Jon Sobrino, Gesù e i poveri
Il
Vaticano ha reso nota una dichiarazione di condanna dell'opera del teologo
gesuita Jon Sobrino, del San Salvador, esponente della Teologia della
liberazione, notissimo soprattutto in America latina. Si conclude così una lunga
vertenza su cui vale la pena di riflettere. Il nodo è la cristologia.
Sobrino ritiene che nel corso dei secoli la cristologia si è accentrata
eccessivamente sulla persona di Gesù, dimenticando la causa che Gesù sosteneva,
cioè che il regno di Dio è per i poveri e dei poveri. I poveri così hanno
perduto la loro centralità «I poveri e le vittime di questo mondo, a motivo dei
valori che hanno, molte volte, e a causa di quello che sono, sono sempre
sacramenti di Dio e presenza di Gesù Cristo fra noi. Offrono luce e utopia,
provocazione e esigenza di conversione, accoglienza e perdono». Oscurare il
ruolo dei poveri e, con loro, delle vittime della storia, significa oscurare il
ruolo stesso, salvifico, di Gesù.
La «notificazione» vaticana critica questa impostazione e osserva che il «luogo
teologico fondamentale» non può essere la «chiesa dei poveri», ma solo «la fede
della Chiesa. In essa trova la giusta collocazione qualunque altro luogo
teologico». Dunque non «la iglesia de los pobres» - anche se la chiesa non
rinnega l'impegno per i poveri - ma la fede apostolica trasmessa mediante la
chiesa a tutte le generazioni.
La critica alla teologia di Sobrino investe, dunque, gli stessi fondamenti della
fede, chiamando in causa quella povertà che la chiesa, invece, sembra avere
accettato - anche se con riserva - nella sua storia, soprattutto in quella dei
popoli più poveri, come quelli dell'America latina. In discussione, quindi,
anche la stessa impostazione del Concilio Vaticano II, nonché la situazione
sociale e politica degli ultimi decenni. La condanna vaticana della Teologia
della liberazione si è fatta più decisa, ma non è detto che sia divenuta più
convincente.
Intanto, mentre le autorità cattoliche confermano la loro impostazione
verticistica, i nuovi movimenti cristiani più o meno carismatici e sincretisti
dilagano in America latina, soprattutto in quelle classi sociali più povere che
la teologia della liberazione voleva portare in primo piano.
Filippo Gentiloni il manifesto 6/5/2007