ISRAELE, PERCHÉ ASCOLTI SOLO LA TUA VOCE
SORDA?
La spada E L'ARATRO
Con
l'attacco alla Striscia di Gaza si torna a seminare vento e tempesta,
dimenticando che poi si raccoglie di conseguenza. I fatti sono indiscutibili, il
problema è che Tel Aviv non vuole arrivare a una soluzione del conflitto
Egli sarà giudice fra le genti e arbitro
fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro
lance in falci;
Un popolo non alzerà più la spada contro un
altro popolo. ( Isaia 2,4)
Alle 3.45 di notte ha suonato il telefono. La voce di un amico preoccupato e
dispiaciuto si chiedeva cosa potesse fare la comunità internazionale davanti ai
bombardamenti di Israele e alla successiva invasione terrestre sulla Striscia di
Gaza. Hanno provocato morti e gravi danni per la popolazione palestinese, con i
cosiddetti «danni collaterali» utilizzati per occultare i massacri.
Israele cerca di giustificare gli attacchi con l'escalation di violenza
provocata dal lancio dei missili da parte delle milizie di Hamas contro i coloni
israeliani che vivono nel territorio palestinese occupato.
Dopo numerose decadi, il conflitto tra Israele e Palestina non sembra trovare
soluzione, nonostante i tentativi di dialogo e di tregua che in tutti questi
anni sono regolarmente falliti. Il problema è che non vogliono arrivare a una
soluzione del conflitto.
Gli interessi economici, politici e militari di Israele e degli Stati uniti
rinnegano le reiterate risoluzioni dell'Onu per porre fine al conflitto e
incontrare una soluzione politica, chiedendo che venga applicata la risoluzione
del 1949 per la costituzione di due Stati: d'Israele e di Palestina.
Tratto crudele e degradante
Fino ad ora si è creato solo lo Stato d'Israele, paese che in alleanza con
gli Stati uniti, si oppone con le armi alla creazione dello Stato palestinese.
Israele invade il territorio dei palestinesi e lì insedia le sue colonie,
cacciando ed emarginando il popolo palestinese e utilizzando metodi aberranti
come la tortura, il tratto crudele e degradante. Viola i diritti umani e solleva
un «muro infame» che divide le persone sommettendo i palestinesi
all'emarginazione, la povertà e il terrore.
Tutto questo si fa in nome della «sicurezza e contro il terrorismo».
Alcuni mesi fa, ho pubblicato un articolo intitolato «Israele, uno Stato
terrorista». Lo scrissi in occasione dell'invasione del Libano, durante la
quale, Israele, violando la sovranità di un altro stato, provocò morte e
distruzione.
Alcune persone mi accusarono di essere «antisemita«. È un modo facile per
giustificare l'ingiustificabile. Ho sempre affermato che Israele ha diritto alla
sua esistenza, alla sua identità, cultura e religione ma il popolo palestinese
ha gli stessi diritti che gli vengono invece negati da Israele.
I fatti sono visibili e indiscutibili. Se uno Stato commette delle atrocità
contro altri popoli o contro il suo stesso popolo, viola il diritto
internazionale e le sue proprie leggi, trasformandosi in uno Stato terrorista.
In America Latina sappiamo di cosa parliamo, siamo sopravvissuti al terrorismo
di Stato che è stato imposto dalle dittature militari. Abbiamo una ferita
nell'animo, nel cuore e nella memoria. Lottiamo per recuperare la libertà e il
diritto di essere popoli e vogliamo che tutto ciò non accada più, in nessuna
parte del mondo.
Nessun imperialismo, dittatura o atto terrorista, venga da chi venga, può essere
positivo per un popolo.
Gli Stati Uniti e i suoi alleati, nella loro lotta per il potere e l'egemonia
mondiale, esercitano il terrorismo di Stato. I fatti sono schiaccianti e parlano
da soli, come per esempio la guerra contro l'Iraq, l'Afganistan la Colombia.
Essi violano il diritto internazionale e utilizzano delle pratiche aberranti
come sono stati i voli segreti della Cia in Europa, i sequestri e le sparizioni
di persone realizzati con il consenso dei governi europei, contro i cittadini
musulmani che furono arrestati, accusati di terrorismo e portati nelle carceri
di Guantanamo e in quella di Abu Ghraib in Iraq.
