La crisi del governo e il diktat del
Vaticano
Come tutti sanno, l'attuale
crisi del governo Prodi era stata preceduta da una grave crisi fra stato e
chiesa: da tempo le due sponde del Tevere non erano apparse tanto lontane l'una
dall'altra. Non a caso, perciò, ci chiediamo se è esistito un rapporto fra le
due crisi. Se, in altri termini, la vicenda dei Pacs e la soluzione dei Dico non
abbiano influito sulla crisi di governo. Se, ancora una volta, non si sia
confermato il rapporto fra i palazzi Vaticani e palazzo Chigi. Un rapporto che
da tempo sembra far parte integrante della politica italiana. Nel bene e nel
male.
È difficile rispondere. Le carte sono coperte. Quanto e a
chi rispondono i votanti di palazzo Madama? Comunque fa una certa impressione
osservare che fra i dodici punti che Prodi durante le consultazioni ha
dichiaratO irrinunciabili i famosi Dico sono scomparsi. Li ha sostituiti una
generica raccomandazione sulla famiglia e le sue necessità. Eppure i Dico
avevano dominato la discussione politica delle ultime settimane, facendo
allargare notevolmente il Tevere e le sue sponde. Sopravvalutati fino a ieri o
non piuttosto sottovalutati oggi, all'improvviso?
Si ha l'impressione che ancora una volta alla voce dei
palazzi vaticani sia stata attribuito un valore eccessivo, seguendo, d'altronde,
una tradizione che ha radici antiche, ma che oggi appare sovrastimata. Come al
solito nel nostro paese le voci laiche o dissenzienti passano facilmente in
secondo piano. Eppure questa volta non erano mancate. Sia quelle esplicite, come
il testo firmato da Alberigo e da moltissimi altri cattolici e comunità. Sia
quelle implicite, ma molto autorevoli, anche di qualche vescovo.
Si è chiesto al governo di decidere sui matrimoni di fatto
tenendo presente più il desiderio dei tanti cittadini interessati che le norme
del diritto canonico. Voci autorevoli di un cattolicesimo che vuole accettare e
difendere i valori della laicità, prendendo le distanze da posizioni di tipo
ambiguo e spesso anche interessate al mantenimento di fette di potere più che
alla sincera laicità.
Eppure sembra che i palazzi del potere siano stati sordi a
queste voci e le abbiano preferite a quelle degli italiani - si parla di due
milioni - che speravano in una sistemazione giuridica regolare.
Vedremo quale posizione prenderà il nuovo governo. Comunque
speriamo che non si dimentichi il valore del dibattito sui Pacs e sui Dico: la
dimostrazione che il cattolicesimo italiano è più ricco e articolato di quanto
non si pensi al di là del Tevere e anche al di qua, nelle case dei neocons.
Filippo Gentiloni il manifesto 24/2/2007