La Chiesa-partito e il silenziatore di Ratzinger
Interventi. Il Pontefice riporta sotto il controllo della Diocesi le attività dei francescani di Assisi. La stretta delle gerarchie e l'imposizione dell'obbedienza

Il provvedimento di Benedetto XVI che riporta sotto il controllo della Diocesi le attività dei frati francescani di Assisi rischia di mettere il silenziatore ad una autorevole e lungimirante voce del mondo cristiano di fronte ai temi della pace e della guerra, della politica e della società, dell’etica e della spiritualità.

Senza i frati di Assisi – e senza l’autonomia positiva che gli era stata concessa a suo tempo da Paolo VI - la marcia per la pace che dal 1961 si ripropone ormai con scadenza periodica non sarebbe quella che è diventata sino ad oggi e non ci sarebbero state tante di quelle importanti iniziativa a favore del disarmo e della pace, del dialogo interreligioso e delle culture.

Un punto di svolta è avvenuto proprio all’inizio degli anni ’90 con l’opera preziosa e tenace di Padre Nicola Giandomenico, Vicario della Basilica , che ha saputo fare scelte coraggiose insieme al movimento per la pace: rilanciare la marcia, dare vita alla Tavola per la pace e al movimento per la riforma delle Nazioni Unite, sostenere tante iniziative coraggiose di apertura internazionale: con l’Iraq, Cuba, il Medio Oriente.

Il timore dei francescani – e della loro nuova generazione arrivata ai posti di responsabilità- di un’imminente stretta delle gerarchie (cioè, di Ruini) si era avvertita negli ultimi tempi, con la ricerca di posizioni bipartisan, equidistanti tra gli schiarimenti, con una maggiore prudenza verso le posizioni pubbliche. Tutto questo non è bastato. Ruini – forte di una sempre maggiore invadenza nelle vicende politiche italiane- ha così stretto la morsa su una realtà molto più “pericolosa” di altre, perché più autorevole – non facilmente etichettabile di eterodossia estremistica - e quindi ascoltata e influente nel mondo cattolico e nella società italiana. Ma, troppo autonoma. E nella Chiesa/Partito di questo inizio millennio, l’imposizione dell’obbedienza è un principio imprenscindibile.

 

Giulio Marcon      aprileonline.info     Numero 54 del 22/11/2005