La destra laica che
manca al Paese
Per Gianfranco Fini, la norma sul testamento biologico approvata al Senato è da
Stato etico e non da
Stato laico. E' un giudizio pesante come un macigno. Le sue parole hanno fatto
irrompere nel rito
celebrativo del "partito unico" qualcosa di assolutamente imprevisto. Bisogna
prenderne atto. Nella
situazione attuale del paese un uomo politico che si assume la responsabilità
personale di dire cose
dure e controcorrente in uno spazio teatrale dove la regia consentiva solo
applausi in sala e lacrime
sul palcoscenico, merita attenzione e rispetto. Fini ha dimostrato di
avere maturato una personale
coscienza della gravità di quello che è accaduto: e ne ha individuato la matrice
originaria nella
tradizione ideologica dei regimi totalitari, proprio mentre Berlusconi recitava
la solita litania di
accuse allo statalismo della sinistra. Così la realtà è entrata nello
spettacolo. Una realtà inaudita. Col
voto sul disegno di legge sul testamento biologico la maggioranza, ignorando gli
appelli provenienti
dalla società e i peraltro timidissimi tentativi parlamentari di emendare il
testo , ha approvato un
disegno di legge che ha tolto a ciascuno di noi il diritto di rifiutare
l'imposizione di cure forzate. Il
cardinal Bagnasco sapeva quel che faceva quando alla vigilia del voto
parlamentare ha posto
condizioni ultimative. E al momento opportuno la saldatura tra il potere
politico e una Chiesa
incerta e assediata dall'impopolarità (almeno al di là dei confini italiani) ha
tenuto. Abbiamo visto
all'opera un'alleanza tra l'integralismo di una chiesa che irrompe senza
mediazioni sulla scena del
potere e l'opportunismo politico. E questo ha portato il paese intero a
sperimentare qualcosa di
nuovo: qualcosa però che sa anche di antico. Antiche sono le forme di questo
avanzante regime
clerico-totalitario, definibile come una nuova Controriforma.
Dall'armamentario della vecchia
Controriforma, quella dei secoli XVI e XVII, sono riaffiorati i tentativi di
trasformare i medici in
delatori; e nella stessa direzione vanno tante altre cose, dai limiti posti alla
ricerca scientifica sulle
staminali alla compunta attenzione alle prediche papali contro il "relativismo"
(cioè contro
l'orizzonte mentale stesso del mondo moderno in cui ci muoviamo) che rinnovano
l'errore capitale
compiuto da chi condannò Galileo Galilei .
Il Galilei di oggi per la Chiesa si chiama Darwin, come
abbiamo imparato dal discorso alla CEI del cardinal Bagnasco. E l'ombra
dell'antica esecrazione cristiana del suicida fa da sfondo al fanatico vitalismo
di una devozione atea che nasconde sotto gli
appelli all'identità cristiana un deciso attaccamento alla vita terrena e per
questo vuole condannare
per legge tutti gli italiani a non poter sfuggire alle lunghe agonie di corpi
senza più speranza.
Sono ingredienti della storia profonda del paese, sempre buoni nella fuga
all'indietro dei tempi di
crisi e sempre pronti a riaffacciarsi in un paese come l'Italia: che è un
paese profondamente
conservatore, per molte e diverse ragioni. Di queste ragioni lo storico
Perry Anderson ha proposto
di recente una analisi asciutta sulla London Review of Books che gli italiani
dovrebbero leggere.
Ma il collante che unisce quegli ingredienti non è così remoto. Lo possiamo
riconoscere
nell'intolleranza degli uomini del potere politico a ogni limite opposto alla
loro volontà: secondo i
Berlusconi, i Sacconi e tutti gli altri giù giù fino all'ultimo dei sindaci,
agli "eletti del popolo" non si
può opporre una sentenza della magistratura, un parere di sanitari, un richiamo
ai principi fissati
dalla carta costituzionale. Criminalizzazione della magistratura, disprezzo per
la carta costituzionale
e per il Parlamento, aggressioni dell'esecutivo contro le sentenze dei giudici,
sbrigativa intolleranza
a ogni limite di legge nella disponibilità e nell'uso del patrimonio naturale e
artistico del paese,
discriminazione etnica fino ai limiti del razzismo: l'elenco sarebbe molto
lungo. Ma alla radice c'è
un'idea del potere che ricorda la dottrina dello "stato di eccezione" teorizzato
da Carl Schmitt.
Furono giuristi e politologi tedeschi a sostenere ai tempi di Hitler che la
delega data dal voto
popolare autorizzava gli eletti a esercitare il potere senza tollerare limite
alcuno. Certo, niente della
rigorosa Germania può passare all'Italia senza mutare forma. E tuttavia è
innegabile la
trasformazione in corso da noi delle normali funzioni di governo in un potere
smodato e prepotente,
che non tollera limitazioni, che si spinge fino a legiferare senza vincoli e
senza resistenze perfino
sulla materia più gelosamente riservata a ogni individuo – la vita, la salute,
la morte. L'atto
consumato con la legge Calabrò sul testamento biologico è solo l'ultima e più
grave violenza fra
quante ne abbiamo viste finora.
Capire come ci siamo arrivati è importante; ma ancor più importante è
capire perché, riconoscere il
disegno unificante, individuare la direzione di marcia. Se mai c'è stato
un momento nella storia
d'Italia di attestarci a difesa della Costituzione per la salvaguardia dei
diritti inalienabili di ogni
individuo, ebbene quel momento è giunto.
Adriano Prosperi la Repubblica 29 marzo 2009