Questi luoghi sono stati trasformati in centri di tortura. Essi offendono
l'umanità e mettono in evidenza la degradazione umana nella quale sono caduti.
Dobbiamo reclamare al popolo d'Israele che sospenda immediatamente l'invasione
della Striscia di Gaza e reclamare a Hamas che sospenda immediatamente gli
attacchi di missili verso le colonie israeliane.
Fino a quando?
Israele, fino a quando continuerai ad opprimere i tuoi fratelli? Fino a quando
continuerai a seminare morte, torture e a giustificare l'ingiustificabile per
distruggere il popolo palestinese? Hai una risposta o ascolti solo la sordità
della tua voce?
I popoli non dimenticano, conservano nella loro mente e nel loro cuore i propri
cari. La sofferenza li rende più forti e capaci di resistere. Non si rassegnano
a vivere sottomessi e umiliati e reclamano il loro diritto ad esistere, ad
essere liberi e sovrani.
Israele, hai dimenticato la tua storia di sofferenza e resistenza? Hai
dimenticato l'orrore dell'Olocausto e il dolore del tuo popolo? Hai dimenticato
coloro che diedero la loro vita per la libertà?
Non fare a tuo fratello ciò che fecero con te. È urgente «disarmare la ragione
armata» ma la ragione non si disarma da sola, né con un'altra ragione ancora più
forte.
R. Panikkar, sottolinea che esiste una dialettica tra l'urgente e l'importante.
Forse è più urgente affrontare la situazione che vive il Medio Oriente o vedere
ciò che si fa con la ragione armata, sia che si tratti di una decisione
personale o politica? Si deve conciliare l'urgente con l'importante senza
sacrificare né l'uno né l'altro.
Probabilmente l'importante è rendersi conto che con la sola buona volontà non si
va lontano. Urgente è disarmare la ragione ma l'importante è comprendere che non
si tratta di vincerla con un'altra ragione superiore. La corsa agli armamenti,
la violenza, gli attacchi non portano a nessuna soluzione, avremmo solo un'altra
ragione più armata.
La ragione non si disarma da sola, è necessario incontrare la funzione dello
spirito.
Israele, ascolta il clamore dei tuoi figli, di coloro che stanno lottando per
ottenere la Pace, come Daniel Barenboim che dice, che la Pace è possibile, e
cerca di avvicinare gli israeliani e i palestinesi con la musica.
In Israele e nel mondo, molte organizzazioni israeliane e comunità religiose di
diverse confessioni chiedono il dialogo e la comprensione tra i due popoli. Sono
voci che si dovrebbero ascoltare.
Ancora ricordo i tentativi e gli sforzi di pace di Simón Peres, attuale
Presidente di Israele e premio Nobel della Pace. Questi gesti e queste
intenzioni erano privi di contenuto o fu una farsa per continuare la distruzione
e la morte del popolo palestinese? Che risposta hai?
Disarmare la ragione armata
Generazioni di israeliani e palestinesi sono nate e si sono formate in società
violente, non conoscono la Pace, il dialogo tra i popoli, non vogliono accettare
la diversità nell'unità di altre culture e credenze e si sono trasformati in
schiavi della violenza. Hanno bisogno di liberarsi da loro stessi.
Israele ha provocato una profonda ferita all'umanità segnata in tempi di odio,
di guerra, di dolore e morte, dove il terrore è il comune denominatore e
contamina le nuove generazioni. Dimentichi che quello che si semina si
raccoglie?
Bisogna disarmare la ragione armata per rompere il circolo che li costringe
nella violenza, nella distruzione e nella morte.
Si ha bisogno di più coraggio e decisione per costruire la Pace che per
continuare con la guerra, segno di debolezza e paura.
Israele hai bisogno di trasformare le spade in aratri. Ascolta il profeta Isaia.
Hai bisogno di volontà politica e di una decisione chiara dello spirito da
attuare con dignità e saggezza.
Buenos Aires, gennaio 2009
Adolfo Pérez Esquivel , premio nobel per la pace Il manifesto 9/1/08