La cosa laica
Chi pensava che il partito democratico sarebbe servito a portare i cattolici del centrosinistra nell'alveo della democrazia laica europea si trova ora a constatare che sembra invece più adatto a portare i laici dell'ex maggior partito della sinistra nel grembo di santa romana chiesa. Con l'ironico risultato di approdare a un'altra neo-Dc in un parterre già più che affollato. A tutta birra in questa direzione si dirigono infatti i nuovi dirigenti di provenienza diessina del Pd. Come Massimo D'Alema, che ha scelto l'altro ieri una platea di studenti per confessare a cuore aperto che avverte «il fascino della fede» e che non è favorevole al matrimonio gay perché «offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente». O come il sindaco di Roma e leader plebiscitato del Pd Walter Veltroni, che tratta con la segreteria di stato vaticana sull'eventuale istituzione di un registro comunale delle coppie di fatto nella capitale. Rispettabili conversioni personali a parte, l'ossequio pubblico e corale alla linea del Vaticano rappresenta oggi uno dei più vistosi segnali di degenerazione del sistema democratico e contraddice in modo clamoroso il principio della pari dignità dei cittadini, anche di quelli che appartengono a culti diversi da quello cattolico o hanno un orientamento sessuale sgradito a papa Ratzinger. La grande coalizione tra il centrodestra berlusconiano e il centro del centrosinistra è in questo ambito già cosa fatta, ma si potrebbe addirittura allargare alla cosiddetta sinistra radicale che vota in parlamento per confermare i privilegi economici alla chiesa cattolica (vedi esenzioni Ici e meccanisimi di assegnazione dell'8 per mille) e non si taglia certo le vene per le unioni omosessuali o qualunque altro tema «eticamente sensibile». In compenso dispone anch'essa di leader affascinati dalla fede proprio come D'Alema o ferventi cattolici tout court. Non è che mentre aspettiamo che venga pronta la «cosa rossa» potreste darci almeno una «cosa laica?».
Gianni Rossi Barilli Il manifesto 5/11/2007