diritto e dell´indipendenza dei poteri
costituzionali sono parte integrante. Sicché è molto preoccupante che uno dei
principali esponenti del Partito popolare europeo, a chi gli chiedeva un
commento sul discorso di Berlusconi, abbia risposto: è una questione interna
alla politica italiana. Quando si tratta dei principi della
costituzionalità europea non esistono questioni interne dei singoli Stati membri
che possano sfuggire al vaglio degli organi dell´Unione. Credo che
questo problema andrebbe formalmente sollevato dinanzi al Parlamento di
Strasburgo e dinanzi al presidente del Consiglio dei ministri dell´Unione.
Per quanto riguarda il nostro "foro interno" per ora l´anomalia resta, ma verrà
al pettine nei prossimi giorni sulla questione che più sta a cuore al premier,
quella cioè della sua posizione giudiziaria rispetto ai tribunali della
Repubblica. Lì avverrà il primo scontro. È ormai evidente che il metodo della "moral
suasion", utilmente praticato dai nostri Capi di Stato nei confronti del
governo fin dai tempi di Luigi Einaudi, non vale più. Esso è stato possibile per
sessant´anni fino a quando le diverse posizioni politiche si confrontavano in un
quadro di valori e principi condivisi; ma questo quadro di compatibilità è ormai
andato in pezzi. Le varie istituzioni e i poteri dei quali ciascuna di esse ha
la titolarità sono dunque l´uno in presenza degli altri senza più ammortizzatori
di sorta. Gli angoli non sono più arrotondabili ma spigolosi. Il rischio è
una prova di forza interamente istituzionale.
L´anomalia berlusconiana ci ha condotto a questo punto, a questo rischio, a
questo pericolo. Molti pensavano che tutto si riducesse a problemi di galateo e
di linguaggio. Non era così ed ora la dura sostanza è emersa in tutto il suo
rilievo.
* * *
Abbiamo scritto più volte che l´anomalia populista è presente in modo
particolare nello spirito pubblico del nostro paese. Ma non soltanto. La
tentazione autoritaria è presente in molti altri luoghi. Autoritarismo e
populismo spesso sono fusi insieme e costituiscono una miscela esplosiva, ma
talvolta sono disgiunti. La vocazione al cesarismo a volte è
alimentata dal conservatorismo di opinioni pubbliche sensibili agli interessi di
classe e alla difesa di privilegi. Oppure dall´emergere di interessi nuovi
che chiedono riconoscimento e rappresentanza.
Nella storia moderna la tentazione autoritaria è stata molto presente
nell´Europa continentale, talvolta con modalità aberranti oppure con
caratteristiche innovative. Ma ha innescato in ogni caso processi avventurosi,
forieri di guerre e di rovine materiali e morali. I principi di libertà ne sono
stati devastati.
Di solito quando ci si inoltra in questo tipo di analisi si rievoca l´esperienza
del fascismo italiano. Esso avviò anche alcuni processi innovativi, ottenuti
tuttavia con la perdita della libertà, con l´esasperazione demagogica del
nazionalismo e con un generale impoverimento della società. Ma un altro esempio,
con caratteristiche molto diverse, era già avvenuto in Europa un secolo prima e
fu il bonapartismo. Andrebbe storicamente ripercorso il
bonapartismo perché rappresenta una vicenda per molti aspetti eloquente di come
si passa da una fase rivoluzionaria ad una fase moderata e poi ad una svolta
autoritaria che aveva in grembo la fine del regime feudale, l´eguaglianza dei
cittadini di fronte alla legge, pagando però queste innovazioni con milioni di
morti in un quindicennio di guerre continue e con la perdita della libertà.
Il generale Bonaparte rappresentava un´anomalia rispetto al regime moderato del
Direttorio, nato sulle ceneri del Terrore robespierrista. La sua vocazione
autoritaria non aveva nulla di populistico ma era appoggiata da un´opinione
pubblica che voleva a tutti i costi una pacificazione. Napoleone fu
visto come lo strumento di questa pacificazione e fu l´appoggio di
quell´opinione pubblica che gli consentì un colpo di Stato che non costò neppure
una vittima. Il 18 brumaio del 1799 suo fratello Luciano Bonaparte, presidente
dell´assemblea dei Cinquecento, con l´appoggio del generale Murat, sciolse
quell´assemblea con la scusa che essa era piena di giacobini e consegnò il
potere a suo fratello Napoleone. Il seguito è noto.
Non abbiamo nulla di simile, non c´è un generale Bonaparte, non c´è un generale
Murat, non ci sono fantasmi militareschi. Ma c´è un´opinione pubblica spaccata
in due e una classe dirigente anch´essa spaccata in due. C´è una
tentazione autoritaria. C´è una maggioranza conservatrice formata da piccoli e
piccolissimi imprenditori e lavoratori autonomi che sperano di ricevere tutela e
riconoscimento. E c´è un´ampia clientela articolata in potenti clientele locali,
legate al potere e ai benefici che il potere è in grado di dispensare.
Questa
è l´anomalia. La quale ha deciso di non esser più anomalia ma di rimodellare la
Costituzione. Non riformandone alcuni aspetti ma cambiandone la sostanza.
Non più equilibrio tra poteri e organi di garanzia, ma un solo potere
sovraordinato rispetto agli altri. L´Esecutivo che si è impadronito, con
la legge elettorale definita "porcata" dai suoi autori, del potere legislativo e
si accinge ora a mettere la briglia al potere giudiziario e agli organi di
garanzia.
Sì, bisogna rivisitarla la storia del 18 brumaio del 1799 perché c´è un aspetto
che ci può riguardare molto da vicino. Del resto, anche il discorso di
Mussolini del 3 gennaio 1925 va riletto e meditato. Ci sono momenti storici
nei quali l´assetto di uno Stato viene sconvolto e capovolto. Dopo nulla sarà
più come prima. Nessuno si era reso conto di ciò che stava per accadere. Quando
accadde era ormai troppo tardi per impedirlo.
Eugenio Scalfari Repubblica 13.12.09