La crisi e la battaglia frontale

Il cittadino che legge i giornali e guarda la tv (ormai quasi tutta asservita…) resta colpito e
preoccupato: si alzano ovunque i toni della polemica e della contrapposizione, anche violenta.
Durante il meeting dei “Promotori della libertà” – a metà strada tra l’idea dei promotori delle
vendite e la grande storia dei volontari della libertà – il presidente del consiglio ha evocato toni da
crociata: «Bisogna costruire l’esercito del bene per combattere l’esercito del male».
L’idea della battaglia frontale prende un po’ tutti. Tutti tendono a schiacciare o a scomunicare
l’avversario: ecclesiastici e politici, imprenditori e giornalisti, italiani e immigrati.
Persino la scelta
di Paola Binetti e di altri è diventata occasione non di dibattito ma di insulti. L’accoglienza degli
immigrati è motivo di scontro, come il rapporto Nord-Sud in Italia. Il crocefisso di un una guerra di
“civiltà”.
Quanto più sono accesi i toni, tanto minore è la ragionevolezza degli argomenti.
Si grida molto, si diventa manichei perché si capisce poco e non si è capaci di spiegare le proprie
ragioni.

Se c’è una cosa urgente e necessaria da fare è dunque quella di ridare attenzione e stima alle voci
oneste, al linguaggio pacato, a quelli che cercano di capire.
Studium, la rivista della tradizione maritainiana e montiniana in Italia, ripropone (dicembre 2009)
un testo bellissimo di Claudio Bucciarelli. Egli spiega come sia un errore gravissimo brandire il
Crocefisso come un simbolo culturale o un emblema di parte: «Non sono i crocefissi esibiti a fare
cristiana una società, ma la testimonianza dei cristiani capaci di fraternità, pace, giustizia,
perdono…».

Così sul rapporto Nord/Sud in Italia sarà bene diffondere e capire, nelle chiese ma anche nel mondo
laico, quel che hanno scritto i vescovi in questi giorni, invocando la legalità e la solidarietà
nazionale.
E sul rapporto tra il cristianesimo e sviluppo economico, sul quale si spendono spesso parole tanto
chiassose quanto infondate, invito a leggere E-W Boeckenfoerde e Giovanni Bazoli (Chiesa e
capitalismo, Morcelliana, 2010) sulla necessità e i modi, tanto più in questa stagione di crisi, di
pensare una sintesi tra le esigenze dello sviluppo e quelle della solidarietà. Insomma, da questa crisi
della coscienza nazionale non si uscirà se non si riprende, come scrive Michele Nicoletti
nell’introduzione, un cammino di ricerca, di riflessione e di dialogo: con buona volontà e con vera
fiducia nei principi di solidarietà, libertà ed eguaglianza che hanno dato vita alla nostra società e che
la crisi rischia di travolgere.
Altro che dire sciocchezze in tv o sognare una guerra tra l’esercito del
bene e l’esercito del male (magari rubandosi reciprocamente le bandiere)!


Angelo Bertani     Europa 26 febbraio 2010