La giustizia silviocentrica
Giustizialista: cosa significa? Ho cercato su quattro
dizionari, Sansoni, Garzanti, Rizzoli-LaRousse, Zingarelli, sia pure, quest'ultimo,
in edizione assai vecchiotta, e non ho trovato il termine. C'è soltanto, sotto
forma di sostantivo, il concetto che si riferisce all'ideologia di Peron, in
Argentina. Presumo, quindi, che la parola sia stata coniata a suo tempo da
qualche mafioso o camorrista, o imbroglione, indignato per essere perseguitato a
causa dei suoi crimini.
Sicuramente è stata ripresa alla grande dai «famigli», Cicchitto e Gasparri,
orgogliosi di ricalcare le stesse strade del loro idolo, idolo in terra e in
cielo. Diciamo, quindi, che giustizialista è o dovrebbe essere colui che
persegue fini di giustizia. Magari ad ogni costo. Ma quest'ultima annotazione
non significa nulla: la giustizia c'è o non c'è, non esistono vie di mezzo.
Dunque per la destra che cerca di salvare il suo Silvio i magistrati che
compiono il loro dovere sono uomini di parte, rossi, comunisti. Addirittura il
loro organo di autogoverno è una cloaca... Mi meraviglia che quel giudice
espulso dalla magistratura per non aver motivato una sentenza, consentendo la
scarcerazione dei colpevoli, neanche dopo otto anni, non sia stato ancora
fagocitato in Forza Italia ed eletto in Parlamento. Perché alla fine questo si
vorrebbe, che si chiudesse un occhio qui e là, o tutti e due, purché si intende,
si tratti di personaggi di una certa caratura. Ma chi seguirà questo indirizzo,
tranne i personaggi che con allegra, facile e disinvolta manovra sono entrati
nelle aule dove si legifera?
Gli anni di Tangentopoli
Ricordo gli anni di tangentopoli quando l'ingegner Mario Chiesa fu sorpreso
mentre cercava di eliminare nella tazza del cesso le prove della sua corruzione,
cioè i milioni delle mazzette ottenute in quanto massimo responsabile del «Pio
Albergo Trivulzio» che si doveva occupare di diseredati. L'informazione raccolse
l'inno di gioia del popolo.
Così come quando furono arrestati Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni, e Raul
Gardini, re della chimica, che aveva distribuito a politici e compari i
trecentocinquanta miliardi di quella che fu definita la madre di tutte le
tangenti. Si suicideranno ambedue. La vedova e i figli di Cagliari restituirono
allo stato 19 miliardi a dimostrazione che chi aveva arrestato il loro congiunto
non era di destra né di sinistra, ma semplicemente un magistrato che aveva
esercitato il suo elementare dovere.
E si ritrovarono senza molta difficoltà le tracce di quel fiume di danaro
elargito dal padrone della Montedison. Evidentemente il loro suicidio fu causato
dal fatto di non voler sopportare la vergogna o di considerarsi uomini ormai
finiti (anche se in Italia la resurrezione è all'ordine del giorno, vedi Dell'Utri,
vedi Farina, il giornalista che lavorava per i servizi segreti, vedi l'ex
presidente della regione Sicilia, Cuffaro, rientrato per la finestra del
Senato). Ma alcuni non reggono allo sconforto, e gliene si deve dare merito,
come il deputato Sergio Moroni che si uccise quando ricevette l'ingiunzione di
presentarsi al palazzo di Giustizia di Milano. Forse lui non aveva intascato
mezza lira delle tangenti, probabilmente era stato solo l'anello di passaggio
delle tangenti verso il Partito socialista ... Ma le responsabilità a chi
debbono essere addebitate? Ai giudici che compiono il loro dovere o a chi ha
infranto il codice penale? Forse se sul tema qualcuno della destra ci desse una
risposta specifica, gliene saremmo grati.
E Bettino Craxi? Qualcuno ricorderà i fischi e il lancio di monetine al suo
apparire davanti alla vecchia sede socialista di via del Corso, a Roma. Non fu
uno spettacolo edificante, ma rappresentava il sentimento popolare contro i
politici di larghe idee tangentizie. Si può scusare il ladro, il rapinatore, chi
delinque per fame, non il potente che riceve denaro sporco per aumentare o
conservare il suo potere o per moltiplicare il numero delle sue ville.
Successivamente si saprà che dieci miliardi gli erano arrivati, a Craxi,
dall'amico Silvio che ha sempre cercato di coprire i suoi giri di danaro,
corrompendo, come lo accusano, persino un avvocato inglese cui fece avere come
ringraziamento un assegno di 600 mila dollari.
Giustizialista chi chiede un verdetto? O criminale al quadrato chi cerca di
impedirlo? Certamente gli antigiustizialisti si muovono con finte buone maniere,
parlano alato, propongono un lodo, ricorrono al parlamento. Ma si tratti un vero
e proprio dolo, alla faccia del popolo e contro il popolo. E vanno avanti a
furia di ricatti incrociati: io do la giustizia te, se tu dai a me il
federalismo come lo voglio io, vero egregio ministro delle riforme che rispondi
al nome di Umberto Bossi? Ma sei sicuro che i tuoi capiranno, se e quando
l'informazione farà capire, quali sono i nodi?
Il potere dell'informazione
Già, perché il potere non si fa mancare nulla, compreso soprattutto il più
delicato meccanismo della democrazia, quello del mondo delle notizie. Ora
abbiamo anche quel governatore abruzzese che si cibava di carrettate di euro. A
lui, specie da destra, sono arrivati messaggi di solidarietà, primo fra tutti
quello di colui che ci governa, il quale non ha perso l'occasione per esprimere
i suoi dubbi sulla legittimità dell'inchiesta. Solidarietà perché si ritiene
l'ex governatore innocente? O, piuttosto, perché si vanno toccando le alte
cariche? La risposta definitiva la si avrà tra cinque o sei anni, se non tra
dieci. In tempo quindi per ogni prescrizione possibile, tra rinvii, ricusazioni
per legittimo sospetto, ricorsi in Cassazione e al tribunale del riesame, una
sequela di leggi, leggine, leggiucce volute specialmente da chi non vuol rendere
ragione alla giustizia del popolo operato, e portate avanti farisaicamente in
nome di un falso garantismo.
Tutto questo si dovrebbe abbattere. Voi credete che si farà? Ma vattene. La
ricerca che i «lodisti», o meglio i «dolisti» faranno o stanno facendo non è per
arrivare a sentenze rapide, al contrario per non avere sentenze. E' il caso di
aggiungere che questo varrà soltanto per coloro che siedono sulle poltrone del
potere.
Abbasso i sostenitori della giustizia silviocentrica.
Franco Giustolisi Il manifesto 30/7/08