LA COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI APPROVA UNA RISOLUZIONE (7-00076 GARAGNANI) SUL TEMA "SALVAGUARDIA DELLA TRADIZIONE CULTURALE E SPIRITUALE LEGATA AL CRISTIANESIMO NELLE POLITICHE SCOLASTICHE" (22 GENNAIO 2009)

Il testo della Risoluzione approvata nella versione definitiva (8-00027) e la Relazione governativa del 4 dicembre.

La VII Commissione permanente della Camera dei Deputati giovedì 22 gennaio 2009 ha approvato una risoluzione proposta dall'on. Garagnani (7-00076) sul tema Salvaguardia della tradizione culturale e spirituale legata al Cristianesimo nelle politiche scolastiche, la cui discussione era stata avviata il 4 dicembre 2008 e rispetto alla quale era stata presentata a suo tempo dal sottosegretario on. Pizza una apposita Relazione governativa.

Di seguito la Risoluzione approvata nella versione definitiva (8-00027) e la Relazione governativa del 4 dicembre.

RISOLUZIONE APPROVATA

La VII Commissione, premesso che: mai come in questi ultimi tempi l’opinione pubblica italiana si interroga sul futuro in riferimento alla propria identità culturale; la migrazione extra-comunitaria, l’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dell’est Europa ed il progressivo dilatarsi di un certo fondamentalismo islamico chiamano in causa l’Occidente, la sua storia e il suo futuro, strettamente legati alla tradizione cristiana, che ne definisce l’essenza e ne è elemento costitutivo; in questo contesto, non può non destare preoccupazione quella sorta di relativismo culturale e di nichilismo etico che, in nome di una presunta tolleranza e rispetto di tradizioni diverse dalle nostre, non sostiene i presupposti della nostra civiltà, e rischia di omologare tutte le culture in un amalgama indistinto in cui la nostra storia, italiana ed europea, perde di valore. La scuola è terreno privilegiato in cui sperimentare un approccio culturale ai temi dell’integrazione in nome di ideali di accoglienza e solidarietà, che, per essere davvero tali devono fondarsi sul ricordo del proprio passato e devono essere ancorate alle proprie radici culturali e spirituali; il fallimento del modello di integrazione delle democrazie nord-europee e l’esperienza di Paesi come l’Olanda, la Danimarca e, in modo diverso la Francia e la Germania, pone per il nostro Paese il problema di una legislazione scolastica che, nell’affrontare, in modo graduale e rispettoso dei diritti della persona, il problema dell’integrazione dei cittadini comunitari ed extracomunitari, sappia difendere la tradizione culturale italiana, ed europea, quale si è manifestata nel corso dei secoli, e proporla, evitando denigrazioni o dimenticanze, agli studenti di ogni provenienza culturale; al riguardo è bene ricordare che l’insegnamento della religione cattolica, basato su un’adesione volontaria dello studente, risponde a un’esigenza religiosa importante ed essenziale, ma distinta da quella eminentemente culturale e laica che sarebbe opportuno introdurre nella legislazione scolastica e proporre a tutti, impegna il Governo a far sì che nell’ambito dell’autonomia scolastica, e fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti, sia reso esplicitamente obbligatorio nelle indicazioni nazionali il preciso riferimento alla nostra tradizione culturale e spirituale che si riconnette esplicitamente al Cristianesimo. (8-00027) «Garagnani, Granata, Goisis, Mazzuca, Palmieri, Centemero».

RELAZIONE PRESENTATA DAL GOVERNO

Si condivide l’opinione dell’Onorevole interrogante che il giusto principio dell’accoglienza e dell’integrazione possa essere realizzato solo laddove si conservi la memoria del proprio passato e delle proprie radici culturali, in quanto è soltanto con l’affermazione della propria identità, che si può riconoscere e comprendere l’identità degli altri.

Ricordo che l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado è regolamentato da norme pattizie che rappresentano la sintesi finale di posizioni ed interessi rappresentati dall’autorità scolastica italiana e dalla Conferenza Episcopale.

