Integralisti espropriati dalla destra

Di vita si discute più che mai in questi giorni. Laici e cattolici. La discussione riguarda soprattutto,
come è logico, l'inizio e la fine, nascita e morte. Perciò l'aborto, con le relative leggi; perciò il
preservativo, il testamento biologico, le cure più o meno palliative. Dal caso Englaro agli interventi
pontifici in Africa.
Un dibattito certamente non nuovo, ma che ai nostri giorni ha assunto dimensioni prima
insospettate. Come mai? Forse perché le scienze sono entrate a vele spiegate nei territori di confine
che prima non abitavano: li abitavano soltanto le religioni. Oggi lo stesso cattolicesimo non può
nascondere un certo imbarazzo, nella difesa di un territorio di cui non possiede più l'esclusiva.

L'imbarazzo si può osservare nello stesso concetto elementare di vita. La vita che l'autorità vaticana
difende a spada tratta appare piuttosto ristretta, quasi meccanica. Un concetto che ricorda il
materialismo positivista. Sembra che vivere equivalga a respirare. La vita come respiro e non di più
o poco più.
Così è apparso nella polemica su Eluana Englaro, così appare nella condanna di
qualsiasi forma di aborto (ma già San Tommaso non lo condannava come omicidio nei primi mesi
di gravidanza). E oggi molti cattolici più «ortodossi» si stanno dando da fare per l'istituzione di
cimiteri per i feti.
Ben diverso il concetto di vita in buona parte del mondo e della cultura laica. La vita non soltanto
come respiro ma come possibilità di rapporti, di affetti, di legami. La vita come ricchezza di
sensazioni e di incontri. Questa sarebbe la vita da difendere e proteggere, ben al di là del semplice
respiro.

È vero che non è facile distinguere la vita più ricca da quella soltanto biologica. È anche vero che
questa difficoltà gioca a favore della posizione minimalista, quella vaticana, meccanico-positivista.
Ma è anche vero che la dimenticanza della ricchezza della vita rende il dibattito sterile e anche
inutile. Come si è potuto constatare in questi giorni.
Di grande importanza, quindi, la questione del testamento biologico che rappresenta una chiara
posizione a favore di un concetto di vita più ricca e complessa. Non a caso il cattolicesimo più
meccanico e reazionario è decisamente contrario al testamento biologico: non ne ha bisogno la vita
se è soltanto respiro.
Ma deve affermarlo e difenderlo, invece, chi è convinto che la vita sia
ricchezza di sentimenti, luogo dell'amore.

Filippo Gentiloni        il manifesto 22 marzo 2009