LA CHIESA FALLITA
Don Giorgio Morlin, parroco di Mogliano Veneto (Treviso) fa una descrizione del cattolicesimo italiano da far cader le braccia!
Eppure tale
è! E di fronte a questa realtà, il papa e i nostri vescovi continuano a tener
chiusi gli occhi e sordo il cuore.
Scrive don Giorgio:
Si registra un cattolicesimo italiano mediaticamente e politicamente imponente
ma profeticamente fragilissimo. E’ un cattolicesimo, ad esempio, che, il 12
maggio 2007, riesce a radunare un milione d’italiani per il «Family day» a Roma
ad affermare con forza: “No ai DICO!” ma che non riesce a mobilitare nemmeno
qualche migliaio di cittadini credenti, nelle piazze di Palermo o di Napoli o di
Milano o di Venezia, per proclamare, con altrettanta forza, “No alla mafia!”.
Un cattolicesimo nazionale che è richiamato dall’autorità ecclesiastica,
giustamente ma anche ossessivamente, all’osservanza del VI° comandamento (non
commettere adulterio: quindi, no alle coppie di fatto!) ma che, allo stesso
tempo, in merito ai due comandamenti contigui nell’elenco del decalogo, brilla
per il suo grande silenzio: ad esempio sul V° (non uccidere”: quindi, no alla
guerra, no alla mafia, no alla camorra...) e sul VII° (non rubare: quindi, no
all’evasione fiscale, no alla cultura dell’illegalità...). Si verificano
situazioni, paradossali e ridicole allo stesso tempo, in cui, ad esempio, i
quattro principali leaders politici del centrodestra (Berlusconi, Bossi, Casini,
Fini) che si dichiarano pubblicamente cattolici molto ossequienti al papa e
strenui difensori della sacralità del matrimonio monogamico, in realtà
risultano tutti e quattro divorziati.
Una cultura cattolica come questa, chiaramente strumentale e schizofrenica,
spegne la speranza e la profezia. E’ una schizofrenia, comunque, che si registra
in molti ambiti della vita civile e religiosa. Da un punto di vista strettamente
religioso e popolare, il mondo cattolico, mentre riesce ogni anno a portare da
ogni parte d’Italia circa 6 milioni di pellegrini alla tomba di Padre Pio a San
Giovanni Rotondo, non solo è incapace a mobilitarsi ma anche incapace ad
esprimere un minimo di ribellione morale quando, ad esempio, i servitori della
giustizia (come i giudici Costa, Chinnici, Livatino, Falcone, Borsellino,
ecc...) sono ammazzati dalla mafia o dalla camorra o dalla ’ndrangheta. E’ uno
strazio devastante che si abbatte con furia non solo sulla vita dei cittadini ma
anche sulla vita della natura stessa attraverso gli incendi dolosi a
ripetizione, mirati masochisticamente all’autodistruzione ecologica, economica e
urbana delle meravigliose terre del sud.
Tutto questo, tra l’altro, accade con l’omertà colpevole di quelle popolazioni
locali, che magari poi sono anche molto devote nel recitare il rosario davanti
alle statue di Padre Pio disseminate a migliaia nelle piazze e contrade di città
e paesi del meridione, e non solo. Una religiosità come questa è fuori dalla
storia e dal vangelo. Anzi, sarà proprio alla storia e al vangelo che, non so
come e quando, saremo tutti chiamati come Chiesa a renderne conto…