La campagna elettorale di Ruini per salvare lo «scudo crociato»
Il direttore di Avvenire al Tg1: importante che nel centrodestra ci sia un
partito in cui i cattolici si riconoscano»
Il messaggio ruiniano è stato affidato alle mani sicure di Gianni Letta, l’uomo
delle mediazioni
LA CHIESA È IN CAMPO. Partecipa alla «guerra dei simboli». Vuole garantita la
visibilità dei cattolici e dei loro raggruppamenti alle prossime elezioni. Che
poi, in concreto, vuole dire: lo «scudo crociato» dell’Udc deve restare in campo
ben visibile nel polo del centrodestra. Nessuna annessione nel berlusconiano
Popolo delle libertà e piena visibilità per il leader cattolico Pier Ferdinando
Casini. La gerarchia ha scelto. Il potente «vicario» della diocesi di Roma,
cardinale Camillo Ruini, ancora ascoltatissima guida politica dei vescovi
italiani è sceso apertamente in appoggio al leader «cattolico» del centrodestra.
Stando alle cronache di questi giorni, mai smentite, si è adoperato in una
difficile opera di pressione per convincere il Cavaliere e il suo alleato
Gianfranco Fini a raccogliere la raccomandazione: «Quel partito va
salvaguardato». «I cattolici in politica non possono essere condannati
all’irrilevanza». Ruini tifa con convinzione per il centrodestra. Benedice. Ma
occorre che all’Udc sia assicurata visibilità. Sì all’alleanza organica con il
Popolo delle Libertà, ma con il proprio simbolo.
Il messaggio ruiniano, chiaro e forte, è stato lanciato. È stato affidato a mani
sicure, a quelle di Gianni Letta, uomo chiave per le mediazioni impossibili nei
momenti di tensione tra le gerarchie ecclesiastiche e Silvio Berlusconi. Ma alla
fine si è fatto esplicito attraverso le inusuali dichiarazione rese sabato
scorso ai microfoni del Tg1 nell’edizione delle 20, quella di massimo ascolto,
da un laico «ruiniano doc», il direttore del quotidiano della Cei, l’Avvenire,
Dino Boffo. «A me pare che sia interesse dei cattolici e che possa essere
interesse anche dello stesso Polo che sia salvaguardata la persistenza di un
partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana» ha
scandito. Quindi, a scanso di equivoci, ha aggiunto: «È importante che nel
centrodestra ci sia un partito di riferimento in cui i cristiani possano
riconoscersi».
Più di così era difficile esporsi a favore di Casini. È una scelta politica. È
la Chiesa, attraverso suoi autorevolissimi esponenti che «tratta» con Silvio
Berlusconi, perdendo così in autorevolezza e credibilità, perché rinuncia ad
essere al disopra delle parti. Viene meno quella regola datasi sin dalla
scomparsa della Dc: giocare a tutto campo, condizionando le politiche dei
diversi schieramenti attraverso l’azione di quei «cattolici» presenti al loro
interno.
Una cosa è spronarli ad avere un peso e piena visibilità, ad essere in grado di
influenzarne le scelte sui temi decisivi, altro è «trattare» questa visibilità
con Berlusconi, arrivando a difendere un simbolo elettorale. Sarà il Cavaliere a
decidere. Un atto politico che rischia di umiliare la Chiesa e il suo rapporto
con i tanti cattolici che non si riconoscono in quello schieramento e che le
chiedono di essere loro vicina. Non un «soggetto politico».
Ruini gioca la sua partita. Prima facendosi sponda dell’iniziativa per «una
moratoria dell’aborto» e una messa in discussione della legge 194 del direttore
del Foglio, Giuliano Ferrara. Poi tornando a dettare la linea della Chiesa
italiana. Linea di scontro.
A lui si attribuisce l’«ispirazione» del duro attacco del Papa e vescovo di Roma
al sindaco della Capitale, Walter Veltroni, accusato per il degrado che
colpirebbe la Città eterna. Poi la Santa Sede puntualizzerà, pare per pressioni
della segreteria di Stato, riconoscendo al sindaco il suo impegno a favore della
solidarietà. Ruini sarebbe stato anche l’ispiratore della durissima prolusione
del cardinale Angelo Bagnasco, suo successore alla guida della Cei, in occasione
dell’ultimo Consiglio permanente. È stata anche del cardinale vicario
l’iniziativa di chiamare i romani ad accorrere in massa all’Angelus di domenica
20 gennaio in segno di solidarietà per la mancata visita del Papa all’Università
«La Sapienza». Un gesto «riparatore» che, malgrado gli sforzi per attenuarne la
portata, ha avuto un evidente peso politico nei confronti del governo Prodi. Lo
si è visto con la presenza di tanti esponenti del centrodestra in piazza san
Pietro. Vi era anche Clemente Mastella che il giorno dopo farà cadere
l’esecutivo. Che si fosse consumato il rapporto di fiducia con il governo Prodi
lo rende evidente la polemica con il Viminale sulle responsabilità per la
mancata visita del Papa all’ateneo romano.
Il prossimo 19 febbraio, il porporato di Sassuolo compirà 77 anni. È il giorno
in cui presso l’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede si celebrerà
l’anniversario della firma dei Patti Lateranensi. Anche quest’anno, malgrado la
crisi di governo, sarà l’occasione per un confronto diretto tra le massime
autorità dello Stato italiane e quelle della Chiesa. Si vedrà se prevarrà la
freddezza o la capacità di mantenere vivo il dialogo auspicato dal segretario di
Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Al centro vi sarà il sempre più difficile
tema del confronto tra Chiesa e mondo laico sui temi etici.
A giugno vi dovrebbe essere un cambio della guardia al palazzo apostolico di san
Giovanni in Laterano, ma chiunque sarà il suo successore, per Ruini il futuro è
gia delineato. Il consiglio permanente della Cei lo vuole per cinque anni alla
guida di un apposito Comitato «finalizzato a promuovere» quel Progetto culturale
voluto dallo stesso Ruini. Sarà la mente e lo stratega delle iniziative della
Chiesa sui valori e sui temi eticamente sensibili e politicamente decisivi. Il
confronto con il mondo laico è assicurato. Sarà alla Ruini.
Roberto Monteforte l’Unità 11.2.08