La legge n. 121 del 1985 di ratifica ed esecuzione dell’accordo con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modifiche al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, che già prevedeva un esplicito riferimento alla tradizione culturale del Cattolicesimo, all’articolo 9, comma 2, precisa che «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento».

Peraltro la nascita della religione cristiana, le sue peculiarità e il suo sviluppo così come le vicende dei rapporti tra Stato e Chiesa, con particolare riferimento all’Italia, già sono oggetto di studio nell’insegnamento della storia sin dalla scuola primaria e rappresentano, trasversalmente, l’asse portante di altri insegnamenti. Faccio riferimento, in particolare, allo studio della letteratura italiana, molti testi della quale (e basti citare la Commedia dantesca) risulterebbero incomprensibili senza gli opportuni riferimenti alla dottrina cattolica e al dibattito teologico, o alla storia dell’arte, per secoli legata inscindibilmente all’iconografia cristiana.

Proprio per questo motivo le indicazioni nazionali relativamente al primo ciclo di istruzione fanno esplicito riferimento al Cristianesimo e stessa cura verrà posta nelle indicazioni nazionali relative al secondo ciclo di Istruzione, proprio al fine di rispondere ad una ineludibile esigenza culturale degli studenti.

 

 

 

Milano,un patto diocesi Comune

Scuola, religione fin dalle materne

 

Palazzo Marino assume a tempo indeterminato 46 educatrici ad hoc segnalate dalla curia. Senza alcun concorso. Per convincere gli studenti stranieri delle superiori, poi, la curia ha inviato una lettera in cui si consiglia di seguire le lezioni di fede cattolica per integrarsi meglio di Zita Dazzi Ora di religione in tutte le scuole, a Milano, dalle materne fino alle superiori. E per convincere gli alunni stranieri, una lettera della curia tradotta in sei lingue che consiglia ai ragazzi di seguire la lezione di fede cattolica per integrarsi meglio. Il Comune ha siglato un accordo con la diocesi per garantire l'insegnamento di religione in tutte le 175 scuole dell'infanzia, a tutti i 23mila iscritti. Finora questa opzione era distribuita a macchia di leopardo: in alcune scuole sì, in altre no. Le maestre erano 20 e dovevano coprire tanti istituti in quartieri diversi. Adesso le cose cambiano. Sono state assunte a tempo indeterminato 46 educatrici ad hoc: maestre segnalate e garantite dalla curia. Nessun concorso pubblico, come invece avviene per le altre educatrici, ma stipendio comunale, come il resto del corpo docente nelle materne. La cosa piace alla diocesi, che su questo aspetto pastorale e sulla conquista dei giovani punta molte delle sue energie. Piace parzialmente, invece, ai sindacati, soprattutto per la procedura seguita dal Comune.Tatiana Cazzaniga (Cgil-funzione pubblica) commenta: «Attendiamo da anni che il Comune assuma le educatrici per coprire i buchi di organico. Ci hanno sempre detto che non ci sono i soldi, che le assunzioni sono bloccate dalla Finanziaria. E adesso vediamo arrivare dal cielo 46 maestre che, senza concorso e senza graduatorie, entrano a tempo indeterminato, pagate dal contribuente». Detto ciò, la diocesi punta molto sull'ora di religione. E, agli immigrati iscritti alle superiori, scrive una lettera da distribuire a scuola: «Forse sei un po' a disagio in Italia, non conosci le persone, la lingua, alcuni modi di vivere. La nostra storia è profondamente segnata da quasi 2000 anni di religione cristiana cattolica..». Al giovane lettore viene spiegato che a scuola c'è una disciplina «che può aiutarti a conoscere il pensiero e la storia della Chiesa. Se ritieni giusto partecipare, sarai ben accolto. Non sei obbligato, tanto meno a diventare cristiano», ma sappi, si legge nella lettera, che «questo corso vuol arricchire le tue conoscenze e portarti a comprendere meglio la tua religione e quella del paese che ti accoglie. Potrai affrontare tanti problemi, tra cui il razzismo e la tolleranza».

 

Repubblica.it  Milano  (16 febbraio 2009)