La croce e la Lega
E adesso un babà sulla bandiera
Nel nostro paese i politici cambiano idea con grande facilità: tra i casi di
trasformismo quello dei dirigenti leghisti occupa i primissimi posti. I
figli del Dio Po, votati ad ogni sorta di neopaganesimo, da un po’ di tempo si
sono proclamati massimi esponenti dell’integrità cristiana. In linea con questa
conversione, proprio ieri Castelli ha lanciato l’idea di piazzare una bella
croce al centro della bandiera italiana.
Che dire, una proposta fantasiosa che però rischia di comprimere l’anima
federalista della Lega, pertanto, consentirei alle diverse realtà territoriali
di affiancare la croce ad altri simboli locali: ad esempio i veneziani
potrebbero metterci una gondola, i napoletani un babà, i romani il Colosseo, i
siciliani uno scacciapensieri? Immagino che Castelli sarà saltato sulla sedia
quando domenica scorsa un rappresentante di quel mondo eversivo, perché
solidale verso gli stranieri, ha addirittura affermato che anche Cristo era
un migrante! Certamente il Viceministro accuserà questo signore di eresia e
tradimento dei principi della Santa Romana Chiesa in salsa leghista. Inviterei
Castelli a contattare il suo collega Maroni, affinchè quest’ultimo emani entro
il 25 dicembre una circolare diretta ai Prefetti per verificare la cittadinanza
di quelli che interpreteranno Gesù nei presepi viventi.
Le idee leghiste in quanto a fedeltà ai principi del cristianesimo sono
direttamente proporzionali alla fedeltà di Giuda in occasione dell’Ultima Cena.
L’inquietante idea di considerare lo straniero come nemico da respingere
è totalmente opposta a quella espressa nel Nuovo Testamento ove Cristo afferma:
«ero forestiero e mi avete ospitato». Nell’ultima settimana i leghisti
hanno promosso diverse campagne mediatiche dichiaratamente discriminatorie,
penso all’iniziativa «Bianco Natale» e all’emendamento sul limite di sei mesi
alla cassa integrazione per i migranti, ora Castelli, con la sua proposta,
corona questo crescendo di «stronzate» (giudizio analogicamente desumibile dalle
parole del nostro Presidente Fini). Invito Castelli a pregare molto, senza
dimenticare che il sacrificio di Cristo non ha bandiera e per un vero cristiano
vale per tutti gli uomini indipendentemente dal loro credo. Cristo in
croce parla a tutta l’umanità, è il segno d’amore di Dio per tutti.
Infine mi rivolgo alla mia parte politica: dobbiamo riprendere in mano la
questione immigrazione che finora si sta articolando in un dibattito tutto
interno alla maggioranza e che trova da parte nostra risposte incerte e
frammentarie. Abbiamo bisogno di elaborare una nostra narrazione
sull’immigrazione, con contenuti simbolici da accreditare nell’immaginario
collettivo del nostro paese.
Jean-Léonard Touadi l’Unità 1.12.09