La fede e la spada
Con i “negri” il mondo cattolico italiano si è schierato subito, senza
esitazione. Pronunciando una
parola, che molti libertari in pensione si vergognano di ricordare.
Sfruttamento. Al cinico commento
di Maroni sul lassismo verso i clandestini hanno reagito il parroco e il
cardinale, l’Avvenire,
l’Osservatore e il Papa.
“Sfruttamento, caporalato, controllo della criminalità”, ha scritto dal primo
giorno il giornale dei
vescovi, denunciando la realtà degli “schiavi stagionali”. Di immigrati
sfruttati ha parlato il
segretario di Stato vaticano Bertone. Fino all’Angelus pregnante di Benedetto
XVI: “Ogni migrante
è un essere umano”.
Nel silenzio tombale del Piazzista dell’Amore (ma come può il premier occuparsi
degli schiavi in
Italia e di rispetto della legalità, quando è occupato a trovare immunità per
chi corrompe testimoni e
redige falsi bilanci?) fa impressione ascoltare un Papa, mentre ricorda la
semplice verità che ogni
immigrato “differente per cultura, religione e storia, è pur sempre una
persona da rispettare, con i
suoi diritti e i suoi doveri” e mai ci sia la tentazione di sfruttarlo.
E ora l’Osservatore Romano
rincara, rammentando l’odio razzista che alligna fra gli italiani.
Prontamente il fariseo Calderoli ha tentato di scippare le parole papali,
dichiarandole “impeccabili,
sacrosante, da sottoscrivere”. E invece no. Non ci può essere contiguità
tra una Chiesa fedele alla
sua dottrina sociale e l’impudenza dei leghisti che si travestono da araldi di
crocifisso e presepe e
poi da anni lasciano loro esponenti invocare la “caccia” agli immigrati, portare
maiali sui luoghi di
future moschee, proclamare “White Christmas” per organizzare
deportazioni. Non c’è nazione in
Europa occidentale, dove un partito di governo alimenti così apertamente il
clima di isteria
xenofoba, che porta un paziente d’ospedale a rifiutare l’“infermiera negra”
o un fuciliere di Rosarno
a sentirsi in diritto di sparare sull’immigrato.
Rosarno è un monito anche per la Chiesa. Per molti credenti è stato difficile
digerire l’avvento
recente di atei furbescamente devoti. Ma lasciare che i seminatori di
razzismo continuino a
sventolare il vessillo cristiano è stomachevole.
Marco Politi il Fatto Quotidiano 12 gennaio 2010
In Europa...
Di ritorno al lavoro dopo un mese di assenza, il presidente Silvio Berlusconi
non ha ritenuto
opportuno, lunedì 11 gennaio, prendere la parola per esprimere la sua opinione
sugli scontri di
Rosarno – quelle violenze di cui sono state vittime degli immigrati, per lo più
clandestini e africani,
il 9 e il 10 gennaio, da parte della polizia e degli abitanti di questa
cittadina di Calabria, nel sud
dell'Italia.
Eppure, quegli avvenimenti mettono in luce uno dei più gravi problemi che
l'Italia ha unitamente ai
suoi vicini europei: l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati. Per
il ministro dell'interno, le
violenze di Rosarno sono solo un problema di ordine pubblico e di numero di
poliziotti
supplementari.
Passato nel giro di vent'anni da paese di emigrazione a paese di
immigrazione, l'Italia non ha
saputo, o voluto, affrontare il problema in modo diverso se non sotto l'aspetto
della repressione,
cercando un arsenale di provvedimenti per scoraggiare i candidati al viaggio
verso la penisola. In
parte ci è riuscita. Il flusso migratorio attraverso il Mediterraneo è stato
praticamente bloccato dopo
la firma di un accordo con la Libia. Questo accordo ha permesso all'Italia
respingere i clandestini
ancor prima che raggiungano le coste italiane per far valere un eventuale
diritto d'asilo.
Resta il fatto che 4 milioni di stranieri, e quasi 600 000 clandestini, vivono
ormai in Italia senza che
venga fatta alcuna riflessione seria e ragionata rispetto alla loro
integrazione. L'idea di ridurre da
dieci a cinque anni il periodo per l'ottenimento della nazionalità italiana è
stata rifiutata dalla destra,
che ha preferito invece introdurre un tetto del 30% di alunni stranieri nelle
classi per l'inizio
dell'anno scolastico nel 2010.
Principale alleato di Silvio Berlusconi, il partito anti-immigrati della Lega
Nord moltiplica le
provocazioni nei confronti dei nuovi arrivati in Italia – e particolarmente
verso gli africani – senza
che nessuno, o quasi, reagisca. Sulla stampa di destra, i neri sono chiamati
“Negri” oppure “Bingo-
Bongo”. Questo razzismo accettato senza reazioni ha finito per incancrenire
la società italiana, dal
nord al sud. L'assenza di una vera condanna da parte del potere ha fatto il
resto.
Oggi, i bulldozer hanno raso al suolo i baraccamenti nei quali gli immigrati
della Calabria avevano
trovato un indegno rifugio, facendo così sparire perfino la traccia dei loro
abitanti. E con essa
l'occasione di una riflessione su una società multietnica e multiculturale
all'italiana.
in “Le Monde” del 13 gennaio 2010